CICI’ E CICIO’Sono chiamati Cicì e Ciciò
e questa è la storia di loro che so
Corron felici nell’acqua del fiume
perché divertirsi è d’uso comune
Idrogeno uno ossigeno l’altro
manca un fratello uno soltanto
Dev’essere uguale o come Cicì
e allora molecola saranno così
E’ così bello senza neanche un fardello
ma il loro dovere lo sanno ben bene
e non possono sottrarsi
al giusto trasformarsi
E’ appena passata una piccola ondata
è acqua piovana
con una molecola anziana
Racconta la storia di una strana leccornia
che molti han bevuto
ma era veleno come poi si è saputo
Adesso stan male e non
potranno raggiungere il mare
Bisogna stare attenti
perché son frequenti certi incidenti!
Ma tutta la vicenda ha sapor di leggenda
per chi non ha mai visto
niente di tristo
Continua l’avventura senza alcuna paura
e di lì a poco cambiano loco.
Tra salti e gran balzi
si trovano innanzi a una bolla odorosa
che cosa gioiosa!
Ci saltano sopra con fare gaudente
sarà divertente lasciarsi portare
dalla corrente.
Attenti ragazzi son giochi da pazzi!
Ed in men che non si dica
dopo tutta la gran fatica
la bolla scompare lasciando l’odore.
E’ solamente un senso pungente
di pulito invadente
ma dimenticano presto il fattaccio molesto.
La strada è sbarrata da una vecchia cerata
e non san come fare per poter continuare
Ma ora il pensiero lo toglie un vortice leggero
che con modi delicati
libera i due malcapitati
Un fatto è certo in tutto lo sconcerto
l’acqua è sporca non c’è dubbio di sorta!
Sarà ancora possibile trovare il proprio simile?
Cicì e Ciciò non si arrendono no
e riprendono convinti dei loro validi intenti.
All’improvviso l’acqua si fa nera
come fosse di sera
e Cicì e Ciciò si spaventano un po’
Capiscono solo che è tutto un gran brodo
e chiedono notizia dell’orrenda disgrazia
Senza curarsi di questo o quell’altro
è stata l’industria a fare il disastro!
Non c’è più niente da fare
per curare quel gran male
ma d’altronde, come dicono le onde
lo sporcare è senz’altro da evitare!
Cambia ancora la corrente che li sposta finalmente
L’acqua che sta loro attorno torna chiara come il giorno
e proseguono felici i nostri piccoli amici.
Non potran dimenticare il loro navigare
anche se per il momento resta vivi il loro intento
Hanno adesso ritrovato il pulito tanto amato
e potranno ancora cercare il fratello da legare.
E le lor peripezie tra le mille traversie
faran certo convenire
che ci sia un lieto fine.
Ecco infatti dietro ai sassi
mestamente ora appare l’idrogeno compare
Si avvicinano al fratello
son sicuri è proprio quello
ora uniti in un terzetto faran l’acqua
è presto detto
Sarà chiara e ben pulita
per dar forza a nuova vita
Pur se piccolo il loro apporto
darà spinta a un altro sforzo
quel tutti dobbiamo fare per
poter disinquinare
La morale non è bella
ma conclude la storiella
se vogliamo pulito il mare
Cicì e Ciciò dobbiamo aiutare.
LA NUVOLA D’ORO
C’era una volta un gran nuvolone grigio che vagava per i cieli di tutti i continenti portava ovunque tanta pioggia e grandi nevicate; produceva più acqua di tutte le altre nuvole messe assieme e per questo si era meritato il nome di Pluvione.
L’acqua aveva una grande importanza per tutti gli abitanti della terra e Pluvione sapeva quanto fossero indispensabili le sue piogge; il suo corpo nuvoloso, spinto dai forti venti dell’Ovest si gonfiava di orgoglio e correva a più non posso dispensando acqua ovunque passasse. Come certo si sarà capito, Pluvione era veramente enorme e non solo perché conteneva tanta pioggia, ma soprattutto perché dentro aveva a un grande e complicato meccanismo che serviva a fabbricare la pioggia; esso veniva manovrato da tante piccole nuvole operaie che lavoravano alacremente. Volina era una di esse e, pur essendo molto piccina, lavorava quanto le altre e anche di più, infatti svolgeva molto bene il suo lavoro perché era velocissima; il suo compito era quello di portare il Pulviscolo dalla Sala di Raccolta al Magazzino di Separazione. Il Pulviscolo serviva per costruire le gocce d’acqua e veniva raccolto setacciando l’aria che Pluvione attraversava. Al Magazzino di Separazione veniva diviso in modo che i pezzi più grandi fossero portati dove si costruivano le gocce più grosse e quelli più piccoli dove si costruivano quelle più piccole. Dalla Sala di Raccolta uscivano carrelli stracolmi di Pulviscolo che però non erano pesanti e consentivano un veloce trasporto.
In alcuni paesi, dove il caldo torrido prosciugava i pozzi d’acqua l’arrivo di Pluvione era considerato come un grande avvenimento, per questo quando i venti dell’Ovest annunciavano il suo arrivo le popolazioni di quei territori preparavano grandi feste, ricche di balli e danze, e che erano un modo per ringraziare Pluvione per il suo prezioso dono. Pluvione apprezzava tutte quelle riverenze, ma ciò che lo riempiva maggiormente di soddisfazione era vedere la Terra che si rivitalizzava sotto la sua acqua: il deserto rifioriva, i peschi sbocciavano, i torrenti si gonfiavano d’acqua correndo gioiosamente verso valle, le cime delle montagne diventavano bianche e silenziose sotto la sua candida neve. Questi spettacoli favolosi erano la gioia nella vita di Pluvione e gli davano la spinta necessaria a svolgere sempre meglio il suo lavoro.
Un giorno, mentre sorvolavano il Continente Desertico annaffiando generosamente quelle terre riarse, improvvisamente Pluvione s’inceppò; non riuscì più a far cadere una goccia d’acqua e fu come se tutto si fosse fermato. Mentre Pluvione cominciava a correre più velocemente del solito nel tentativo di sbloccare il meccanismo, al suo interno c’era un caos senza senso; le nuvole operaie vagavano senza meta cercando di capire cosa fosse successo e intanto i rilevatori sembravano impazziti. Pluvione era infuriato, ma l’unica cosa che riusciva a fare era correre per i cieli nella speranza di sbloccarsi il più presto possibile.
Le ore e i giorni iniziarono a trascorrere senza che si trovasse una soluzione e, intanto, la Terra cominciava a mostrare i primi segni di sofferenza per la mancanza di acqua; quelle constatazioni accrescevano la disperazione di Pluvione che non sapeva più come fare per tornare a produrre la sua pioggia.
Volina, come tutte le altre nuvole operaie, era rimasta senza lavoro e girovagava per il nuvolone cercando una spiegazione a quel caos; mentre si trovava in una zona a lei poco conosciuta, vide una vecchia nuvola, poco più grossa di lei, che se ne stava in disparte da tutte le altre. Le si avvicinò incuriosita e quando le fu appresso si presentò:
- Salve, mi chiamo Volina e lavoro alla Sala di Raccolta, Voi, invece, cosa fate?-
La vecchia nuvola non rispose e addirittura sembrava non essersi neppure accorta della presenza di Volina; lei ci rimase male e fece il verso di andarsene, ma in quel momento la vecchia nuvola si volse verso di lei dicendo:
- Salve piccina, io mi chiamo Biancone e sono talmente vecchio che potrei essere tuo nonno!-
Volina restò sbigottita; ma come, prima non le aveva neppure risposto e ora le riservava quelle gentilezze! Mah, certe nuvole sono proprio strane, venne da pensare a Volina; ad ogni modo le sembrò educato rispondere.
- Ho molto piacere di conoscerti, Biancone, io mi chiamo Volina e lavoro alla Sala di Raccolta. Tu cosa fai? -
- Eh? Cosa? Che hai detto? Parla più forte! - urlò Biancone.
Ora il mistero dell’indifferenza di prima era svelato, Biancone era sordo! Volina ripeté quello che aveva detto prima, ma questa volta parlò più forte e scandì bene ogni sillaba.
- Ehi - disse Biancone quasi interrompendola - non urlare, non sono mica sordo? -
Volina trattenne a stento una risata, quella vecchia nuvola era davvero matta, però era anche molto simpatica e restò volentieri a fare due chiacchiere. Biancone costruiva le gocce d’acqua al Laboratorio Precipitonometrico e questo contribuì ad accrescere l’ammirazione di Volina per quella vecchia nuvola poiché era risaputo che coloro che lavoravano al Laboratorio avevano molta esperienza e conoscevano palmo a palmo i cieli ed i loro abitanti. Molte nuvole giovani, come lo era Volina, decidevano di stare con Pluvione per fare un po’ di esperienza prima di iniziare l’avventura solitaria nei cieli, invece le nuvole anziane si stancavano di volare e preferivano prestare la loro opera a Pluvione.
Volina era affascinata da quella strana e vecchia nuvola e le fece tantissime domande sul suo passato e su quello che aveva visto viaggiando da sola; Biancone era felice di aver trovato qualcuno che ascoltasse le sue storie e durante gli anni che aveva trascorso volando per conto suo ne aveva viste di tutti i colori. Ma delle tante storie che raccontò a Volina quella che la colpì maggiormente fu il racconto della vicenda che spinse Biancone a lavorare per Pluvione; successe pressappoco così.
Biancone aveva appena finito di scaricare il resto della sua pioggia su di una verdeggiante collina quando all’improvviso un forte vento iniziò a soffiargli alle spalle; data la sua modesta mole fu subito sospinto via, ma quel vento caldo non lo infastidiva, anzi, gli creava quasi una sensazione di piacere. Si lasciò trasportare senza opporre resistenza, cullandosi nel tepore di quell’arietta e per un attimo dimenticò i suoi doveri di caricamento per la produzione di pioggia e restò in balìa del vento. Quel dolce viaggio si interruppe bruscamente allorché Biancone si scontrò con un grande nuvolone nero; d’un tratto si trovò immerso in un mondo che non aveva mai conosciuto prima , all’interno della nuvola c’erano tante altre piccole nuvole che vi lavoravano, un po’ come succedeva da Pluvione. La differenza era che in questo nuvolone nero l’attività era molto più lenta e tutte le nuvole avevano uno strano colore tendente al giallo. Biancone si guardava attorno meravigliato, ma dopo il primo attimo di stupore si accorse che lì dentro c’era una puzza tremenda, impossibile da descrivere. Cercò al più presto di uscirne fuori e solo dopo innumerevoli tentativi vi riuscì; tornato finalmente all’aria pura si voltò per vedere in che razza di coso era stato. Con suo enorme stupore vide uscire da quell’orrendo nuvolone una pioggia giallastra e puzzolente che appena toccava terra bruciava ogni cosa.
Biancone scappò via spaventato e continuò a correre finché non fu esausto; si fermò per riposare e cominciò ragionare su quale strano fenomeno potesse aver provocato la trasformazione di quella nuvola; per quanto si sforzasse di ricordare un fattaccio del genere non era mai successo, doveva sicuramente trattarsi di un cambiamento abbastanza recente. Per diversi giorni il pensiero fisso di quella povera nuvola continuò a tormentarlo finché un giorno, mentre dispensava un po’ della sua acqua, si trovò a passare nei paraggi di Nuvola d’Oro e decise di andare a chiedere il suo parere. Fu subito abbagliato dal grande splendore che il suo corpo nuvoloso irradiava, le sue forme avevano un’armonia perfetta ed il suo colore dorato le donava l’aspetto fantastico di cui tanto si parlava. Nuvola d’Oro aveva l’importante compito di far partire le giovani nuvole per il loro primo viaggio solitario: ad esse raccomandava e consigliava i metodi migliori per la produzione della pioggia. Nuvola d’Oro era molto saggia e per questo qualche volta anche le nuvole anziane si rivolgevano a lei per avere consigli utili o trovare rimedi per i loro acciacchi.
Biancone decise di raccontarle ciò che aveva visto per sapere se poteva esserci una spiegazione; mentre le parlava Nuvola d’Oro diventava sempre più triste perché non era la prima volta che sentiva racconti come quello, quegli strani avvenimenti si verificavano da quando l’aria si era trasformata e non era più come una volta per cui neppure la pioggia che si produceva aveva le stesse caratteristiche. Purtroppo il Pulviscolo che si trovava nell’aria era pieno di altre sostanze che rendevano la pioggia velenosa; queste sostanze entravano nei meccanismi di produzione che si inceppavano e cominciavano a produrre pioggia velenosa. A volte N Nuvola d’Oro riusciva a sbloccarli, ma quelli che si trasformavano definitivamente non potevano far altro che continuare a produrre acqua insana. Il Nuvolone Nero che Biancone aveva attraversato faceva parte delle nuvole trasformate e niente avrebbe potuto farlo tornare come prima.
Ma ci doveva pur essere qualcosa che si potesse fare per migliorare la situazione, si domandava Biancone diventato anche lui molto triste; Nuvola d’Oro disse che il solo rimedio era aiutare Pluvione che con la sua pioggia limpida riusciva a tenere il cielo pulito. Fu questo il motivo per cui Biancone decise di abbandonare la sua vita di nuvola solitaria e di dedicarsi al lavoro con Pluvione.
Volina era senza parole, il racconto dell’anziana nuvola la stava sconvolgendo; e se tutte le nuvole avessero cominciato a produrre pioggia velenosa, che fine avrebbe fatto la Terra?
Questa domanda la spaventava moltissimo, ma d’un tratto si rese conto che anche Pluvione, ancora impossibilitato a riprendere la produzione di pioggia, potesse avere lo stesso problema che l’avrebbe ridotto come il Nuvolone Nero. Bisognava fare qualcosa prima che la situazione precipitasse definitivamente; ma sì, certo, perché non ci aveva pensato prima! Doveva andare a parlare con Nuvola d’Oro, solo lei avrebbe potuto trovare il modo di sbloccare Pluvione. Immediatamente si confidò con Biancone per sapere se la sua era una buona idea.
- Cara Volina, la tua sarebbe un’ottima idea se non fosse che Nuvola d’Oro dista parecchie miglia da dove ci troviamo noi ora. -
- Ma io corro veloce, caro Biancone, e prima che tu te lo aspetti tornerò qui con Nuvola d’Oro! -
Detto questo Volina partì ben sapendo che la sua era anche una corsa contro il tempo, più si aspettava e maggiori erano le probabilità di un cambiamento irreversibile di Pluvione che sarebbe diventato un produttore di pioggia velenosa.
Volina era velocissima e nel cielo sembrava un siluro, molte nuvole si voltavano a guardarla e si domandavano dove andasse con tutta quella fretta.
Ben presto arrivò alla sua meta e appena ebbe ripreso un po’ di fiato spiegò a Nuvola d’Oro il problema di Pluvione.
- Va bene, Volina, verrò a vedere cosa posso fare e ne frattempo lascerò il mio lavoro a qualche aiutante. -
Partirono immediatamente, ma questa volta il viaggio fu più lungo perché Nuvola d’Oro non poteva correre alla stessa velocità con cui Volina era arrivata da lei.
Arrivarono quando la situazione dentro Pluvione stava per diventare insopportabile, le nuvole operaie avevano perso la speranza di tornare a lavorare ed alcune avevano già deciso di abbandonare Pluvione al suo destino.
Volina accompagnò Nuvola d’Oro da Biancone il quale, appena le vide, si svegliò dal suo torpore e si accinse a far entrare Nuvola d’Oro nel Laboratorio Precipitonometrico. A Volina non era permesso entrare quindi restò fuori ad aspettarli; lente ed inesorabili iniziarono a trascorrere le ore, poi i giorni, e niente di nuovo succedeva. Finché all’alba di un fresco mattino le due nuvole uscirono dal Laboratorio e nello stesso istante le attività si rimisero in moto e le nuvole operaie poterono tornare al lavoro. Volina restò con Biancone e Nuvola d’Oro per farsi spiegare come erano andate le cose.
- All’interno del Laboratorio sono stati portati dei Pulviscoli avvelenati che hanno incastrato il meccanismo di produzione della pioggia; li abbiamo individuati ed eliminati ed ora tutto tornerà come prima. - disse soddisfatta Nuvola d’Oro.
- Adesso sembra tutto risolto, ma non potrebbe succedere ancora? Potrei addirittura essere io a portare i Pulviscoli avvelenati e saremmo daccapo con lo stesso problema! - ribatté Volina preoccupata.
- Questi casi, per fortuna, sono rari, quindi non ti preoccupare del tuo lavoro, continua a farlo tranquillamente come prima; fino ad ora sono state liberate molte sostanze velenose, ma gli abitanti della Terra si sono accorti del danno che facevano ed ora stanno correndo ai ripari. Crediamo che nel futuro questi problemi non esisteranno più, anche se per il momento possiamo solo sperare che quel giorno arrivi il più presto possibile. - Concluse Nuvola d’Oro con un profondo sospiro.