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 Il guardiano dei sogni
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Paolo Fiorucci
Villeggiante


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Inserito - 25/01/2005 :  18:37:00  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Paolo Fiorucci  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Paolo Fiorucci
Un giornalista in visita alla Biennale di Venezia è colto da un improvviso malore. Avverte un dolore lancinante al petto, all’altezza dello sterno: si tratta di infarto.
Inizia così “Il guardiano dei sogni”, l’ultimo romanzo di Paolo Maurensig, scrittore italiano di Gorizia, esordito nel 1993 con “La variante di Lüneburg” ed autore di “Canone inverso”. Il protagonista della vicenda è un giornalista, un uomo di quarantadue anni (ha da poco superato il “mezzo del cammin di nostra vita”), un’età particolare perché si tirano le somme degli anni trascorsi e si fanno i primi bilanci dell’esistenza. Si sente offeso, tradito, ferito dalla vita, colpevole di avergli sottratto Claire, sua moglie. Sopravvive all’attacco di cuore, ma quando si risveglia in un letto di ospedale non sembra essere contento della sua condizione. Dovrebbe ritenersi uno di quei pochi fortunati che al momento di varcare la soglia dell’oltremondo sono trattenuti da qualcosa o da qualcuno, che lo riporta sulla terra e li fa nascere una seconda volta. Non è così per lui: è disinteressato a tutto ciò che lo circonda e si sente spettatore passivo della vita finché non sente una voce, una semplice voce. È quella del suo compagno di stanza, uno strano tipo che incuriosisce sin dall’inizio il protagonista: è un vecchio sulla sessantina, calvo, con una lunghissima barba grigia e rossiccia, un occhio azzurro e l’altro ricoperto da un velo opaco. Assomiglia sorprendentemente allo scrittore russo Lev Tolstoj! Dice di essere il conte Antoni Stanislaw Augusto Dunin, nobile polacco discendente dello scrittore Jan Potocki, l’autore de “Il manoscritto trovato a Saragozza”. Il vecchio conte possiede una facoltà a dir poco sorprendente: può leggere i sogni delle persone che gli stanno intorno, riesce a vederli sospesi sopra la loro testa come delle nuvole, che assumono sfumature sgargianti se i sogni sono belli o tinte oscure se sono degli incubi ad attraversare la mente della gente da lui scrutata. Questo potere suscita nel povero giornalista sentimenti contrastanti: da un lato è affascinato dal dono del conte, dall’altro è irritato dal fatto di non potere avere più segreti agli occhi di lui, che può leggere il suo cuore come un libro aperto. La vicinanza del conte consente però al protagonista di indagare se stesso , di conoscere le proprie autentiche emozioni, fino ad allora sopite o mascherate nei meandri del proprio animo. Poco prima di lasciare l’ospedale, il vecchio polacco parla di un Regno da cui è l’unico ad essere tornato vivo. Che cos’è il Regno? D’ora in poi è questa la domanda che attanaglierà il protagonista. Fino alla morte di Claire era sempre stato un materialista convinto, poi il tragico evento lo aveva portato a pensare che negare una vita dopo la morte equivale a rassegnarsi ad una perdita definitiva dell’amata. Il Regno potrebbe assumere per lui un significato speciale ed è per questo che, appena dimesso, si mette alla ricerca del conte. Inizia un cammino sospeso tra sogno e realtà, attraverso le calli di una Venezia enigmatica e decadente , che rimanda alle atmosfere de “La morte a Venezia” di Thomas Mann e alle dimensioni oniriche di “La vida es sueño” di Pedro Calderón de la Barca. La Serenissima è un terreno fertile per la trama misteriosa del romanzo, la cui vicenda è sconvolta da un coup de théâtre che lascia di stucco il lettore. L’autore ordina la materia del romanzo grazie a una scrittura elaborata, ma scorrevole, inserendo nella narrazione delle riflessioni sull’esistenza che ricordano la prosa di Tabucchi e di Baricco. Maurensig riesce, come pochi sanno fare, a scrivere un libro che si presta a più di una lettura e a molteplici chiavi interpretative.
Non sapremo mai con chiarezza che cos’è il Regno. Il conte dice che i bambini grazie alla loro purezza nel cuore possono arrivarci, ma gradualmente il loro legame con quei luoghi viene meno quando, in età adulta, iniziano a vedere le cose solo attraverso gli occhi della ragione (il richiamo alla lezione di Antoine de Saint-Exupéry è a dir poco evidente). Penso che il Regno non sia altro che la fantasia, come conferma il conte affermando che oltre ai bambini sono gli artisti e i poeti a parlare del Regno. Essi possono farlo senza essere derisi perché hanno la fortuna di fare della fantasia la propria professione. Sono i custodi di luoghi irraggiungibili e rappresentano l’unico ponte per l’uomo razionale che vuole raggiungerli.
Dopo aver finito la lettura del romanzo, la prima riflessione che mi è balenata nella mente è stato un impulso a continuare a inseguire i miei sogni. Mi piacerebbe estendere l’esortazione a tutti gli amici di Concerto: “Continuiamo a sognare e a fare della fantasia, se non una professione, almeno una compagna fidata con cui passare ancora tanti momenti irripetibili e indimenticabili!”
Inserisco delle frasi del libro che mi hanno colpito particolarmente:

• “Mi rendevo conto a un tratto di quanto labile possa diventare la nostra sfera di conoscenza quando questa si confronta con una cultura diversa, che ignora i nostri stessi schemi”.
• “Le ho raccontato ciò per farle capire come a volte il dolore non sia sempre presente al momento del fatto che lo ha provocato. Molto spesso causa ed effetto possono restare distanti per anni, o anche non verificarsi mai”.
• “Essere vivi, tuttavia, non significa essere svegli”
“Vuol dire che noi viviamo come sonnambuli?”
“Per gran parte della vita. E la nostra opportunità è quella di tentare di svegliarci”.
• “La sventura spesso accomuna i soggetti più disparati, mette assieme persone che altrimenti non avrebbero stretto alcun rapporto di conoscenza, risveglia sentimenti eccessivi, a volte abnormi, destinati però a svanire non appena si ristabilisce la normalità”.
• “Anch’io a volte mi lascio trasportare dalla corrente dei sogni. Senza il periodico balsamo dell’oblio sarebbe intollerabile vivere. Sarebbe un fardello troppo pesante restare sempre costantemente coscienti. I sogni sono come l’atmosfera per la nostra terra,essi filtrano la luce rendendola sopportabile”



   
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