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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 il mistero
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Isabella
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Inserito - 21/06/2005 :  10:26:32  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Isabella
La sinfonia si faceva sempre più schiacciante. Quel arieggiare di violini ormai l'ossessionava e, saldamente legata ad una sedia, Harriet non riusciva a spiegarsi l'esistenza di un luogo simile. Intorno a lei si stava disegnando una sala maestosa. Una luce accecante le ottenebrava gli occhi, ancora deboli. Un centinaio di lampadari stile impero ed altrettanti candelabri d'oro massiccio illuminavan la sala maggiore di una delle più ammirate regge di tutta Europa: il Palazzo di Herrenchiem di Luigi II di Baviera.
Harriet amava l'arte in tutte le sue possibili espressioni e sfumature; perciò spesso decideva di trascorrere le sue seppur brevi "vacanze" in qualche sperduto chalet nelle Alpi Francesi oppure, e negli ultimi tempi sempre più di frequente, nell'energica Baviera. Ed è proprio per questo motivo che Harriet si ricordò subito di quella pomposa stanza: la Sala degli Specchi. Ne aveva constato l'impressionante somiglianza con l'omonima sala di Versailles proprio nelle braccia di Paul, mentre assieme stavan sfogliando una guida della Germania Meridionale, adagiati sugli scalini del loro attrezzatissimo camper... stava morendo il primo dei dieci giorni che i due innamorati avevan voluto dedicare alla scoperta di quegli ameni luoghi, imporporati dagli ultimi raggi di un ribelle sole settembrino... ma ecco, di nuovo, i violini piangere sempre più intensamente...
Harriet provò improvvisamente un forte mal di testa: le sembrava che quei lontani, nostalgici ricordi le scivolassero via dalla mente, inebriata da un forte profumo di polvere da sparo che, partendo dalle sue snelle e tanto invidiate gambe, si stava insinuando in tutto il suo corpo agonizzante, per poi divampare nel giovane cuore, prendendone completo possesso. Harriet, tenace per natura, volle opporsi a quell'intrigante tortura. Con un deciso movimento del capo, si sporse in avanti col busto e spalancò con violenza gli occhi. In un attimo si ritrovò bocconi sul freddo pavimento: il mal di testa non era per niente cessato e anzi quel bruciante profumo s'era ormai impadronito della sua vita. Harriet, affaticata da un atroce dolore alla spalla destra, sulla quale era praticamente caduta, dal grande sforzo con cui oramai era costretta a respirare e dal continuo avvicendarsi di emozioni così forti da strapparle l'anima, demorse dall'impresa e s'adagiò remissivamente.
Solo ore più tardi la debole fiammella di vita che ancora in lei viveva venne ravvivata da un familiare rumore di passi, proveniente esattamente dall'opposto lato dell'immensa stanza. Harriet si limitò a guardare attraverso una fessura, non aveva le forze per aprire gli occhi e tentare nuovamente di comprendere. Nella più totale incoscienza, Harriet distinse un terzo rumore assieme a quello dei passi in avvicinamento, che ad essi si alternava: era forse una creatura dotata di tre arti inferiori, oppure essa si reggeva su di un bastone? Harriet s'accorse che il solito continuo flusso di pensieri aveva ripreso il suo corso...
Il tanto temuto profumo di polvere da sparo non impregnava più l'aria ma una nuova, prorompente fragranza colorava ora lo spazio circostante, ancora quasi completamente estraneo ed impalpabile per Harriet: la lavanda, da lei tanto amata, allietava ora i suoi provati sensi ed Harriet, decisamente incoraggiata, pensò nuovamente di potercela fare, che forse non tutto era andato completamente perduto.
La giovane artista non s'era mai affidata al fato, non le era mai sembrato rispettoso e soprattutto sensato. Harriet non credeva nel destino. Lo interpretava come un escamotage che l'uomo s'era creato già nella notte dei tempi, solo per giustificare il verificarsi di un evento favorevole o sfavorevole, esclusivamente in base al proprio personale interesse. Infatti più spesso l'uomo riconosce ai propri meriti il verificarsi di eventi favorevoli, mentre inveisce contro il fato al verificarsi di eventi sfavorevoli oppure ancora di quegli eventi la cui causa risulta a lui oscura, incomprensibile.
In quest'ottica, Harriet pensava, il destino può rappresentare un ostacolo alla vita umana, capace di annichilire ogni possibile stimolo di conoscenza e di inventiva. Certamente. Ma allora come la mettiamo con il colpo di fortuna che improvvisamente l'aveva innalzata alla gloria dei più raffinati teatri mondiali? Un vero enigma. Di destino, naturalmente non ne aveva mai voluto sentir parlare ed i giornalisti, colti impreparati e a corto di sinonimi, s'eran scervellati giorno e notte, continuando a maledire, in cuor loro, il crudel fato, nel quale essi, scaraventati da un angolo all'altro della Terra, avevan dovuto credere fin dalle prime battute della loro imprevedibile carriera, mentre l'effetto dell'adrenalina cominiciava a farsi sentire e il sangue ribolliva nelle vene .
Fu forse la pressione dei loro superiori a far concepire a quelle brillanti menti l'appellativo di "Mistero", innescando così il sopraggiungere di una serie spiacevole di situazioni per la giovane artista: in molti infatti avevan mal interpretato lo sforzo della stampa. In molti avevan mosso pesanti dubbi sull'evento-Harriet e c'era pure chi, e soprattutto tra i suoi colleghi, era sicuro di avere in mano già i nomi e i cognomi, le prove... insomma, in pochi mesi, contro Harriet era stata ordita una congiura così perfettamente concepita ed attuata da sbalordire addirittura la geniale e prudente FBI. Il tutto era sfociato nella tragedia di quella famosa notte insanguinata...
Harriet si rizzò in piedi, incredula. Nessuna fune la costringeva alla sedia. Solo lavanda, violini e un ritmico susseguirsi di passi ed inoltre quel maledettissimo terzo rumore, che Harriet non era riuscita ad identificare per tempo. Ora, ritta sul glaciale pavimento di quella sala, resa infinitamente estesa dai suoi 17 specchi , poteva finalmente vedere l'artefice di quello che a tutta ragione a Harriet venne spontaneo chiamare mistero. Elegante e leggero un violino suonava. Non più grida. Non più pianti. Solo una magica melodia. Solo, e magnificamente, il suo unico amore: Paul, che Harriet notò con indicibile sorpresa reggersi su di uno strano bastone, tutto nodoso, tanto da assomigliare pericolosamente ad un'inquietante testa di drago.
Nonostante lo sgomento che questa scena le provocò, tutto ad Harriet risultava stranamente familiare... compresa l'inquietante testa di drago.

PS: questo racconto è la continuazione de "notte insanguinata" che scrissi molto molto tempo fa...


   
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