emofione
Emerito
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Inserito - 21/07/2005 : 16:43:29
L’amore ognuno se lo porta dentro, a modo suo, senza che sia necessario esprimerlo, d’accordo. Dunque il vuoto a volte è la perfezione, il meglio che si può desiderare per un legame. Io lo vedo semplice, privo di angoli, anzi sferico. Sì, più o meno come un sedere di quelli che ho sempre notato. Bastante a se stesso, senza bisogno di complementari. Così vanno le cose del resto, e gli insuccessi, come le bugie, hanno le gambe corte; occorre una spinta nuova, che si porti via tutto, bisogna dimenticare qualunque cosa che possa esser d’intralcio al nuovo progetto. Non esistono le persone, i soggetti, i cuori, se non in funzione del loro ruolo in quel determinato contesto. Allora è giusto dare colpi di spugna, a destra e a manca. Non è comportamento crudele, non è sadico, non è masochistico, non è roba da codardi, da vili, da abietti. Costituisce, invece, una naturale quanto matura se non addirittura imprescindibile evoluzione, senza la quale il mondo, quello dei vincenti almeno, non andrebbe avanti. Ecco perché chiunque, se calato in un certo ambiente, può essere indotto a compiere gesti fino ad un momento prima inipotizzabili e perfino opposti al suo modus operandi. Ecco perché si può cambiare tanto senza riuscire ad accorgersene. Perché vengono a modificarsi le variabili del problema, perché le persone sono diverse, perché nel nuovo teorema, come in quello vecchio, la sola unica costante è il soggetto medesimo. Dunque l’”amore vero”, quello “puro”, quello “bello”, è funzione di tutta una serie di elementi che fanno della persona amata quella più vicina a colui che la ama, ma solo in quel preciso istante, da quella particolare angolazione, in quella specifica fase. Tutto il resto è noia, come per il Califfo. Pensa quante paranoie avrei, avresti, avremmo evitato se ce ne fossimo accorti un po’ prima. Noi non siamo niente, e da quando abbiamo cessato di essere qualcosa, da quel momento, retroattivamente, non lo siamo mai stati. Non c’è bisogno di addii, né di arrivederci. Casomai, magari un giorno, qualcuno ci presenterà e forse ci conosceremo, per la prima volta.
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