Grazie di cuore per gli auguri, amici.
"Discorso, discorso!", vi sento invitarmi.Bene, come avviene a tutti gli esseri della nostra galassia, i compleanni sono i momenti in cui al festeggiato appare che il resto del mondo gongoli :"eh, eh, tu hai un anno in più e noi no!", mentre in realtà il resto del mondo dice :"siamo davvero felici dell'occasione per mostrarti il nostro affetto".
Il fatidico giorno è anche un momento di riflessione sugli obiettivi raggiunti o meno, le promesse a sè stessi mantenute oppure no, per esempio l'anno scorso in questo giorno io mi ripromettevo di diventare il primo più forte della palestra ma, nel corso dei dodici mesi, appena entravo in forma ecco il mal di gola, ogni volta dieci giorni di sospensione degli allenamenti e dovevo ricominciare tutto di nuovo.
Fermare il tempo è sempre stato uno dei miti del genere umano, pensate quanto sarebbe meraviglioso se fosse sempre ora di pranzo e potessimo continuare a mangiare lasagne e tacchino al forno senza che si facesse mai pomeriggio, ma neppure nei laboratori dei sotterranei del castello della municipalità di Concerto City i nostri folli scienziati sono ancora riusciti a raggiungere un simile risultato che modificherebbe il concetto stesso della nostra esistenza nell'universo e così per il momento ci dobbiamo accontentare dei superpoteri che vengono instillati a tutti coloro che divengono abinontanti dell'isola di Concerto di Sogni.
Ieri pomeriggio ad esempio ero sul marciapiede in attesa che il semaforo scattasse al verde per poter attraversare la piazza dove sorge il mio ufficio, le strade del quartiere sono caratterizzate dal pavé, cioè da masselli di pietra levigata appena accostati che, oltre all'indubbia bellezza architettonica, consigliano di usare prudenza nel guidare o nel camminare dato che tra di essi ci sono delle fenditure e che alcuni sono posti più in alto rispetto a quelli vicini nel piano della carreggiata, insomma si inciampa facilmente e frequentemente.
Il fioraio all'angolo intratteneva diversi clienti, i profumi dei fiori autunnali colmavano l'aria, un fresco venticello aveva spazzato le nubi e il cielo, dopo molti giorni, infine tendeva all'azzurro, il mondo camminava, si muoveva, viveva.
Avvertii all'improvviso un singulto alla mia sinistra, mi volsi e vidi uno studente in bicicletta che aveva peduto il controllo del mezzo e che si guardava attorno disperato. Si teneva il braccio destro con espressione di incredulità, il suo volto sgomento incontrò il mio e io compresi. Abbassai gli occhi e accesi la supervista, immediatamente sullo sfondo del pavé risaltò un filo scuro che univa delle perline di plastica nere, era quello l'oggetto della disperazione dello studente, forse quel braccialetto gli era stato donato dall'amata, innestai la supervelocità nelle mie gambe, lo raccolsi e glielo misi in mano e poi risalii sul marciapiede. Il ragazzo lo soppesò nelle sue mani con delicatezza, come fosse una reliquia sacra.
Intanto la lancetta dei secondi scorreva inesorabile e presto la luce del semaforo sarebbe divenuta verde, era con angoscia che osservai che lo studente non pareva rendersi conto di trovarsi proprio in mezzo alla piazza e che rischiava di essere travolto dalle auto pronte a scattare. "Non si muove, ma perchè non si muove?", cercai di pensare velocemente.
Il ragazzo aveva di nuovo lo sguardo verso terra, ma che cosa cercava ancora? Il semaforo, da un istante all'altro avrebbe mutato colore! Il tempo, non avevo il tempo di fermare il tempo. Non avevo con me la supertuta blu indaco con la "H" fosforescente sul petto, che disdetta, con essa avrei potuto raccogliere il ragazzo e la sua bicicletta e portarlo in salvo sul marciapiede opposto ma, anche se l'avessi avuta con me, come avrei potuto cambiarmi di fronte a tutti i passanti e gli automobilisti?. La mia copertura sarebbe saltata e la mia identità non sarebbe più stata segreta.
Una via d'uscita al dilemma, doveva esserci, se non potevo fermare il tempo, potevo però sospendere la percezione che il tempo stesse passando. Mi resi conto che avrei utilizzato tutte le mie forze e che dovevo far presto prima di perderle completamente per lo sforzo, mi concentrai e i miei terminali neuronici guizzarono attraverso i cavi sotterranei della metropoli, individuai il punto preciso di commutazione del semaforo della piazza e lo isolai, trattenendo l'impulso che avrebbe modificato la luce da rossa a verde.
Nel contempo attivai i recettori all'infrarosso collegati al nervo ottico e analizzai la composizione del selciato, pietra, manganese, antimonio, ferro, argilla e in sei millesimi di secondo rilevai un gradiente di temperatura infinitesimale, un oggetto che non apparteneva ai masselli mi apparve alla supervista, era un minuscolo gancetto di metallo, proprio quanto lo studente stava ancora cercando, senza di esso il braccialetto di perline di plastica non si sarebbe potuto bloccare attorno al suo polso.
Schioccai le dita e gli indicai il punto in cui l'oggetto si trovava, invisibile ad ogni occhio umano. L'espressione del ragazzo era sconvolta, mi guardò con spavento, gli feci cenno di prenderlo da terra perchè non c'era tempo, mi stavo indebolendo e non avevo con me neppure una delle barrette energetiche di cioccolata al latte con miele, nocciole e caramello, sintetizzate nel mio laboratorio per permettermi di sostenere fatiche mentali e fisiche prolungate e sovraumane. All'improvviso cedetti e i segnali ripresero a scorrere nei cavi sotterranei e il semaforo passò al verde. Il ragazzo iniziò subito a pedalare e si allontanò con foga, come volesse fuggire da qualcosa che non poteva comprendere e che voleva dimenticare come non vissuta.
Io ero spossato, respiravo a fatica, mi appoggiai al palo portante del semaforo e attesi che i circuiti di adrenalina contenuti nelle capsule di emergenza impiantate nell'emisfero cerebrale sinistro riversassero il loro contenuto dosato nei vasi sanguigni.
Il mondo attorno non si era accorto di nulla, non avevo bloccato il tempo, ma avevo arrestato lo scorrere delle azioni, gli abitanti del pianeta non avrebbero risparmiato di invecchiare in quei secondi in cui appariva loro che il traffico fosse fermo a causa dei semafori, ma non avrebbero mai compreso che il tempo della loro vita era stato preso a prestito, era come se non l'avessero davvero vissuto.
Ripresi il cammino accompagnato dalla brezza della sera mentre, all'orizzonte, le nubi del tramonto disegnavano una grande "H" nel cielo della città.
Roberto
Tratto da :"Who'll stop the time - pictures at a birthday"