Ho ritrovato per caso un vecchio compagno delle elementari.Se ricordo bene siedevamo allo stesso banco nella scuola elementare dell'Istituto S. Vincenzo, sotto la guida premurosa e severa di Suor Gabriella, un'insegnante preparatissima come non ce ne furono più.
Il mio valentissimo compagno Paolo si contendeva con me la posizione di primo della classe ed ogni anno, a giugno, prendevamo entrambi, dalle mani della nostra attenta e temutissima maestra, il libro premio per essere stati i migliori scolari.
Paolo fu anche un amico del cuore, per tutto il periodo in cui risiedette nella mia cittadina.
Forse era di origine siciliana.
Sta di fatto che il nonno faceva il Cancelliere presso la Pretura ed era a quei tempi un personaggio abbastanza importante.
Dopo qualche anno di permanenza, la famiglia si trasferì nella capitale e non sentimmo più fino al momento della mia prima visita militare, allorché lo cercai per telefono, senza purtroppo potergli parlare.
La sorella mi disse che si era iscritto in Farmacia e che era molto impegnato, come al solito, nello studio.
Pochi giorni fa l'ho rintraccianto aprendo il giornale. Nelle pagine interne balza fuori una sua intervista interessantissima sulle rilevantissime sperimentazioni molecolari di un'equipe diretta da lui, Paolo, docente e ricercatore universitario, per combattere, niente meno, che l'AIDS.
La formula rintracciata nel suo laboratorio continuerà gli esperimenti sulle scimmie in Inghilterra, e probabilmente si potrà ottenere un farmaco utile per contrastare questo flagello.
Le parole riportate nell'articolo sono lo specchio del suo carattere: tranquillo, sereno, responsabile, con un 'attitudine insopprimibile allo studio e alla comprensione del mondo circostante, che sprizza costantemente dall'animo semplice e buono come quello di un tempo e da una mente chiara, lucida, intuitiva come quella delle elementari.
Chissà, penso, se si ricorderà di me.
Dei brevi anni trascorsi insieme, dalla prima alla quarta elementare, quando circostanze imprevedibili ci divisero.
Ho ancora delle foto sfuocate: siamo quattro compagnucci e sodali ( "i quattro moschettieri" come diceva la nostra insegnante) con la divisa bianca dell'Istituto ed in un'altra io e Paolo, in abiti borghesi, con i pantaloni alla zuava ed i calzettoni, seduti su una panchina, con un braccio l'uno sulle spalle dell'altro.
Bella foto: i nostri occhi sono lucidi, anche se sorridiamo.
E' il momento del commiato. Triste malinconico per il distacco di due piccoli grandi amici.
Che direbbe oggi Suor Gabriella?
Che aveva visto giusto, caro Paolo.
E sarebbe, ancora una volta, molto orgogliosa di te.
Alce Nero