Nella percezione comune l’Occidente sarebbe una semplice e povera vittima dell’integralismo e del terrorismo islamico. Piaccia o meno, la realtà è purtroppo assai diversa. Volente o nolente, consciamente o inconsciamente, a causa di un cocktail di ingenuità, ignoranza, dubbi, paure, cedimenti, errori e nefandezze, l’Occidente è di fatto uno sponsor di rilievo della più recente manifestazione dell’estremismo islamico[1].Con queste parole il giornalista Magdi Allam inizia il suo libro, suggerendo che questo cocktail conscio o inconscio, è trasmesso dall’informazione che condiziona la società moderna tramite i mezzi di comunicazione. Strettamente legato all’Occidente è il concetto di modernità. Alcuni storici fanno iniziare questo periodo con la scoperta dell’America, altri nel 1789 con la Rivoluzione Francese e altri ancora con l’Industrializzazione. Si parte da un concetto geografico atto a dire dove nasce il moderno. Nell’epoca della colonizzazione esso diventa un carattere culturale e l’Occidente viene caratterizzato da una serie di valori come il liberismo e socialismo in economia, e comunismo in ambito politico, stratificazione sociale, massificazione/demassificazione in ambito sociologico. Sulla modernità lo stesso presidente dell’Iran Kathami diceva:
Gli occidentali sono giunti a poter scegliere e decidere dopo una fase iniziale difficile e lunga, dopo aver attraversato le tempeste dei conflitti e dopo aver lottato. Il pensiero, i sentimenti, la ricerca della verità, la rivalità, la volontà, l’odio, il mirare in alto: tutti questi fattori, connessi l’uno all’altro, hanno generato la modernità e lo sviluppo.[2]
Strettamente legata alla modernità è la società dell’informazione, non esiste modernità e industrializzazione prescindendo dall’apporto fondamentale dei mezzi d’informazione. Prima dell’avvento delle telecomunicazioni, le forme simboliche erano accessibili solo se trasportate fisicamente o trasmesse oralmente, con lo sviluppo delle prime forme di telecomunicazione come il telegrafo e il telefono inizia lo sganciamento di spazio e tempo. La distinzione spaziale non ha più comportato una distinzione temporale. Le informazioni e i contenuti simbolici vengono trasmessi su lunghe distanze con una dilatazione di tempo minima. Questo sganciamento porta alla scoperta di quello che viene chiamata la Simultaneità despazializzata. Nasce l’esperienza di contemporaneità, dove si possono recepire come simultanei eventi spazialmente molto lontani. I media hanno modificato il nostro senso del passato rendendocelo attuale e hanno creato un mondo mediato. La diffusione dei media ci consente di sperimentare eventi e conoscere un mondo che si estende al di là della nostra sfera quotidiana. Meyrowitz nel suo saggio Oltre il Senso Del Luogo scriveva:
Attraverso questi media, tutto ciò che accade quasi ovunque può capitare ovunque noi ci troviamo. Ma se siamo neppure in un posto in particolare[3].
I prodotti dei media modellano profondamente il personale senso del mondo, la nostra esperienza vissuta, le nostre aspettative, e il senso della distanza cambia a seconda dell’accessibilità che abbiamo ai mezzi di comunicazione. Nella società dell’informazione ogni processo politico, sociale, economico e culturale é strettamente legato e regolato dalla comunicazione. I media assumono un ruolo centrale nei rapporti e nella vita di ogni singolo individuo. Tutti i fenomeni, di qualsiasi genere, nascono, crescono e muoiono all’interno di questo contesto: non si può parlare di modernità non includendo i media, non si può parlare di un fenomeno, di una tendenza, di un qualsiasi aspetto delle moderne società senza parlare direttamente o indirettamente dei media.
Il film Quarto Potere di Orson Wells del 1941 è un esempio di quanto la vita pubblica e privata dell’uomo moderno, sia condizionata dai mezzi di comunicazione. I mezzi d’informazione condizionano ogni nostro linguaggio, ogni aspetto della nostra vita: Cambiano le relazioni umane, cambia il modo di comunicare, cambiano le abitudini sociali ed individuali. Il mezzo è il messaggio diceva M. McLuhan a proposito del rapporto media/comunicazione; si tendono a confondersi, il significante ed il significato, il contenente ed il contenuto del messaggio stesso, l’oggetto ed il soggetto della comunicazione. Con l’avvento del post moderno degli anni 60 e l’arrivo dei New media (televisione, radio e internet) si crea quello che molti hanno chiamato Demassificazione del pubblico, gli spettatori non sono più considerati come una massa amorfa e indifferenziata da bombardare con informazioni ma vengono analizzati dall’industria culturale come una serie di persone, singoli gruppi, con gusti specifici e individuali. La società democratica occidentale gode di un gran numero di mezzi di informazione sempre più aggiornati ma non sempre a una gran quantità di notizie corrisponde una qualità maggiore dell’informazione. Il settore informativo svolge un ruolo molto importante sul pubblico. L’informazione diventa quasi una sorta di dovere, un bene primario e essenziale per stare a passo con i tempi, informa, educa e orienta l’opinione pubblica tramite l’Agenda Setting [4]. Il mondo però si evolve sempre più velocemente e le notizie pure. Il terrorismo si è ben inserito in questo sistema caotico della notizia ed è riuscito a capire come utilizzare i media e presentarsi al gran pubblico. Questo fenomeno viene presentato come una lotta politica, fatta da gruppi irregolari, che teorizza la validità in tempo di pace o di guerra, del ricorso alla violenza e ad atti intimidatori (attentati, sabotaggi, uccisioni di singoli, assassini) con lo scopo di raggiungere un obbiettivo politico-ideologico. Questo tipo di violenza ha avuto largo spazio d’indagine da parte dei media per il fatto che le vittime sono per lo più dei civili, e per la difficoltà nell’ostacolare un nemico molte volte invisibile e misterioso nei modi di agire che desta interesse e timore. Il fenomeno del terrorismo si sviluppa nell'Ottocento in Europa ad opera di gruppi nazionalisti, rivoluzionari e controrivoluzionari in diversi Paesi come Serbia, Russia ecc. Nel novecento questo fenomeno si diffonde, in Europa, con il terrorismo di matrice basca che esige l’indipendenza dalla Spagna e quello irlandese per l’autonomia dall’Inghilterra. Intorno agli anni settanta nasce nella Repubblica Federale di Germania, un terrorismo ispirato all'estremismo ideologico di tipo marxista che si diffonde in Italia, con le Brigate Rosse, 22 Ottobre, Nap, i gruppi di Prima Linea ecc. Contemporaneamente all'azione del terrorismo di sinistra si è andato diffondendo anche il terrorismo di destra d’ispirazione neofascista o neonazista (Ordine Nuovo, Ordine Nero, La Fenice ecc). Le attività terroristiche avevano toccato inoltre molti Paesi dell'America Latina e del Terzo Mondo, con movimenti rivoluzionari, nazionalisti, che ricorrevano alla violenza delle oligarchie conservatrici e all'azione di destabilizzazione internazionale di alcuni governi. Terreno fertile per il terrorismo è la regione mediorientale (lotta tra i Palestinesi e lo Stato Ebraico, l’oppressione dei Curdi da parte di Turchi e Iracheni ).Questo tipo di terrorismo, si è unito ad un certo tipo di fondamentalismo nel quale sono apparsi coinvolti i regimi del Medio Oriente. Il fondamentalismo, inteso come movimento d’ispirazione religiosa, mira ad una determinata ideologia politica e ha come obbiettivo l’abbattimento dello stato laico. Prima dell’11 Settembre 2001 questa strategia del terrore sembrava circoscritta in alcune zone, i terrorismi, come spiega il professor Bernard Lewis, [5] erano definiti dei fenomeni locali, con scarsa incidenza sugli equilibri e gli scenari mondiali. Si trattava di problemi di tipo nazionale, ad esempio l’indipendentismo basco colpiva la Spagna e cosi’ quello irlandese l’Inghilterra. Il terrorismo islamico fino a qualche anno fa rientrava in queste categorie, quello palestinese aveva come vittime gli ebrei e gli israeliani nel mondo, e fu tra i primi a internazionalizzare il problema. Lewis afferma che, dopo il 1967, l’obbiettivo principale del terrorista non era più il nemico stesso ma lo schermo televisivo: quello che uno scrittore francese chiamerà Terrorisme Publicitaire. Il terrorismo pubblicitario vuole raggiungere gli schermi televisivi e ci è riuscito. Prima dell’attentato alle Twin Towers pochi si interessavano al terrorismo mondiale e l'opinione pubblica dedicava ad esso uno spazio contenuto rispetto a oggigiorno, in cui il terrorismo islamico va al di là del mondo islamico stesso. I media si adattano a questo fenomeno e tentano di spiegarlo, di capirne le tecniche comunicative, si fanno portavoce di una strategia dell’informazione che vede come terreno di guerra proprio i media stessi. I canali televisivi, in particolare i satellitari All News, diventano terreno di informazione, controinformazione, propaganda e comunicazione con il nemico. L’infinito mondo di internet permette di trasmettere e inviare messaggi e video in tempo reale e comunicati facilmente visibili per chi sappia andarli a cercare. Non è la prima volta che un evento di grande tragicità come quello dell’attacco terroristico all’America e dei successivi attacchi sparsi per il pianeta, viene raccontato in diretta in tutti i particolari. Questa ossessione di informazioni era già avvenuta con la CNN che aveva proprio fatto la sua fortuna trasmettendo e commentando, nonché vivendo in prima linea, la Guerra del Golfo e i bombardamenti di Bagdad. Minuto per minuto: è questo il nuovo modo di fare informazione. Al Jazeera, la rete satellitare del Qatar, ha bene capito i ritmi di questo mondo dell’informazione e per imitazione e/o risposta dal mondo arabo diventa sia una televisione che fa effettiva informazione, mostrando al pubblico informazioni che nessun altro sarebbe stato capace di reperire, ma anche un ponte tra due tipi di pensiero che per divergenze si sono scontrati. Da notare a questo proposito, che Al Jazeera rappresenta un mondo, una mentalità e un pensiero diversi all’Occidente e pretende che la sua informazione sia il simbolo dell'intero mondo arabo. La mia tesi si propone di descrivere il terrorismo come il nuovo fenomeno mediatico dei nostri tempi. Vengono analizzate le strategie di comunicazione e propaganda che si nascondono dietro il terrore. Il lavoro osserva le problematiche di carattere etico riguardanti la libertà d’informazione che viene messa a dura prova dalla visione di immagini dall’impatto violento. Inoltre vengono esaminati gli effetti del terrorismo sui media, sul pubblico e sui terroristi o aspiranti tali. Una carrellata dei mezzi di comunicazione maggiormente utilizzati e le loro problematiche, viene approfondita con un speciale riguardo verso le reti All News e l’utilizzo di internet. In conclusione una breve commento sui possibili nuovi sviluppi mediatici. Il terrorismo, minuto per minuto, diventa regista di un nuovo reality horror show.
Tratto da “ Mass Media e Terrorismo”
Tesi di Laurea di Pamela Lawi
All Rights reserved @2005
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NOTE
[1]ALLAM M., Kamikaze made in Europe, Mondatori, Milano, 2003, p.3.
[2] SONNAT, Tadjaddod, Towse’e ( Tradizione, modernità, sviluppo), discorso tenuto alla facoltà di Diritto e Scienze Politiche e Amministrative dell’Università del Libano(primavera 1996).
[3] MEYROWITZ J., Oltre il Senso Del Luogo, l’Impatto dei media elettronici sul comportamento sociale, Baskerville, Bologna, 1993.
[4] SHAW E., Agenda Setting and Mass communication Theory, 1979, p. 96
[5] NIRENTSTEIN F., Islam la Guerra e la Speranza. Intervista a Bernard Lewis, Rizzoli, Milano, 2000.