zanin roberto
Senatore
Italy
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Inserito - 05/06/2006 : 18:52:45
LE SPIGOLATRICI Il cielo era caldo e aranciato, la sera di giugno si annunciava serena e tutta da affrontare, mi ero lasciato trasportare in una lunga passeggiata nelle campagne francesi, dove il suono delle cicali e il volo gioioso delle rondini infondeva speranza e ora vedevo forme umane eseguire gesti atavici. Il campo profondo era stato trebbiato di recente, ferveva il lavoro, mi avvicinai con curiosità,erano spigolatrici, tre donne che spigolavano le poche spighe, perse e risparmiate dalla mietitura, di dorato frumento, che poteva essere un pugno di farina da mangiare. La fame era tanta, la povertà della gente, del popolo era una costante drammatica, a volte la sera poteva essere la resa dei conti, quando la cena proponeva poco pane, qualche patata e astinenza che santificava oltre ogni preghiera. I contadini si amazzavano la schiena sulla terra, ma maturavano la coscienza di essere una classe sociale che doveva affrancarsi nei diritti inalienabili dell'uomo. Le raggiunsi, senza essere visto, erano giovani donne, madri, mogli stanche e serie, eppure la prima dal copricapo color senape che avvolgeva i capelli neri, aveva un'espressione di maestosa dignità, reggeva il fascio di spighe sul grembo con distacco, poteva benissimo essere un figlio avvolto amorevolmente, il volto abbronzato era sensuale e delicato e i gesti nobili, sicuri, pazienti. Vestivano uguale, con le gonne lunghe a spolverare la terra, color oceano scuro, le maglie chiare, con il grembiule di panno riannodato a formare un marsupio e i copricapi a distinguersi, rosso, blu cielo e senape. Le altre due erano chinate alla ricerca dei chicchi, con le mani sporche di terra, che colorava tutto, una macchia paglierina che affondava all'orizzonte, coinvolgendo il cielo stesso, la dedizione alla raccolta era quasi religiosa. Le unghie annerite dal terriccio, la schiena a spezzarsi, curva, la testa china a scrutare, sono eroi che compiono quotidianamente antichi riti rurali, secoli di gesti, di sacrifici, di sconfitte, di umiliazioni, di disperazione, un popolo che combatte l'ingiustizia con dignità. Alzai lo sguardo, impotente, i covoni gialli più in là, i carri colmi del fieno, un raccolto ricco e abbondante che però ben altri godranno, qui si spezza la mia felice e gaia passeggiata. Quando ad una spigolatrice cadde un fazzoletto bianco, consunto e lindo, mi precipitai a raccoglierlo per porgerglielo, lo sollevai e sentii il profumo del bucato, del vento della Borgogna, dell'acqua di fiume, lo avvicinai agli occhi e vidi scritto: - " LE SPIGOLATRICI di Jean Francois MILLET, del 1857 " tesi la mano a restituire la canapa e incrociai gli occhi della prima spigolatrice, sereni, pacati, nobili, pregni di gratitudine per una gentilezza recondita alle sue abitudini, mi strinse nella mano un pugno di frumento. Capii il perchè di tanta dignità, era gente che aveva la ricchezza nel cuore, me ne andai perso per la campagna con il sole nell'animo.
di Zanin Roberto
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