Gabriella Cuscinà aveva scritto, nel 2002, il romanzo “Elena a New York”. Nel libro si rivive la tragedia dell’11 settembre e si conoscono una serie di personaggi la cui vita, intessuta di situazioni a volte umoristiche a volte drammatiche, è il telaio dal quale la protagonista trae la sua vera forza.
Venne in mente all’autrice di contattare un intermediario statunitense che potesse fare pubblicare negli USA il romanzo di Elena, e navigando nel mare Internet, s’imbatté in un Italoamericano che strinse con lei un rapporto di vera amicizia telematica. Costui contattava gli editori americani per proporre, attraverso i loro consulenti editoriali, dei romanzi da tradurre e pubblicare negli Stati Uniti. La Warner Bross editoriale propose all’autrice di comprare il libro per mille dollari, senza però garantirne la pubblicazione. Gabriella Cuscinà commise l’errore di rifiutare l’offerta, perché pensò che avrebbe ceduto i diritti senza vera possibilità di aver pubblicato il romanzo. Non rifletté che in Italia, gli editori si fanno pagare per pubblicare. La Warner comprava per poco e senza pubblicare, ma pagava. Poi sicuramente un bel giorno avrebbe pubblicato.
Comunque durante la corrispondenza d’affari, l’intermediario cominciò a narrare a Gabriella la sua vita. Sembrava un diluvio di parole. Iniziava a raccontare e non si sapeva quando e come avrebbe finito. Narrò di essere l’erede delle terre dove sorsero le famigerate e innominate industrie del latte. Davvero la sua vita sembrava un romanzo e all’autrice ben presto venne in mente di rielaborarlo e scriverlo. A lavoro ultimato, la Cuscinà sottopose il romanzo a varie case editrici e tutte si dissero disposte a pubblicarlo. Tra tutte scelse la Cicorivolta edizioni, il cui proprietario le sembrò una persona onesta e squisita, attento alla correzione delle bozze, morigerato nelle richieste, disposto ad una buona distribuzione del libro.