orchideanera
Senatore
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Inserito - 09/07/2006 : 21:18:59
Sorride la tua voce, golosa di risposte e promesse, è un cavo in tensione che collega cuore e mente, roca soffocata, promette il mondo eppoi un altro mondo e ancora di piu’. Ha ritmi lenti, strascicati, capricciosa, dolce, senza possibilita’ di scampo. Fruga gli argini, filtra attraverso una luce opalescente, a volte tace, nervosa, dura. E’ attesa di tempo indeciso, si staglia netta nelle ombre con quell’odore di muschio e di attesa.Mi culla, fa dondolare le gambe e la voglia quando si posa incerta in quelle domande senza senso. Avvolge, cinge, spoglia, senza limiti, entra e percorre il mio corpo, solca le mie labbra con ostinata cura, e soffoca quando mi accarezza, appoggia le parole oltre il desiderio, sale e scende sulla mia pelle. E’ cibo che divora con frenetico appetito, e’ un deserto di pioggia quando sale tra le gambe incollandomi a muri inesistenti, mi schiaccia in morbidi contatti, e’ pressione e torsione, spasmo che offre sguardi e marca curve. E quelle parole hanno una magia spicciola, sono miracoli ripetuti, chiavi che aprono il cuore, senza fretta, vestite d’amore stringono come una corda in tensione, entrano nella carne, governano il mio respiro, ali di farfalla, sono scelta e condivisione, liberta’ e rinuncia, in prospettiva. Corrono e pulsano, rosse di pesca, stringono nodi improvvisi, hanno voglie strane, profumano di cuoio vecchio, arrivano a onde come la risacca, sono aria eppoi corrente, mi violano nel silenzio di note in sospensione. Distinte e nette si appoggiano sopra il mio profilo, sono lacci, promesse negli occhi, indugiano entrando di taglio e si nascondono, sono martello che batte ferro, docili e accoglienti e io mi ci adagio come cera molle, gioco di carne che mi sale dentro, stille di pudore trattenuto. Armoniche, coincidono e si sovrappongono, affamate eppoi sazie allungano il ritmo e diminuiscono l’onda sempre piu’ strette al mio inarcarsi. A volte sono pietra dura, poi mani fresche , le assaporo col piacere, le assorbo come se i miei occhi si fossero fatti specchi, foce di lago increspato, ne prendo possesso, le faccio scivolare lungo la gonna, le controllo e le tengo sospese ad aspettare oltre la volonta’. Le sfilo dalla sua bocca, le conto sul palmo delle dita, ne faccio impronta nel rumore lieve della risacca e le sciolgo sulla lingua, ghiacciate, le stringo nel pugno e brucio raccontando voglie e amori e persa in questa sfida la cerco quando resta in silenzio, in quei giorni col dolore appeso in punta di dita....quando una sola goccia salata scivola sui miei occhi chiusi.
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