Ho visitato New York ad agosto e mi sono sentito affascinato dalle variopinte realtà umane di questa città. In questo triste anniversario sento perticolarmente vicine le pagine di un'introduzione ad un libro fotografico su New York.
A volte ci si augurerebbe davvero che Dio ricominciasse da capo e correggesse un paio di cosette che al primo tentativo non ha indovinato del tutto. Non dovrebbe certo cercarle a lungo: gli basterebbe scegliere New York, dove si incontrano tutte le culture, razze e religioni, come sull’arca di Noè. Dio si divertirebbe da matti nella Babilonia sull’Hudson. Perché non sono gli edifici e i grattacieli, le torri e i parchi che contraddistinguono New York. Sono gli uomini. (…) Le persone rendono New York più colorata di quanto non lo facciano le luci più variopinte della Times Square. New York è ricca e incredibilmente povera. New York è sporca e pulita. New York è insieme decadente e discreta, meravigliosa e orribile. E non è nemmeno una contraddizione. Questa città si comporta come una persona, ha sentimenti, cambi di umore, prova gioia e dolore.
Questo è il fascino di New York.
New York dicono i newyorkesi non senza orgoglio, non è l’America. Per fortuna. New York è un abbozzo di vita e un esperimento continuo. Perciò si continua a venire in questa città, dove i tassisti parlano sessanta lingue diverse e una corsa in metropolitana è come un piccolo viaggio attorno al mondo.
Il terrorismo ha lacerato la città, che forse non si riprenderà più da questo trauma. Certo, la voragine verrà riempita e si pianteranno alberi e si costruiranno nuovi edifici, ma lo squarcio è profondo, è una ferita dolorosa. Il dolore nonn smetterà mai. E quello che scrivono caustici i critici saccenti, che New York è fredda e inumana, è arrogante e falso. New York è la più umana tra tutte le città di questo pianeta. Con tutti i suoi vantaggi e svantaggi.
Michael Streck
Fulvio