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 IL MISTERO DI MAESTRALIS
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zanin roberto
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Inserito - 03/11/2006 :  21:10:32  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto

IL MISTERO DI MAESTRALIS

PREMESSA : AI CONCERTISTI E AI LETTORI

(Questo racconto di fantascienza è un'esperienza nuova per me e credo anche per Luisa, lo abbiamo scritto a quattro mani, non ci siamo incontrati, ne abbiamo avuto l'occasione di conoscerci direttamente, avevamo il rispetto,nato dalle letture reciproche. Spero che il risultato sia di buon livello, ma so per certo che questa collaborazione è la conferma di cosa vuol dire "rifuggiarsi" in questo sito, dove troviamo animi affini, sensibili agli ideali e desiderosi di conoscere e di confrontarsi con persone che la pensino allo stesso modo. Ci siamo lasciati la libertà di essere protagonista di una parte della narrazione, rispettando e fidandoci reciprocamente del lavoro dell'altro. La ringrazio per la sua disponibilità, per la condivisione del progetto,mossa, come so, da un animo sensibile.Io ho imparato che non siamo soli, che non siamo incompresi, abbiamo la solidarietà di tanti che si ritrovano qui, in Concertodisogni, e quando inserisci uno scritto, sai che il tuo pensiero rimbalzerà nel tam-tam dell'isola, dove ogni essere ha voce, grazie Luisa, sinceramente Roberto)

PRIMA PARTE di Zanin Roberto

Il quarto pianeta della stella Beltegeuse si stagliava in lontananza con il caratteristico colore violetto, Maestralis era la terra natia del capitano Fermio, comandante del cargo stellare Diana 300, aveva percorso in lungo e in largo le galassie, ora dopo otto anni ritornava a casa. Fissava dalla cabina di comando il suo mondo, con quegli occhi piccoli ed infossati. I maestraliani avevano sviluppato un adattamento al loro habitat, soggetto a continue burrasche di vento,rimpicciolendo gli occhi e riducendo a poco più di un centimetro le orecchie infossate, i capelli erano molto spessi e corti e le mani e i piedi vagamente a ventosa. Il secondo ufficiale, Americio gli si affiancò senza proferir parola, cercava di intuirne i pensieri ma sapeva che quel silenzio era troppo intimo per interromperlo. L'orbita si fece equatoriale e la distanza ormai ridotta a qualche centinaia di chilometri, si ammirava il mare rossastro di Abech,che, come un grande uccello si apriva in due ali continentali, si intravedevano i poli neri e ghiacciati di anidride carbonica, le alte montagne vulcaniche con il fumo giallo di anidride solforosa e le tre lune aranciate, Silio, Carbio, Fosforio, che proponevano un triangolo quasi equilatero in cielo.
- Finestra di rientro al mio comando, tre,due,uno.... - disse Americio con pazienza. La nave spaziale diede una forte accelerazione ben compensata dagli oscillatori al magma magnetico. Si stabilizzò per un minuto su una rotta di rientro, poi planò come un aliante a cui avevano tolto tutto il vento. Appena raggiunta la superficie fu investita da un rullio frenetico, uno sferzare senza pausa dei venti che spazzolavano per mesi le distanze piatte e levigate di Maestralis.
Si accesero delle luci al suolo e di colpo si apri il terreno, un enorme ascensore fece scendere sotto terra l'astronave. Quando il tetto fu richiuso scesero con un teletrasporto alla palazzina color bianco titanio, enorme fu lo stupore quando si accorsero che non c'era nessuno.
Il capitano Fermio iniziò a chiamare, a controllare in varie sale. Americio si fermò davanti ad una consolle a richiedere dati, mentre altri cinque membri dell'equipaggio si disperdevano nei grandi corridoi della città sotterranea. I led luminosi, tutto funzionava come se ci fosse la presenza degli abitanti, ma di loro nessun segno. Fermio si gettò fulmineo su di un auto a levitazione e si diresse verso il tunnel rosso che portava alla sua casa natia, nel lontano settore orientale. Americio lo vide con la coda dei piccoli occhi ma non fece in tempo a fermarlo,fece cenno a due uomini di raggiungerlo armi in pugno per aiutarlo,sparirono all'istante lasciando una scia vaporosa.
Fermio scese dal veicolo e si precipitò sulle scale d'accesso, entrò e urlò con tutta la forza in corpo:
- Mamma, papà, sono Fermio !
Cercò invano per tutta l'abitazione senza alcun risultato. Era vuota, non si notavano segni di lotta o effrazioni, solo una macchia giallastra sul pavimento, di resina fenolica. Si chinò ad osservarla, emanava un vago odore di muschio....si, forse era di origine vegetale con una struttura cristallina a reticolo simmetrico, forse era stata calpestata una pianta, una foglia, un frutto esotico proveniente da oltre frontiera, oppure un fungo della luna Fosforio, ma comunque, er l'unico indizio.
Raschiò la macchia munendosi di pellicole protettive alle mani e depose il materiale organico in un sacchetto di polimagnesite. I suoi uomini lo raggiunsero poco dopo, agitati e spaventati, ma determinati a rendersi utili. Americio lo chiamò alla trasmittente auricolare.
- Capitano ho trovato solo una serie di macchie....- lo interrupe Fermio - ...giallastre e con l'odore di muschio.
- Capitano...anche voi? - aggiunse Americio.
- Ho prelevato un campione da analizzare, ma il problema è a chi devo portarlo. Qui non c'è più nessuno! Forse su Gammairidea, li c'è una mia cara amica cosmobiologa, potrà darci delle risposte.
- Su Gammairidea ??? Ma per arrivarci dobbiamo attraversare la Depressione Neurinica di Shahala Bang se vogliamo arrivare in fretta, è molto pericoloso!!!
- Amico Americio, non ho, anzi, non abbiamo altra alternativa, un
viaggio in sicurezza durerebbe tre anni, mentre con il salto in
Depressione basterebbero venti giorni.
Gli uomini, a poca distanza, avevano seguito la conversazione ed ora erano pensierosi e rassegnati.
- I miei genitori, i vostri parenti, i nostri amici, gli affetti
che avevamo sul nostro pianeta sono scomparsi, è nostro dovere
scoprire cos'è accaduto.
- Signore! - disse l'ufficiale addetto alle trasmissioni Libek, in collegamento col centro polare di coordinamento cibernetico - ...sono
entrato nel computer principale della stazione Mylla Uno, le
ultime trasmissioni manuali risalgono a quattro giorni fa.Questo
vuol dire che fino a quattro giorni fa i maestraliani erano
presenti sul pianeta. Inoltre, una registrazione audio fa
riferimento all'attracco di una sonda di provenienza sconosciuta
posta in quarantena per prudenza ma con la quale non riuscivano
a comunicare perchè senza equipaggio.
- Grazie Libek, bel lavoro, sono fiero di voi ragazzi, insieme
riusciremo a venirne a capo, ve lo assicuro! - la voce del capitano era ferma e anche riconoscente prima di tornare a grandi passi allo scalo.
- Ok, ok...ora non montatevi la testa, forza decolliamo fra dieci
minuti.Signor Ann finisca i rifornimenti di combustibile, viveri
e acqua. Pronti al decollo! - il secondo ufficiale strizzò l'occhio alla telecamerina.
Una lunga scia blù si disperse fra i violenti venti di Maestralis, il Diana 300 usci dall'atmosfera del pianeta, passando tra le lune Silio e Carbio puntò verso la Depressione Neurinica di Shahala Bang.
Il pianeta apparve, attraverso gli oblò, sempre più piccolo ed avvolto nel mistero, poi scomparve.La velocità era prossima a quella della luce e le stelle diventavano fili luminosi nell'orizzonte cosmico, le vibrazioni dello scafo aumentarono di intensità, le luci si attenuarono, poi di colpo cadde il silenzio.
Fermio controllò un monitor mentre Americio scandiva solenne :
- ...meno 30....meno 20...meno 10....dentro! Mio Dio che
sensazione strana, lo spazio è di colore verde chiaro,la materia
ha perso i suoi contorni, siamo avvolti da un plasma fluido di
energia neurinica, tutto è trasparente!
Libek si schiarì la voce, allineò alcuni sensori e disse:
- Capitano! La velocità di penetrazione è in drastico calo.
- Compensare con iniettori ad antimateria fino a 9.80 megaelios,
spegnere le batterie dei comparti stiva, serre, palestre,
laboratori, interrompere le comunicazioni ausiliarie,
disinserire le funzioni antigravità...
- Signore, navigheremo solo con i sistemi essenziali in funzione ?
- So quello che sto faccendo - Fermio si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona e chiuse gli occhi.
Un calore intenso avvolse la nave, un'onda d'urto simile ad un raggio traente colpì la plancia. L'equipaggio fu preso da un senso di soffocamento e i loro corpi cominciarono ad espellere oleine burrose che il loro metabolismo produceva in abbondanza.Le forze venivano meno, ma il Diana 300 procedeva a velocità sostenuta e senza stalli.
Venne distribuito del liquido dissetante e particolari integratori oligo lipidici nonchè speciali enzimi stabilizzanti la membrana cellulare. Sonde trasparenti effettuavano il dosaggio a seconda del destinatario.

I giorni passavano lenti e tutti subivano, anche se in modo diverso, gli effetti del campo neurinico. L'addetto alla serra ebbe un colasso termico, Vulcos l'ufficiale medico faticò non poco a tenerlo in vita. Americio perse la vista ad un occhio, sensibile alle frequenze ultraviolette che si producevano di tanto in tanto, lo stesso comandante Fermio fu colto da una paresi facciale che lo mise fuori combattimento per un paio di giorni, ma finalmente verso il sedicesimo giorno uscirono dalla depressione neurinica............
(continua)

zanin roberto

luisa camponesco
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Maestralis
(parte seconda)

Il cosmo riprese il suo aspetto normale mentre sul Diana300 si faceva la conta dei danni.
Vulcus si spostava da uno pseudo-letto ad un altro, i feriti erano sistemati anche sul pavimento.
- Dottore, stiamo esaurendo le scorte di enzimi stabilizzanti.
- Dottore non ci sono più integratori disponibili.
Vulcus si appoggiò alla paratia, era esausto i giorni trascorsi erano stati terribili, tutti, anche se in modo diverso, erano stati colpiti, nel fisico e nel morale. Già, anche nel morale, si augurava di non rivivere più una simile esperienza.
Da un anno prestava servizio sul cargo ed aveva sempre svolto egregiamente il suo lavoro. Ma ora senza il necessario supporto medico poteva fare bene poco, solo sperare di giungere presto a destinazione.
- Dottor Vulcus! – la voce di Fermio nell’interfono risuonava forte e chiara. – mi faccia rapporto.
- Capitano se non avrò quanto prima scorte mediche adeguate il mio rapporto sarà molto breve.
- Entreremo nell’orbita di Gammairidea fra due ore, può venire in plancia?
Il dottore si sentì sollevato a quella notizia e dopo aver dato alcune disposizioni ai suoi assistenti si avviò verso il ponte di comando.
Il globo roseo del pianeta riempì lo schermo insieme alle speranze dell’equipaggio. La torre di controllo dello spazioporto di PratosUno autorizzò l’attracco alla stazione orbitale e, Fermio, Americio, Vulcus, Libek ed alcuni uomini della sicurezza si teletrasportarono nell’hangar di emergenza.
- Comandante Fermio, abbiamo ricevuto il vostro messaggio, deve esserci un motivo grave se vi ha indotto ad attraversare la Depressione Neurinica.
- Le farò un rapporto dettagliato commissario Rainer, ma ora abbiamo una priorità, dobbiamo far analizzare una sostanza organica dalla cosmobiologa Hambra del Centro Ricerche Microorganiche, è una questione di vitale importanza.
- In questo caso vi metto a disposizione due avio-scooter, farete più in fretta.
Fermio e Americio salirono sul primo e si avviarono a gran velocità verso il Centro Ricerche.
In quel periodo dell’anno gli alberi di Purpurea astralis erano al massimo della loro fioritura e donavano al parco, che circondava l’edificio, un’esplosione di colori e profumi, se si fosse trovato un’altra situazione, Fermio si sarebbe sdraiato volentieri all’ombra dei loro rami, ma nonostante tutto non riuscì a sottrarsi al fascino di quello spettacolo.
Atterrarono sul tetto dei laboratori, tutto era tranquillo, del resto non potevano sapere e neppure immaginare ciò che era accaduto su Maestralis.
Stavano percorrendo il Lab1 quando, ansante per la corsa, Hambra venne loro incontro.
- Ho ricevuto una oleo-chiamata da Rainer, tutto il pianeta ora sa che avete attraversato la Depressione Neurinica, è successo qualcosa di grave?
- I maestraliani sono… - Vulcus fu interrotto da Fermio che gli fece segno di tacere, poi prese in disparte Hambra
- Dovremmo parlarti ma…in privato.
La donna sgranò gli occhi e fece loro cenno di seguirla. Fermio si dette mentalmente dello sciocco, tutto preso com’era dalla situazione non l’aveva nemmeno salutata. Mentre le camminava al fianco, notò che, nonostante gli anni passati, era ancora molto bella con la sua figura sottile e le mani delicate.
- Ecco, questo è il mio studio, possiamo stare tranquilli, nessuno ci disturberà.
Vulcus, preso da curiosità professionale, incominciò ad ispezionare i vari strumenti allineati in un vetrinetta, ma fu subito richiamato da Americio mentre Fermio incominciava a raccontare quanto accaduto su Maestralis.
- Avete con voi la sostanza da analizzare?
- Certo eccola… - Fermio estrasse la provetta da una tasca interna, Hambra lo fermò.
- Aspetta! Poiché non sappiamo di cosa si tratta dobbiamo prendere delle precauzioni. Qualcun’ altro su Gammairidea è a conoscenza di questa cosa?
- Non abbiamo avuto il tempo di comunicare nulla. – rispose Americio
- Meglio così, nessuno deve sapere. Se ci fosse il sospetto di una contaminazione, voi sareste ritenuti responsabili, con conseguenze che non voglio immaginare. Dobbiamo fare in fretta prima che qualcuno incominci a fare domande.
Scesero con l’ascensore in una zona sotterranea e dopo aver superato tre porte stagne Hambra aprì la quarta con la propria impronta vocale. Luci intense si accesero al loro ingresso nella stanza mostrando l’anticamera di un laboratorio.
- Mettetevi le tute protettive, qui si analizzano e studiano virus e batteri di ogni genere. Avrò bisogno del tuo aiuto Vulcus.
L’ufficiale medico gonfiò il petto, aveva sperato in questa richiesta. Fermio gli fece un cenno di assenso poi tutti entrarono nel laboratorio.
L’esame del campione impegnò il gruppo, ciascuno con un compito preciso, Americio e Fermio portavano provette, vetrini, e, su istruzioni di Hambra, anche una campana di contenimento per una eventuale coltura.
La sostanza biologica venne esaminata con un laser-scopio della serie W2, più preciso di altri.
Più il tempo passava e la tensione aumentava, Hambra e Vulcus si scambiavano occhiate perplesse.
- E’ un batterio! – esclamò ad un tratto Hambra – deve avere interagito in qualche modo con l’atmosfera di Maestralis ed ha modificato la sua struttura originaria. Ma non riesco a capire come i maestraliani siano spariti. – emise un sospiro rassegnato poi le venne l’idea.
- Nella campana di contenimento Vulcus potrebbe ricreare le condizioni ambientali di Maestralis mentre io isolo il batterio.
L’idea parve buona. Ripresero a sperare.
Quando tutto fu pronto Hambra si tolse la maschera protettiva.
- Ora non ci resta che aspettare. –
Si lasciò cadere, sfinita, sulla poltroncina mentre Fermio le teneva una mano. Un led rosso iniziò a lampeggiare.
- Mi stanno chiamando. – disse Hambra
- Allora devi rispondere! – esclamò Fermio
- No! Non ora, siamo troppo avanti con l’esperimento.
Vulcus, spossato dalla tensione, si appisolò, Americo tormentava con le mani le stellette della divisa, Hambra e Fermio parlavano sottovoce, vicini, le loro teste si sfioravano.
- Guardate!! Sta succedendo qualcosa. – Americio era scattato in piedi ed indicava il contenitore.
In effetti qualcosa stava cambiando, incominciando dal colore, divenuto più intenso. Una nebbia densa impediva di vedere chiaramente, ma quando tutto tornò limpido, la piccola pianta posta sotto la campana era sparita.
- Ma che fine ha fatto? – Fermio era sbalordito
Hambra prese uno schermoplasma.
- Non riesco a credere a ciò che sto vedendo! – esclamò dopo un po’
- Cosa stai vedendo? – chiesero all’unisono
- La pianta non è effettivamente scomparsa. Il batterio ha creato una intersezione dimensionale.
- Vuoi dire che la pianta si trova in un’altra dimensione? - domandò Fermio
- Esattamente, e può essere accaduta la medesima cosa anche su Maestralis.
Calò il silenzio sul gruppetto, per poter prendere meglio coscienza di quanto avevano scoperto.
- Cosa possiamo fare? – chiese Americio
- Dobbiamo tornare su Maestralis. – rispose Hambra – è necessario studiare la sonda sconosciuta. Se c’è una soluzione la troveremo solo sul vostro pianeta.
- Dovremo riattraversare la Depressione Neurinica non possiamo certo attendere tre anni…
- Verrò con voi! - Hambra interruppe Fermio
- Non posso permetterlo è troppo pericoloso, come comandante del Diana300…
- Anche noi abbiamo studiato gli effetti della Depressione sull’organismo. – Hambra intervenne nuovamente, mentre una luce nuova le brillava negli occhi. – abbiamo trovato delle soluzioni. Non sono ancora state sperimentate ma sarebbe l’occasione giusta per farlo.
- Che tipo di soluzioni? – riprese Fermio
- La prima consiste in una rivestitura dello scafo con una soluzione anti-neurone. Gli esperimenti fatti hanno dato buoni risultati, ma nel nostro caso necessiterebbe di troppo tempo. La seconda è un composto da ingerire, che attenuerebbe le conseguenze, ma senza eliminarle del tutto, della prolungata permanenza nelle Depressione. L’ideale sarebbe l’applicazione combinata di entrambe le soluzioni. Un giorno ci arriveremo ma per ora….
- Dobbiamo decidere! – Fermio si risolse ai compagni – voi cosa ne pensate?
Parlarono fra di loro mentre Hambra completava alcuni calcoli.
- Siamo tutti d’accordo. – disse Fermio – vada per il composto da ingerire, naturalmente l’equipaggio sarà formato solo da volontari, ma sono convinto che con Hambra e Vulcus a bordo possiamo stare tranquilli.
Hambra sorrise sollevata.
- C’è un ultima cosa che devo dirvi. Il batterio sarà sicuramente ancora attivo su Maestralis, e, secondo i calcoli da me fatti si può restare per cinque giorni sul pianeta senza scomparire. Oltre questo termine finiremmo nell’altra dimensione temporale.

I preparativi della partenza si svolsero abbastanza velocemente, le autorità gammairideane ritennero soddisfacenti le motivazione presentate, anzi furono bene contente di collaudare il composto proteico adatto a far attraversare la Depressione Neurinica, ma furono taciute le vere ragioni di quel viaggio. Tutto l’equipaggio della Diana300 si dichiarò volontario con grande soddisfazione del capitano Fermio.
La Depressione Neurinica apparve sullo schermo come un drago dalle fauci spalancate, gli uomini fecero la fila in infermeria. Hambra e Vulcus somministravano il composto proteico a seconda del peso di ciascuno.
Gli effetti sull’organismo dei maestraliani si rivelarono notevolmente ridotti rispetto alla precedente esperienza, Hambra registrava i risultati sul protocollo medico e la sua amicizia con Fermio divenne più stretta. Anche Americio accusò meno dolore agli occhi
Grida di esultanza risuonarono per la nave quando furono in vista di Maestralis.
- Adesso diamoci da fare! – esclamò Fermio impaziente di ritrovare la sua famiglia.
- Cominciamo dall’analisi della sonda! – fece eco Americio
Muniti si spetrometro si avvicinarono alla navicella sconosciuta.
- Rilevo una distorsione gravimetrica.
- Io rilevo tracce di ionizzazione.
- Tracce di ionizzazione! Questo significa che chiunque l’abbia costruita ora la sta cercando. – esclamò Hambra – è chiaro, ormai, che anch’essa proviene da un’altra dimensione. Dobbiamo capire come ha fatto a giungere fin qui! Devo scendere sul pianeta
- Verremo con te! – Americio parlò per tutti.
Maestralis era come l’avevano lasciato. Spazzato dal vento impetuoso e da tempeste di sabbia, solo quando si placavano si poteva udire il ticchettio delle strumentazioni ancora funzionanti come se gli abitanti potessero apparire da un momento all’altro.
- Allora, ti sei fatta un’idea? – chese Fermio ad Hambra
- Vedo una sola possibilità – tutti si fecero attenti – una collaborazione con i costruttori della sonda.
- Non vedo come! – Americio incominciò a preoccuparsi
- Andrò da loro. – riprese Hambra - dal momento che rivogliono la sonda e noi, i maestraliani, unendo le reciproche conoscenze scientifiche, potremmo svelare questo mistero.
- Con quale mezzo pensi di andarci? – chiese Fermio allarmato
- Mi basta rimanere cinque giorni sul pianeta, il resto verrà da sé.
- Non posso permetterlo! Come comandante…
- Aspetta! – lo interruppe Hambra – se ti dicessi che potremmo comunicare.
Lasciò la frase in sospeso per vedere le reazioni dei compagni.
- Fra due dimensioni? Ma è impossibile.
- Le tracce di ionizzazione che Vulcus ha rilevato non sono altro che un tentativo dell’altra specie di comunicare con noi.
- Dobbiamo discuterne. – tagliò corto Fermio
Sul Diana300 non si parlava d’altro. In sala comando era un continuo trattare, analizzare, studiare, fino alla decisione finale.

Le lune aranciate erano in triangolo, più belle che mai, al teletrasporto Hambra e Fermio si tenevano per mano.
- Siete sicuri di quello che fate? - La voce di Americio tremava un poco per la commozione.
- Più che sicuri. – rispose Fermio – ti affido il comando del Diana300, so di metterla in buone mani.
Si salutarono militarmente e mentre i loro corpi svanivano, rimasero sospese nell’aria le ultime parole.

Ritorneremo.


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luisa camponesco
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Inserito - 10/11/2006 :  10:31:44  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Il Mistero di Maestralis
(conclusione)

Si materializzarono nei pressi dello spazioporto, un colpo di vento li investì facendoli vacillare. Si tennero per mano.
- Mettiamoci al riparo! – Fermio trascinò Hambra all’interno della sala Controllo Traffico. – e adesso cosa facciamo?
- Ho bisogno di un luogo dove lavorare e, tranne aspettare non dobbiamo fare altro. – rispose Hambra
- Il Centro Ricerche Galattiche potrebbe andar bene?
Hambra rispose con un sorriso e Fermio si mise alla ricerca di un mezzo di trasporto.
Percorrere le strade deserte causò un senso di inquietudine e dolore in modo particolare a Fermio.
- Dobbiamo farli tornare.
- Ci proveremo, ci proveremo… - sospirò Hambra
Nel Centro Ricerche Galattiche una fontana zampillava nel grande atrio, mentre fuori un’altra bufera di sabbia si abbatteva sull’edificio facendo tremare le vetrate.
Hambra, munita di un laser-cord adatto alla ricerca delle tracce di ioni, eseguiva un’analisi a 360°.
- Rilevo tre tracce. Ci sono tre presenze nell’atrio.
- Allora vediamo quante ne troviamo all’interno del centro.
Rilevarono tracce in ogni ambiente, le più numerose nel laboratorio analisi e ricerche.
- FERMIOO!!! Qualcuno sta rilevando noi! – il laser-cord sembrava impazzito
- Vedi? Il segnale va in entrambe le direzioni. Chiunque ci sia dall’altra parte sta facendo la medesima cosa.
Questa scoperta li lasciò senza fiato.
- In questo laboratorio le strumentazioni sono tutte operanti, voglio tentare un esperimento. – Hambra si sedette davanti ad uno spetro-monitor ed incominciò a lavorare.
- Io cosa devo fare? – chiese Fermio
- Potresti procurare del cibo, sto morendo di fame.
Presa un’auto a levitazione, Fermio, vagabondò un po’ per la città, soffermandosi davanti a casa sua. Resistette alla tentazione di salire, gli avrebbe fatto troppo male, invece si diresse al Circolo del Ristoro. Prelevò il necessario per cinque giorni, lasciò una ricevuta augurandosi di poterla pagare quanto prima.

°°°°°

Sul Diana300, Americio cercava di dare una parvenza di normalità. L’equipaggio svolgeva le mansioni di sempre, nonostante l’atmosfera che pesava come un macinio.
- Cosa staranno facendo? – chiese Vulcos
- Troveranno una soluzione, io lo sento. – Americio osservava fiducioso il pianeta.
- Qualcosa la possiamo fare anche noi! – riprese Vulcos – abbiamo la sonda potremmo scoprire qualcosa di nuovo.
- Hai ragione Vulcos non possiamo lasciar fare tutto il lavoro a Fermio ed Hambra
- Allora diamoci da fare!!
Presi da entusiasmo si diressero verso l’attracco 11.

°°°°°

- Progressi? – Fermio entrò nel laboratorio con due tazze di tè fosforiano.
- Devo fare ancora alcune verifiche ma…potrei essere sulla buona strada. Devo seguire le tracce ioniche sono sicura che ci condurranno nell’altra dimensione.
Una folata di vento più violenta delle altre li fece sobbalzare.
- Dovremmo esserci tra un po’! Il batterio sta agendo.
- Hai paura? – chiede Fermio abbracciandola.
L’inattesa manifestazione d’affetto commosse Hambra che nascose il viso contro il petto dell’uomo.
- Guarda!!- esclamo ad un tratto la donna
La luce si era fatta più intensa e una nebbia sottile rendeva opaca ogni cosa.
- Ci siamo!
La prospettiva dell’ignoto li fece tremare, ma la determinazione a scoprire il mistero era più forte di qualsiasi cosa. Hambra si guardò le mani che divenivano trasparenti, poi vennero inghiottiti in un vortice roseo.

°°°°°

Americio e Vulcos si erano concentrati sulla sonda, avevano avuto la sensazione che fosse responsabile delle cause che condannavano un pianeta al confino dimensionale. Approdati con il Diana 300 al molo 11 si erano diretti all’hangar della quarantena mentre Liebek e Ann con l’equipaggio avevano formato il centro di sorveglianza.
I venti quasi non considerassero la situazione, continuavano a battere la superficie con rinnovata energia, le polveri sottili di Maestralis penetravano ovunque e le foreste di felci silicee si piegavano quasi rassegnate incurvando e lasciando agli scheggiosauri di dondolarsi sui rami elastici, la luce di Beltegeuse arrivava esausta e le lune nel cielo estivo si alternavano allo zenit in un gioco di allineamenti simmetrici.
- Vulcos, passami la siringa con l’isolante deltaneurinico, non so perché ho la netta sensazione che da questo boccaglio si raggiunga qualche centro di controllo cibernetico” disse Americio con discreta convinzione.
- Sai Americio, pensavo che…” rise tra sé mentre il secondo ufficiale dopo aver iniettato del liquido nel boccaglio metallico, lo guardò perplesso, pregandolo di continuare.
- Voglio dire, non ha mai visto il comandante cosi felice, pensavo che tra lui e…insomma mi hai capito?”
- “ Eh?...cosa stai blaterando Vulcos? Non ho capito un bel niente!”
- “ Ma sei cieco?! Insomma sono innamorati Fermio e Hambra, è evidente!...io credo che…”
Non riusci a finire la frase che la sonda si mosse, assunse una posizione verticale, eretta, si aprirono due grandi braccia e scesero due tozze gambe, quindi ruotò la cabina e si posizionò sopra a mò di testa. Americio e Vulcos si spaventarono poi si trovarono di fronte ad un androide di grande dimensione, fece uscire un suono incomprensibile poi dopo una serie di tarature il linguaggio divenne maestraliano.
- “ Unità esplorativa Prisma serie Evolucion, in missione di rifornimento energetico, sul pianeta Maestralis, stato di funzionamento primario all80%, avarie rilevate nei trasporti subdimensionali, alterata la interazione neurinica.Civiltà incontrata ostile, difesa attuata con propagazione di baaaattterrrioooo……bat…..batttr….di batterio “alterativas dimension”…..cooonnn…..coaannn…..zzzzz……”
Poi tutto cessò quasi istantaneamente, lasciando i due del Diana 300 perplessi e disorientati, videro accartocciarsi l’androide e disattivarsi ogni forma di attività.
La radio gracchiò un messaggio: “ Qui centro di sorveglianza Maestralis, sono Libek, signori la temperatura sta scendendo velocemente, rientrate entro 30 minuti, signor Vulcos c’è un messaggio per lei da Gammairidea!”
- “ Bene Libek, rientriamo, anche perché abbiamo grosse novità!”
- “ Coordinate rientro 393 su linea tangente al radio faro…..” disse Libek con entusiasmo esagerato.
- “Americio si va? “ disse Vulcos rassegnato.
La rover a levitazione si diresse nella direzione suggerita da Libek, una tempesta di polvere li faceva procedere alla cieca, rallentarono la velocità ma qualche cosa non tornava, non c’erano le scariche elettrostatiche del canyon che avevano percorso all’andata e il terreno era piatto e regolare senza le buche di prima, Americio ebbe un sospetto, fermò il rover, scese e con lettore ottico ultrasonico, visionò quello che aveva di fronte, un orrido di quasi un chilometro di profondità, morte certa, ancora poche decine di metri……
Ma come era possibile? Loro avevano solo inserito le coordinate trasmesse da Libek!

°°°°°

Il vortice cambiò colore, divenne blu scuro, galassie sconosciute roteavano attorno a loro, pianeti incredibili sfrecciavano inserendosi nelle orbite delle stelle, poi com’era iniziato il vortice si placò. Nel laboratorio, gli scienziati lavoravano con un ritmo frenetico scambiandosi informazioni e postazioni ai vari micro-laserscopi. Fermio ed Hambra si tenevano ancora per mano quando uno di essi, alzando gli occhi li vide.
- Per tutte le lune di Astralis! Come siete giunti fin qua!
Fermio riconobbe Xabèr, il responsabile del Centro.
- Veniamo dall’altra parte, vi cercavamo.
La sorpresa era palpabile, tutti si fecero loro attorno, gridando, domandando, piangendo.
- Fateli respirare! – urlò Xabèr, poi si rivolse a Fermio – Il fatto che voi siate qui ci da un motivo un più per credere che esista una chiave di passaggio.
- La troveremo – esclamò Hambra presentandosi.
Mentre Hambra e Xabèr parlavano delle reciproche scoperte, Fermio approfittò per uscire dall’edificio. Doveva assolutamente verificare una cosa. Non c’era ombra di dubbio, quello fosse Maestralis, la sola differenza era il colore del cielo di un azzurro intenso mai visto prima. Presa una macchina anti-gravità si diresse, col cuore in gola, verso casa.
La prima persona che vide fu la sorella, poi sua madre, raccoglievano fiori di pulpurio dal vivace colore rosso. Rimase a guardarle finché loro non s’accorsero della sua presenza. Impossibile descrivere la sorpresa e la gioia di quell’incontro. Si trovarono abbracciati.
- Pensavamo di averti perso. – disse la madre fra le lacrime.
- Io non mi arrendo mai. – rispose Fermio – dov’è papà?
- È in casa, non sta molto bene.
- Sogno o questa à la voce di Fermio! – il padre era sulla porta appoggiato ad un bastone col volto sofferente. E quella sera si raccontarono tutto quanto era accaduto, da entrambe la parti.
- Devo tornare al Centro e sapere quali progressi hanno fatto! – nonostante le proteste della famiglia Fermio li salutò con la promessa di tornare presto.

- Dove sei stato? Ero preoccupata! - le labbra di Hambra tremarono un po’
- Dalla mia famiglia volevo assicurarmi che stessero bene. Scusami se non ti ho avvertito…
Non fece in tempo a finire la frase che Hambra gli gettò la braccia al collo. Le loro labbra si incontrarono e l’universo scomparve per un attimo.

°°°°°

Passata la sorpresa per il mancato pericolo Americio e Vulcos si interrogarono.
- Come è stato possibile un simile errore?
- Ma sarà stato un errore?
- Cosa intenti dire? – chiese Vulcos
- Intendo dire che nemmeno l’addetto ai rifornimenti farebbe una cosa simile.
- Non posso credere che l’abbia fatto di proposito – continuò Vulcos – adesso cosa facciamo?
- Adesso torniamo indietro, torniamo alla sonda o qualunque cosa essa sia.
- Avvisiamo il Diana300?
- Assolutamente no, silenzio radio da adesso in poi e stiamo a vedere… – Americio assunse il tono tipico di chi sa comandare.
Sul Diana300, Libek camminava nervosamente sulla plancia.
- Problemi? – Ann era sopraggiunta in quell’istante.
- Sono preoccupato – mentì Libek – Americio e Vulcos avrebbero dovuto essere già qui da un bel pezzo.
- Appronto una squadra di soccorso?
- Non ancora, attendi un mio ordine!
Nonostante fosse sorpresa Ann non fece commenti, ma un campanellino risuonò nella sua mente.
Non visto Libek si diresse verso l’infermeria, lì infatti, Vulcos conservava la formula del composto proteico adatto all’attraversamento della Depressione Neurinica mentre nella cabina di Hambra anche quella della rivestitura anti-neurone per lo scafo. Avrebbe potuto venderle e ricavarne tanto da comperarsi un intero asteroide e vivere nella ricchezza per il resto della sua vita.
Intanto, sul pianeta, Americio e Vulcos erano tornati alla sonda-androide.
- Dobbiamo ridarle energia, solo così potremo capirci qualcosa!
- Dimmi solo come possiamo fare?- chiese Vulcos – sul pianeta siamo soli.
Una folata di vento li investì.
- Useremo la forza della natura sarà Maestralis ad aiutarci.
Vulcos capì! Si misero all’opera collegando cavi dalle pale eoliche alla sonda. Dovevano lavorare in fretta, il batterio agiva in cinque giorni e la causa era proprio quella andro-navicella. Beltegeuse era tramontato e le tre lune splendevano nel cielo. Le pale eoliche giravano vorticosamente mentre Americio e Vulcos dormivano nell’hangar una voce gracchiante li svegliò.
- Unità esplorativa Prisma serie Evolucion….
- Ci siamo! – esclamò Americio
L’androide incominciava a muoversi, alcuni led lampeggiavano.
- Dobbiamo comunicare con lui, dovrebbe esserci un pannello di controllo da qualche parte.
- Civiltà ostile, Civiltà ostile, propagazione batterio in atto.
- Fallo tacere. – implorò Vulcos
Svitarono il pannello situato sul lato posteriore dell’androide, un insieme di pulsanti di vari colori lampeggiavano.
- Quale sarà quello giusto? – Americio spinse un pulsante rosso, il risultato fu una scarica di energia che lo scaraventò contro una parete.
- Non agitarti! – Vulcos, preso il kit medico fece una prima analisi. – amico ti sei preso una bella sventola.
- Dobbiamo provarli tutti, non abbiamo molto tempo.
- Allora riflettiamo! Quale sarebbe il pulsante che non ti sogneresti di premere?
- Hai ragione Vulcos, non devo aver fretta, ma ragionare.
Americio tornò a concentrarsi sul pannello.

°°°°

- Hambra non so cosa…
- Ssstttt… - Hambra pose le dita sulla bocca, Fermio le afferrò la mano e la tenne ferma sulla guancia.
- DOTTORESSA HAMBRAAA… - voce di Xabèr ruppe l’incanto. Correva trafelato verso di loro. – Vengaaa abbiamo trovato qualcosa.
Si precipitarono in laboratorio.
- Ditemi cosa avete trovato!
- Siamo riusciti a decifrare una metà del dna del batterio. Se potessimo a completare la ricerca troveremmo il modo per neutralizzarlo.
- Dottor Xabèr! - chiamò un assistente - sto rilevando un aumento di emissioni ioniche, le tracce si fanno sempre più consistenti.
- Ci stanno chiamando! – tutti guardarono Hambra con stupore – ci stanno chiamando – ripeté con voce vibrante. La donna raccontò di aver trasmesso all’ufficiale in seconda Americio, le informazioni specifiche per comunicare fra le due dimensioni usando i flussi ionici.
Un’ondata di euforia si propagò per tutto il Centro.
- Cosa ci stanno dicendo? – chiese Xabèr
Hambra pretese il silenzio e si mise a contare gli impulsi che provenivano dall’altra dimensione.
- La sonda è un androide, aspettate…. Ha diffuso…il batterio….perché ci considerava ….civiltà…ostile. Dottor Xabér, ho un’idea, vorrei chiedere a Vulcos di analizzare il dna del batterio nella sua dimensione. Ho la sensazione che riuscirà a decifrarne solo metà proprio come noi, ma potrebbe essere la metà mancante.
- Allora glielo comunichi senza indugio.

°°°°

Intanto a bordo del Diana300.
- Tenente Ann! Rilevo una trasmissione sub-spaziale diretta alla coordinate 2W-3K
- Origine della trasmissione?
- La cabina dell’ufficiale Libek
Ann rimase in silenzio per qualche istante.
- Cosa c’è a quelle coordinate?
- Una base militare Liusiana.
- Sicurezza! Al ponte tre!
Ann scattò in piedi e prese il turbo-ascensore

°°°°

Americio e Vulcos avevano attrezzato una parte dell’hangar a laboratorio. Vulcos alle prese con provette, vetrini e laser-scopio seguiva le istruzioni di Hambra. Dalla sonda avevano ricavato interessanti informazioni. La civiltà che l’aveva costruita era, probabilmente, ormai estinta. Le risorse sul loro pianeta dovevano essersi esaurite da tempo. La navicella-androide si era persa nello spazio a causa di un’avaria prima di atterrare su Maestralis.
- Come sta andando?- Chiese Americio
- Ho buone speranze! Dovrei farcela tra breve.
Mentre Vulcos lavorava, Americio interrogava l’androide, divenuto ora molto più amichevole.
- Il sotto- programma OmegaUno risulta danneggiato, tutte le informazioni in esso contenute sono da considerarsi perdute. – gracchiò l’androide.
- Purtroppo per noi – sospirò Americio.
- Americio!!Sono pronto! Posso trasmettere ad Hambra l’analisi del dna. Come aveva intuito è solo il cinquanta per cento, ma se si combina con la loro metà avremo trovato la chiave.

°°°°

Xabèr ed Hambra lavorarono instancabilmente fino al completamento del dna del batterio. Proiettarono l’immagine su un oleo-schermo che ne evidenziava tutta la complessità.
Approntarono una campana di contenimento e coltivarono un anti-batterio. E poi attesero.

°°°°°

- Libek sono Ann aprimi!
Nessuna risposta. Allora puntò il laser contro la porta. Uno sfrigolio il metallo divenne rosso e cedette. Libek stava ancora trasmettendo
- Ann non sai cosa stai facendo! Potremmo dividere i profitti ce n’è per tutti.
La donna fece cenno alle guardie di prenderlo.
- Troppo tardi Ann, i liusitani sono già in possesso delle formule.
- E tu non avrai tempo di goderti i profitti. Avvertirò Gammairidea prenderanno delle contromisure.
- Tenente Ann venga in plancia subito. Ci chiamano dal pianeta. – l’avvisò l’addetto alle trasmissioni.

°°°°°

Nella campana di contenimento l’antibatterio combatteva la sua battaglia. Hambra, esausta fra le braccia di Fermio risposava. Xabèr le toccò dolcemente il braccio.
- Venga a vedere!
L’aria ribolliva creando lampi bluastri, era come se si all’improvviso si fosse scatenata una tempesta. Quando si placò sul fondo della campana apparve un cerchio scintillante.
- E’ il mio bracciale! L’ho lasciato nel lab…. – si toccò istintivamente il braccio. – questo significa che…
- Significa che ce l’abbiamo fatta. Abbiamo aperto una breccia dimensionale. Ora dobbiamo estenderla su larga scala.
L’entusiasmo della scoperta contagiò tutti.

°°°°°

Americio era nervoso, si guardava continuamente mani e piedi.
- Cosa stai facendo? – chiese Vulcos
- Secondo i calcoli di Hambra dovremmo cominciare a scomparire.
Ma non successe nulla del genere, anzi al contrario il latrato di uno xilone li fece uscire di corsa dal capannone. Gli animali stavano tornando.
- C’è riuscita, c’è riuscita, quella donna è un genio.
Piano piano la vita ricominciò su Maestralis.

La gente ritornò alle case, alle funzioni lasciate, le città si rianimarono, tutto si attivò come in una rinascita simultanea, lo sciame di umanità si distese ovunque e finalmente l’incubo si trasformò in rinnovata speranza. Certo l’avventura planetaria avrebbe lasciato qualche cicatrice psicologica ma la solidarietà e la fratellanza dei Maestraliani era temprata ulteriormente.

°°°°°

Su Gammairidea si presero severe misure dissuasive a livello diplomatico, avvertendo il bellicoso popolo di Liusiana di restituire la formula del composto antineurinico per altro inservibile, a detta di Hambra, per il segretissimo catalizzatore utilizzato e per il suo difficilissimo reperimento, trattandosi di un minerale che si trova solo su una luna all’interno della Depressione Neurinica di Shahala Bang.
Libek venne condannato per tradimento alla detenzione nella lontana Asteroid Black e Ann venne promossa a ufficiale in seconda mentre la normalità si diffondeva con l’entusiasmo dell’ottimismo.
Su Maestralis, il mistico giorno della “rigenerazione” era una festa che cadeva con la frequenza dei sette anni, in cui l’allineamento delle tre lune in una retta, favoriva una insperabile tregua delle bufere di vento, ovattando di luce violetta l’intero pianeta, si poteva godere di una settimana di straordinaria pace, in cui i rituali di giuramento agli alti ideali di spiritualità si alternavano ai banchetti e alle musiche.
Fermio fissava etereo il mare rosso di Altech, le onde frangevano lente con il ritmo del cuore, Hambra sorrideva estasiata a quello spettacolo, si spostò davanti a lui, dandogli le spalle, subito la fragranza dei suoi capelli turbò il comandante.
Stavano in silenzio, si godevano la loro vittoria, le luci lontane, i flebili rumori, ricordavano loro che erano eroi, un piccolo scheggiosauro balzò su uno scoglio e si dileguò furbo, una navetta turbinò alta nel cielo, Hambra distese le braccia all’indietro sopra la nuca e disse:
- “ Sono felice….Fermio, ti amo…..!”
Fermio la girò con risolutezza, sorprendendola, la fissò serio e la baciò con un trasporto eccessivo ma generoso, virile ma rispettoso, la alzò, sollevandola in aria e mentre lo faceva, dai piccoli occhi scendevano lacrime di felicità, la stringeva come un tesoro irrinunciabile, la fece roteare un paio di volte e poi disse:
- “ Hambra…vuoi diventare la mia compagna?”
- “ No…non voglio diventare….sono già tua, stupido!” – rispose con una dolcezza che
felpava di seta i sentimenti. Camminavano sulla spiaggia scalzi, tuffando i piedi nell’acqua salatissima, schizzavano gocce, si rincorrevano, Fermio domandò improvviso:
- “ Ma quella targa che abbiamo trovato sull’androide Prisma, secondo te, cosa voleva
dire ?” –
- “ Bè…la traduzione possibile è… terzo pianeta azzurro della stella sole…chiamato
Zerra……o forse …..Terra….dovrebbe essere la patria di quella sonda, solo che
questo mondo non è su nessuna mappa cosmica…!”
- “Già, chissà che fine avrà fatta quella civiltà!”

Fosforio si stava spostando dall’asse lineare e il tempo della calma si esauriva, un venticello caldo appena percettibile, iniziò a soffiare, dispettoso come un bambino che crescendo acquisterà forza.
La festa del pianeta continuò con manifestazioni di folclore e quando il Diana 300 lasciò Maestralis diretto a Gammairidea per la celebrazione della loro unione, in cielo comparve una scia luminosissima, era la cometa di Sperantica, un vero amuleto di fortuna per chi crede ai segni e credere non costa nulla !

Roberto Zanin Luisa Camponesco



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