Questo voci che canta in mio udito, sono quelli solci lontani, che ieri scrivevi per mio,
suo canto è triste ed intonato, quale quello furono vostra paroli dolci ed tua pena stanca infinita.Si che furono belli vostra paroli, forgiato negli fuoci sacri di vostro cuore ed negli modani perfetti di vostra mente.
Si che furono tristi vostra paroli, coperti per il gòmena cristallino di vostro aurora senza sorte, intinti per vostra piccole gora per non capiere il vano che ritrancci in vostra aiola.
Belli ed tristi, però della sento sopire mio pelle, coprire con vuostro mani bianci, miei occhi, scompigliare mio capelli ed bacio mio fronte, con calma, con costei calma saggia, che là solitudine te regalò.
Belli ed tristi, appaiono quale lumi picolli in là ombrosità di mio pensiero, si divertono sgravando vuostro ricordo, romendo della catene che quello avvincono in quello profondo di mio oblio, sino còmpiere sonare vuostra risata in messe uditi. Y vuostro ricordanza libero, scatta anima ed scatta carne.
Ora ti posso verdo, serena, incrollabile, coperta con della norme sante di vostro genitore.
Ora ti posso verdo, intelligente, degna, ammutolendo vostro libidini fin da vostro pensieri.
Ora ti posso verdo, nívea y rosata, ricevendo in tua pelel il acqua di btinata dil tuo lavacro.
Ora ti posso verdo, montata in della farfalli di vostra letteri misurata, cosi venusti e misurati, poiché quello sono tua risata ed tuo desio.
Y per vedere poiché vostra mani scrivono sopra là foglia casta, desflorando il imene di suo innocente vano, creando letteri ed semenzi, prati fértili ed poemi místici. Capisco, intendo, che tu sei una dama, una madonna di anima affermata in essere musa della iddi.
Italo Baggio