Domenico De Ferraro
Emerito
Italy
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Inserito - 10/05/2007 : 16:17:47
LA CASA DEL SOGNO Una piccola casa rossa abbandonata in mezzo ad una povera campagna tra alcuni alberi che gli fanno ombra,ove danza la bellezza insieme all' ebbrezza che ridenti tra verdi prati in fiore rincorrono allegre le farfalle della virtù. Immersa nella natura riposa rammentando il tempo in cui fu giovane: Qui fui costruita con il legno della montagna insieme ai sassi del fiume ,passate molte stagioni son diventata vecchia , pensare che dentro queste mie stanze son cresciute generazioni e generazioni di sognatori. Ho visto nascere e morire uomini e animali albe e tramonti ,spensierati giorni nel veder riuniti intorno al tavolo sempre un po’ scorbutico con tutta la famiglia causa essere sbattuto di qua e di là a sua insaputa. Sentire cantare gli strumenti di lavoro la zappa e la falce il secchio e l’aratro, quel burlone del trattore stonato come al solito con i suoi acuti di petto. Veder danzare la fiamma nel caminetto e poi addormentarsi tra la cenere e i tizzoni ardenti. L’ Albero sorridendo lascia cadere alcune foglie sopra al tetto: Tra i miei rami quanti aquiloni si sono impigliati, quanti pensieri tristi e felici , sentimenti d’ogni tempo passioni mai vissute. Ma con l’aiuto del venerabile vento li ho riportati a terra e lasciati afferrare di nuovo dalle mani del pio fanciullo. La vecchia casa sorride: Eri cosi forte e frondoso le tue foglie facevano la gioia dei volatili di passaggio , della comara cornacchia che amava apparecchiava tè e pasticcini per ogni uccellino lassù in cima mentre i tuoi lunghi rami come mille braccia cullavano alla ombra d’un tempo oscuro chiunque lo volesse , rendevano dolce il dormire del fattore stanco di ritorno dal lavoro che s’appisolava pigro sopra l’amaca tesa tra i tuoi rami nodosi e silenti. L’ Albero commosso tossendo ,asciugandosi gli occhi con un grande fazzoletto di foglie : Rammenti quella notte di tempesta quando un fulmine bruciò martino l’albero di pino e colpì il camino birichino. La chioccia impaurita fuggi sulla luna ed il cane inferocito abbaio tutta la notte contro i lampi che si divertivano ad illuminare disgrazie e paure della natura muta ai margini della città di cemento fatta di case nuove che non avevano mai conosciuta te la vecchia casa rossa solitaria in mezzo alla brulla campagna. La casetta inforcando gli occhiali : Ricordo come posso dimenticare caro mio. Accidenti se messo a piovere di nuovo, bisognerà dire all’omino della pioggia di smetterla di piangere son gia tanto triste io che le sue lacrime mi rendono ancora più malinconica. Speriamo domani s’affacci di nuovo il sole tra le nuvole per ritornare a sorridere lieta ad allegri giorni al canticchiare delle oche per l’aia in festa nell’ascoltare la canzone del gallo matto senza cappello. E mentre finivo di raccontare questa storia gironzolando per le stanze silenziose rammento di quel sogno che lessi una volta tanto tempo fa d’una sedia che correva a prendere il tram. Era molto tardi e la sedia correva in fretta , saltellando , sulle sue quattro gambe . A un tratto ne perse una e vacillò pericolosamente. per fortuna un giovane passante fu pronto a raccogliere la gamba e a rimettergliela a posto . E mentre gliela rimetteva , le raccomandava : Ma non corra così ,c’è più tempo che vita. Giovanotto rispose la sedia mi lasci stare in questo modo nell’ascoltare le sue parole mi farà perdere sicuramente il tram che allungamento attendo. Vede l’immaginazione è una funzione dell’esperienza , e l’esperienza è madre d’ogni sapienza. La morale di questo sogno credo sia ambigua letta in un vecchio libro di fiabe dimenticato in angolo della vecchia casa del sogno che feci un mattino mentre cercavo di afferrare il sole per le gambe. Chi vuole sorridere sorrida non c’è pena l’inchiostro di questa penna scaccia via ogni tristezza.
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