Signora di poesia
molte volte ti concepisco,
uso la tua voce distanti e zita
e ogni lettera che hai rimato.Vedo la tua figura magra,
posata sopra una sedia di mogano nera,
vedo il volare di tuoi mani in armonia,
gioconde ballerine dello tabellone,
e la tua testa impettita
sopritendendo la tua riguardata,
la quale revisiona attenta
le rime che nasceyano.
Vedo i tuei piedi scalzi,
i loro diti lungi e bianci
si appoggiano lievemente
tra il piano ed il etere
e i tuoi talloni alzati,
si sfumano sotto la basta
de la tua gabbanella di delicata seta.
Vedo il rosa pallido della seta
cinta al tuo contorno,
i suoi tramato non è ostacolo
per la luce soffice che ti acompagna
e in la sua complicità pattuta,
tratteggiano la turgescenza de i tuoi capezzoli.
Vedo il tuo collo elegante di cigno
quale bertesca di pallina stagno,
sostiene vegeto il cresolo
di il tuo viso poetico,
per cui si scivola un riccio
di argento y ebano.
Vedo il tuo letto ordinato e singolo,
aspetta il profumo di la tua pelle affaticata
e per venire la penombra il suo cobijo cercherai
e dormirai
straniera dalla mia voce,
straniera dalla mia vita,
e io, regalerò il tuo nome
al vento fugace
e lui, volgerà,
convertito nella brezza novellina
di il tuo ridestare.
Italo Baggio