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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 FIRENZE SENZA TEMPO
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zanin roberto
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Italy
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Inserito - 25/09/2007 :  23:37:41  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
FIRENZE SENZA TEMPO

Il fiume verdastro e placido s'insinua senza timore sotto i ponti di Firenze, proprio mentre l'azzurro del cielo terso fa da cornice al salotto d'Italia,...oh so bene che il Palazzo fatto a stivale ha mirabili stanze e saloni e spazi degni di reggia, ma quest'Italia merita d'essere confermata come il Bel Paese!
Lungarno mi accoglie con una brezza insistita e lo sbuffare d'aria mi rinfresca, dopo i 350 chilometri percorsi in autostrada, erano più di vent'anni che non la vedevo e il mio naturale maturare me la fa scoprire ricca di nuovi sentimenti.
Immancabile mia moglie mi riporta al concreto: -" ...e l'auto, ora dove la lasciamo? " -
Ci sono solo parcheggi a pagamento e i due giorni programmati per la visita si preannunciano costosi, 1€ l'ora. " Bè tutto sommato troveremo una soluzione, intanto metti 3€ fino alle 14.00, poi decideremo "-
Tutto intorno il turismo delle comitive riempie marciapiedi, piazzole, strade, con spruzzi linguistici sempre diversi, inglese, francese, spagnolo e i veneti chiassosi e buontemponi che se la ridono degli extra comunitari schierati in parata per cercar di vendere icone artistiche, orologi, borse, foulard e giocattoli a molla. Di lontano sbircia da sopra i tetti la torre di Palazzo Vecchio e gli fa eco la cupola del Brunelleschi di Santa Maria del Fiore ma non voglio vedere, la sorpresa deve essere completa. Cammino costeggiando il fiume fino a Ponte Vecchio, mi fermo a osservarlo con tenerezza e scopro che me lo ricordavo diverso, sembra invecchiato, con un pò di rughe, il normale chiasso interno mi riporta alla realtà. Sfioro le botteghe degli orafi, mi blocco e aspetto mia moglie che ammira rapita, gioielli senza confronto, mi avvicino e pur non essendo un cultore dell'oro, mi accorgo che l'eccellenza è stata superata alla grande, l'arte è dominante su un artigianato di per se creativo. Un ponte che tra le sue tre arcate, racchiude un museo di inestimabile valore.
Ci riprendiamo il gusto della riscoperta e risaliamo verso Piazza della Signoria, di tanto in tanto raggiunti da invitanti profumi gastronomici che si perdono pirati tra le vie aulenti d'arte e storia, del centro storico.
Una Galleria degli Uffizi con interminabili code alle entrate, un Palazzo Vecchio impettito e formale ci accoglie con una mescolanza di tolleranza e di severità che deve aver illuminato per secoli i Medici, padroni del Granducato e pionieri di un Rinascimento che qui ha le sue radici, in secoli precedenti l'età dell'oro. Piazza della Signoria ci serve l'aperitivo in un tardo mattino settembrino inondato dal sole, in cui essere italiani è un orgoglio e dove il ciarlare anglosassone ti disorienta e potresti benissimo essere a Londra o a New York ma sei a Firenze, in una stanza in cui tra il David di Michelangelo e il Perseo di Cellini, puoi ammirare la Loggia della Signoria e sentirti a pochi passi dalla più straordinaria raccolta d'arte del mondo, la Galleria degli Uffizi!
Camminiamo verso la casa del sommo poeta, lasciandoci alle spalle il centro civico ma già pregustando lo splendore di quello religioso.
L'angolo dell'edificio medioevale è un tuffo nel passato, la voce coinvolta nel monologo è un'eco che risorge dal pozzo della memoria, l'attore che recita versi della Divina Commedia con l'enfasi della denuncia sociale è una panacea universale all'ignoranza, devi decidere se esser guelfo o ghibellino, mentre dalla arcaica porta ti aspetti che l'Alighieri esca a salutarci, mi inebrio di versi noti e di nuove immagini, ora si calate nello spazio della sua genesi.
Dante è Firenze, Firenze è la sua anima, lascio alla incomparabile cucina toscana, di un vicino ristorantino con la sua divina "ribollita", il compito di attenuare l'entusiasmo per una rievocazione letterale cosi appassionata. Diluito il piacere del palato con un Chianti sempre compiacente e sinergico, ci alziamo per farci trasportare alla piazza Duomo, dove i superbi marmi della Basilica di S.Maria del Fiore, del Battistero e del Campanile di Giotto, sfavillano luci e riflessi che rendono lo scenario mistico e fermano il tempo, in una stasi contemplativa senza fiato, puoi solo ammirare incantato lo splendore di una cosi varia scenografia che deve aver inorgoglito non poco i fiorentini e continua a meravigliare chi sa cogliere il bello.
Firenze è unica, Roma è unica, Venezia è unica, pietre preziose dell'umanità intera, qui non c'è distrazione, nessuna fuga verso il mediocre, sei continuamente stimolato da una città che è il frutto di una cultura che ha difeso, incoraggiato, sostenuto, Dante, Michelangelo, Leonardo, Macchiavelli, Brunelleschi, Giotto, Ghirlandaio, Vasari, Cellini, Donatello, per fare solo alcuni nomi.
Il sole nel primo pomeriggio scalda ma non offende, sbuffi di vento si irragiano nelle strette vie e le piazze larghe si alternano ai palazzi patrizi, eccoci ora alla splendida chiesa di S.Maria Novella, dove il restauro che imbraga la facciata non solo scempia il richiamo architettonico ma smonta l'ormai viziato turista che ha affinato il palato ma si sa che ogni tanto ci vuole un intervento di ripulitura e sistemazione, pazienza! L'interno è come una dolce confettura che si palesa quando raggiungi il centro di un croissance,una croce lignea dipinta da un ispirato Giotto, un Cristo in croce di Brunelleschi, un tenero presepio di un giovane Botticelli, la bellissima Trinità di Masaccio che fa scuola della nuova scoperta prospettica e Ghiberti, Lippi, Vasari, ti stordiscono in un gioco pirotecnico si che non sai più se questo è un luogo di culto o più verosimilmente un'accademia d'arte.
Quando riesco a riveder il giorno e mi incammino verso Palazzo Pitti mi domando se siamo fortunati a esser custodi d'un patrimonio che il mondo ci invidia. Mi sento un naufrago tra gli scogli del sapere, condivido con mia moglie queste pulsioni, l'anno, l'ora, il mese o il giorno sono qui solo un optional , qui sei a Firenze, tra il 1000 e il 1800 d.c., in una fluttuazione temporale che Einstein gradirebbe quantificare con una formula.
Esagerato, fuori scala, aristocratico, Palazzo Pitti fa il proprio ruolo sempre assecondato dai suoi giardini, una cornice elegante, raffinata, nobile, un Oltrearno che completa le variegate facce di Firenze. Ci tuffiamo al suo interno, salendo scalinate circondate da giardini e ampie chiazze verdi delimitate ad arte da alberi, arbusti, siepi, aiuole,fiori che ne esaltano il raccoglimento bucolico, poi alle "limonaie" ecco la Mostra il Giardino Antico da Babilonia a Roma che testimonia già nel suo scopo, una visione lontana, una inventiva geniale, uno spirito unanistico che sfidano il conformismo culturale. Dall'Egitto dei Faraoni fino alla domus romana di Pompei, uno splendiodo spaccato di botanica storica, di scienza idraulica e architettura di come l'uomo ha pensato il giardino, con le mirabili fontane dei giardini pensili mesopotamici che fanno cinguettare con l'espulsione di aria sospinta da acqua, uccellini in bronzo.
La sera si adagia sulla città come un cambio scena teatrale, i lampioni illuminano con luce gialla il centro, i monumenti si vestono di nuovi toni e la notte promette infinite suggestioni, si iniziano a sentire note musicali miste agli aromi delle cene che si consumano in armonia con il lento defluire dell'Arno, con il calpestio di zoccoli dei cavalli che trainano carrozze nere. Ecco ora chiaro il suono di un violino che si mescola con la voce baritonale di una giovane donna che improvvisa romanze della lirica popolare, un mimo che lancia sberleffi con il volto bianco e gli occhi arrossati dalla stanchezza, ecco Firenze che non ti abbandona in nessun momento del giorno o della notte.
Mia moglie non accorgendosi di aver macinato chilometri per tutta la giornata, non vuole rientrare in hotel, dice che è troppo affascinante, sento i chilometri di autostrada sulla schiena e le lunghe camminate fatte nel giorno ma il riflesso della luna sull'Arno, da Ponte Vecchio è un'ipnosi che non ha rimedi. Mi siedo sul muricciolo al centro del ponte e penso che sono pur abituato alla mia vicina Venezia, unica, raro esempio di conchiglia ricca di perle, ma stringendo mia moglie, so che Firenze non ha tempo, non ha dispute, ne concorrenze da battere, ti ricarica il sentimento della sensibilità, della cultura come poche.
Spengo la luce della stanza d'albergo e ringrazio il destino per avermi riaccasato ad una stanza del Bel Paese che sapevo bella ma non immortale. Laggiù lungo l'Arno, ho lasciato la mia auto in un parcheggio a pagamento,che è l'unico neo a una città senza tempo.

di Zanin Roberto

zanin roberto

   
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