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 Black Hole
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luisa camponesco
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Inserito - 08/03/2008 :  16:29:30  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Black Hole

Pamela Watson nata a Jerome venticinque anni prima ed ora assistente di astrofisica presso l’Università dell’Arizona, non avrebbe mai pensato, in quella sera di giugno, che un’esperienza terribile e nel contempo straordinaria la stava attendendo.
Il riverbero del sole al tramonto avvolgeva ogni cosa in un rosa intenso e le ombre dei saguari si allungavano sul terreno creando sembianze di predatori in agguato.
Scese nel parcheggio sotterraneo, sistemò borsa e appunti sul sedile posteriore. Guardò l’orologio, non era in ritardo quindi poteva guidare con calma. Nonostante il sole fosse già sulla linea dell’orizzonte, la luce era ancora molto intensa. Socchiuse gli occhi mentre si immetteva sulla Perkinsville Road.
Lasciò la città alle spalle e il silenzio delle grandi distese la avvolse. Amava quei luoghi fin da bambina, quando in compagnia del padre visitava le antiche rovine dei villaggi anazasi, ma l’attaccamento a quella terra era in gran parte dovuto alle sue origini navaho.
Imboccò una strada sterrata tutta in salita con una serie di curve a gomito davvero impressionanti che terminavano in una piazzola davanti all’imponente “Red Peack Observatory “.

- Ciao Jack, sono arrivata!
Jack Spencer sollevò il viso dalla scrivania, si tolse gli occhiali e stropicciò gli occhi.
- Eccoti Pamela, giusto in tempo, ho promesso a mia moglie di portarla fuori a cena. Ti lascio il comando.
- Tranquillo Jack e salutami Lizzy.
Le piaceva il turno di notte, la faceva sentire in sintonia con la natura, con sé stessa e …con l’universo. Sistemò gli appunti per la lezione del giorno successivo.

Una stella esplodendo cade sotto il proprio peso che si concentra in un unico punto formando il buco nero. Il buco nero è qualcosa di indescrivibile, la gravità comprime la materia in modo infinitesimale, qualsiasi oggetto che transiti nelle vicinanze vi cade dentro compresa la luce.

Giocherellò un po’ con la penna, usare frasi semplici per spiegare fenomeni complessi, è una dote che pochi possiedono e lei non aveva la presunzione di averla.
Aprì il portatile e prese a fare alcune simulazioni per misurare l’intensità del campo gravitazionale di un buco nero nonché la “velocità di fuga”di un corpo celeste per sottrarsi a tale attrazione.

In assenza di inquinamento luminoso il buio era più intenso, presto avrebbe aperto la cupola, il momento più atteso. Le notti sono particolarmente fredde sul Red Peack per cui si infilò un bel giaccone e una cuffia di lana in testa. Aprire la cupola è come spalancare una porta sull’infinito, ogni volta provava un sensazione di smarrimento e di timore, i battiti del cuore accelerati, il respiro affannoso, e lo spettacolo del creato era sopra di lei.
Innegabile il suo interesse per i buchi neri, aveva letto quasi tutti gli articoli che li riguardavano, era stata anche al centro NASA di Huston.

Aveva individuato una “lente gravitazionale” e la stava osservando da parecchi giorni.
- So che ci sei! – esclamò ad alta voce. – Prima o poi ti trovo.
Le parve, per un istante di scorgere un ghigno di scherno nel cielo.
- Ridi pure se ti va, ma non ti liberi di me.
Lasciò per un istante il telescopio e tornò alle simulazioni: Un buco nero non ha dimensioni, ma se un raggio di luce passa nelle vicinanze viene incurvato dalla forza gravitazionale……la posizione dell’orizzonte degli eventi dipende dalla massa …..

Un’intuizione, Pamela tornò al telescopio e riprese l’osservazione.
- Ti ho trovato! Credevi di avermela fatta!
Una soddisfazione che sfocia nell’esultanza, questo provava Pamela. Ormai certa di aver trovato un buco nero.
- Cosa darei per sapere cosa c’è lì dentro!
Pamela pensava ad alta voce tutta presa dalla sua scoperta. Un brivido le percorse la schiena, e si strinse nelle spalle.
- Perché non vieni a vedere?
Chi aveva parlato? Si guardò attorno impaurita. Non si erano mai verificati episodi di aggressione in passato, nonostante la posizione isolata dell’osservatorio. Prese una grossa torcia e la brandì a mo’ di mazza.
- Stai guardando dalla parte sbagliata!
- Chi sei? Fatti vedere?
Pamela ispezionò ogni angolo dell’osservatorio.
- Mi hai già visto, non ricordi?
- Io qui non vedo nessuno.
- Naturalmente ma se guardi attraverso la lente del telescopio…..
- Senti in po’ io non ho tempo ne voglia di giocare.
Una risata sommessa.
- Tu sei solo curiosa.
- Sono curiosa di conoscerti.
- È presto fatto, guarda nel telescopio.
Evidentemente qualcuno aveva voglia di scherzare, in questi casi bastava ignorarlo, così Pamela riprese la simulazione.

La presenza di un buco nero può essere rivelata dalla presenza di raggi X…..

Un’altra intuizione e tornò ad osservare attraverso il telescopio.
- Se avevo dei dubbio ora non ne ho più!
- Mi hai cercato per così tanto tempo ed ora eccomi qua!
- Mah…….
- Si sono proprio io che ti parlo, il BUCO NERO.
- Oh mamma mia questo è un incubo.
- Chiamalo come vuoi, ma sta di fatto che mi hai trovato e adesso non devi far altro che venire a vedere di persona.
Non aveva mai sofferto di allucinazioni, ma forse aveva lavorato troppo negli ultimi tempi, doveva prendersi una pausa.
- Allora hai deciso?
- Deciso cosa?
- Di venire quassù!
- Devo essere impazzita, sto parlando con un buco nero.
- Dipende dai punti di vista.
- Come faccio ad arrivare fin lassù?
- Devi solo tendere le braccia verso di me!

Non seppe spiegarselo, ma lo fece. Protese le braccia verso l’alto. Che strana sensazione, come galleggiare sull’acqua, un’acqua tiepida, rassicurante come un abbraccio e poi su, sempre più su.
L’azzurro divenne blu e poi nero, il calore lasciò posto al freddo che divenne sempre più intenso.
La velocità d’ascesa raddoppiò, puntini luminosi la circondavano, li riconobbe. Sorvolò Alboreo6, ammirò Lyra in lontananza mentre veniva attratta verso Cygnus. Ebbe paura.

- Ora potrai soddisfare il tuo desiderio di sapere, di sapere come sono fatto all’interno.
La forza gravitazionale del buco nero aumentava in misura esponenziale, Pamela avvertì un senso di oppressione che accresceva premendo sul petto e sugli arti.
- Vieni ti sto attendendo!
Un’enorme bocca spalancata era proprio davanti a lei.
- Entra nel mio mondo. È vivo, pulsante e in continuo movimento. Anche tu ne farai parte.
Respirava faticosamente come se un macigno la comprimesse. Si voltò indietro, la Terra era solo un puntino lontano, irraggiungibile. Il terrore, come una scarica ad alto voltaggio, le scosse il corpo. Annaspò nel vuoto nella speranza di potersi allontanare da quella voragine che risucchiava ogni cosa. Lottò con tutte le sue forze, mentre intorno un vortice catturava la luce delle stelle.
Le pareva di nuotare contro corrente, come risalire una cascata. Riuscì a rallentare la caduta e a pensare, pensare in fretta. Ricordò le simulazioni e le applicò a sé stessa: Calcolando la distanza minima “R” del suo corpo dal buco nero e la velocità con cui si muoveva forse avrebbe potuto ancora sfuggirgli.
Le venne in aiuto un meteorite grande come una piccola luna, la sua gravità l’attirò a sé e lei vi si aggrappò.
- Cosa cerchi di fare? Non puoi sfuggirmi!
Il meteorite rallentò e Pamela fremette, era come cavalcare un cavallo selvaggio senza poterlo domare, si ferì le mani. Si scoprì indecisa fra il desiderio di conoscere qualcosa che probabilmente nessuno mai sarebbe riuscito a studiare, e la salvezza della propria vita.
Istanti preziosi, istanti decisivi e alla fine scelse. Con un colpo di reni si staccò dal meteorite, protese le braccia in avanti: Non saprai mai, non s a pr a i……. m a i iiiii……..

Quella voce terribile si perse in una girandola di stelle. Volava fra le costellazioni e pianeti. Ecco Cassiopea, Perseus, in lontananza Aldebaran e poi il rosso globo marziano. Avrebbe voluto soffermarsi più a lungo ma venne risucchiata in un imbuto oscuro.

Non seppe mai quanto tempo fosse trascorso, ma la luce dell’alba la trovò distesa ai piedi del telescopio, tenne gli occhi socchiusi finché non si abituarono al chiarore. Un dolore sordo per tutto il corpo, faticò parecchio per rialzarsi, le gambe non la reggevano.
- Ma cosa mi è successo? Sono svenuta?
Non c’era un muscolo che non le facesse male e quando azionò la chiusura della cupola si accorse dei graffi sul palmo della mano destra mentre la sinistra stringeva un frammento scuro, una minuscola pietra.
- E questo da dove viene? No non può essere. – Pamela allora ricordò l’esperienza notturna, ma razionalmente non poteva credere che fossero realmente accaduta. – Deve esserci una spiegazione, devo prendermi una pausa.
Aveva una sorella che viveva in Florida, l’avrebbe chiamata il giorno stesso. Il rumore del fuoristrada di Jack la distolse dai suoi pensieri. Sistemò in fretta i capelli prima che lui entrasse.
- Ciao Pamela, tutto bene? Ehi! Hai una faccia orribile!
- Grazie Jack avevo proprio bisogno di sentirmelo dire. Ha proposito non ci sarò per le prossime due settimane. Ho deciso di andare da mia sorella a Miami.
- Brava, vedo che la notte porta consiglio. Buon viaggio e…attenta al sole.

Progettava il da farsi mentre si dirigeva verso la sua auto e, per prima cosa, analizzare il frammento che teneva ancora nella mano.

L’aria del mattino era fresca, ma a farla rabbrividire fu quel sussurro improvviso:

PRIMA O POI TORNERAI!

Si guardò attorno poi partì sgommando nella direzione di Jerome City.







Luisa Camponesco

   
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