Luisa Brambilla
Villeggiante
Italy
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Inserito - 21/04/2008 : 12:23:04
La vidi che camminava lungo la banchina di transito della piattaforma 7 di Victoria Station a Londra, mentre mi veniva incontro mi soffermai ad osservarla senza una ragione ben precisa. Trascinava quella valigia trolley di colore azzurro più grande di lei con fatica, ma molta determinazione, come se nessuna fatica od ostacolo potesse fermarla nel suo percorso. Aveva capelli lunghi biondi striati che incorniciavano un viso piccolo e regolare dove spiccavano due grandi ed espressivi occhi castani tipo cerbiatto, che scrutavano tutto l’ambiente circostante con grande attenzione tradendo solo a momenti una leggera paura per il caos generale di una stazione come quella. Era di corporatura esile e ben strutturata altezza media, scuoteva la testa per scostare i capelli che le andavano sul viso e evidentemente la infastidivano. Indossava dei jeans a vita bassa e una camicia rosa chiaro con sopra una giacca sportiva, scarpe sportive comode di quelle per viaggiare e camminare. Quando arrivò vicino a me, le squillò il telefonino ed ero troppo vicino per non ascoltare: Ciao sono arrivata, il viaggio è andato bene. Poi continuò: Prenderò un taxi, sono un po’ stanca e la valigia è pesante ci vediamo dopo. Mi venne un tuffo al cuore e di colpo ricordai. La stazione era quella di Termini a Roma, ma i protagonisti erano gli stessi. Laura, si chiamava così, alzò lo sguardo e mi vide: spalancò gli occhi e cambiò colore del viso, sbiancò del tutto e rimase ferma a bocca aperta. Di colpo il rumore si fermò, la gente non c’era più c’eravamo solo io e lei e questo incrocio di sguardi. Lei ricordò e ritornò con la mente a Termini e le sembrò che il tempo non fosse passato. Lei penso che salutarsi come se niente fosse non era possibile, ma forse era un segno del destino incontrare Alberto qui. Lui ebbe il medesimo pensiero, entrambi non si mossero e non parlarono. Le ripassò tutta la storia sotto gli occhi, la vacanza all’Isola d’Elba, i tentativi di rincontrarsi attraversando ogni volta mezza Italia e poi lo strazio di porre fine perché non era più possibile tirare avanti in quel modo dicendosi "ti amerò sempre e lo sai". Lui ricordò di quanto fosse antipatica quella ragazza e di quanto lo avesse fatto rimanere male per il gusto di farlo, solo in seguito comprese che lei aveva paura di aprire il suo cuore. Lui si avvicinò senza smettere di guardarla, le andò sempre più vicino sino a poter sentire il profumo dei capelli di lei che quasi non respirava più sperava di non svenire, ma non sarebbe successo, non poteva svenire ora. Parlò Alberto dicendo solo "ciao" lei rispose "ciao". Lui mise le mani in quei capelli, la tirò verso di se e fece l’unica cosa che voleva fare: la baciò stringendola e avvolgendola completamente nell’abbraccio. Erano passati parecchi anni ormai, ma era evidente che quel fuoco non si era mai spento del tutto. Lui le disse quando riuscì a staccarsi per prendere fiato:" Non ho mai smesso di pensare a te." E lei gli rispose: " Neanche io ma non sapevo più dove fossi sei sparito nel niente." Lui disse: " Ora non importa più siamo qui e non ti lascerò andare via un'altra volta."
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