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 Ferragosto al paesello
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marcello ravasio
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Inserito - 14/08/2008 :  19:48:35  Mostra Profilo  Visita la Homepage di marcello ravasio  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a marcello ravasio
Ferragosto al paese


Le premesse, nefaste come sempre, si erano affacciate prepotentemente sin dal pomeriggio del 30.7 quando Jessika mi telefono’ in ufficio, dandomi la bella notizia riguardo al tecnico della Telecom che , chiamato per disturbi della linea e blocco del telefono, se ne era andato senza fare nulla e addebitandoci 100Euro, perche’, come gia’ detto piu’ volte al custode e ad altri coinquilini, la colonna dove alloggiano i cavi era ostruita tra il piano 0 ed il mio, cioe’ il 1; detto fatto in pochi secondi sono senza telefono, ma fortunatamente con internet.
Contatto immediatamente l’Amministratrice, ma trovo solo la segretaria, che sta chiudendo lo studio per le vacanze ,e mi dice che riferira’.
Decido allora di sollecitare TeleScom, per risolvere loro la cosa, mando fax, telefono assistenza, rimando fax, ritelefono assistenza, alla fine mi mandano ancora il tecnico (lo stesso), che con sorriso beffardo mi grida che cosi’ non puo’ lavorare e ci addebiteranno comunque 100euro.
Nel frattempo in ufficio, tutti i colleghi sono partiti sorridenti, e gli ultimi problemi di lavoro ferragostani, gonfiandosi come un temporale di mezza estate, si addensano davanti alla mia porta, gonfiano la mia mail, e non solo quella, riscaldano le linee telefoniche dell’ufficio, che naturalmente “quelle” funzionano benissimo.
La depressione scacciata dalle recenti vacanze di luglio e da un insolito e gentile contatto telefonico londinese , si riaffaccia insidiosa ed ammaliatrice, come se mi chiedesse di lasciarmi andare, tanto non funziona piu’ niente ne a casa, tantomeno in ufficio; lo sguardo pero’ sfiora la foto di Mimma, appesa in un
angolino della stampante, sorridente come sempre, e decido di passare all’attacco, non mi faro’ mettere sotto da tutti questi contrattempi.
Arrivo a casa, e per dimostrami che sono piu’ attivo delle circostanze, decido di dare un occhiata all’alogena della sala, che gemella di quella della camera, ha deciso di non funzionare piu’.
Prima cosa tolgo la lampada alogena della sala( rotta?) e la provo in quella della camerera (funzionante), nel passaggio tra le due stanze, tentando di riavvitare la lampada nel suo alloggiamento, rompo quella sana, con il risultato finale di essere senza telefono, con la sala e la camera al buio.
Jessica comprensiva non dice nulla, ma con la testa mi indica che in bagno la luce non funziona piu’ da mesi e la manopola del wc si sta indurendo a vista d’occhio, costringendola ad usare un vecchio bloster per far finire la corsa della manopola stessa.
Si avvicina intanto Ferragosto, e la mamma di Jessica, Camilla, vedova oramai da una decina di anni, stanca del caldo e delle mancate visite dei nipoti, memore dei bei tempi andati quando con la sua 126 sola soletta partiva per la Versilia, decide di uscire con la macchina , per andare a fare un giretto nel centro del paese.
Sono oramai 89 le lune di Camilla, e per non contrastare il delicato trucco, che riesce a farla apparire piu’ giovane della sua eta’, lascia di proposito gli occhiali nella custodia in camera sua.
La prima vittima e’ il bordino di lamierino del box agganciato in pieno dal paraurti, che segue la macchina e Camilla sferragliando fino alla prima curva dopo la chiesetta ed al cimitero, dove prima di sparire verso il paese, stendon a miglior vita il noto topo Resipilvio, che dotato di poteri soprannaturali, viveva oramai da anni accettato benevolmente dal curato e dalla comunita’, in cambio del suo
impegno a tener spazzate la vie del quartiere dalla monnezza.
Questa la sequenza della fine di Resipilvio:
mentre trascinava un sacchetto pieno di verdure andate a male verso i bidoni immondi, giro’ la testa verso la sferragliante 126 di
Camilla, era praticamente in mezzo alla strada, ma fidando sulle sue inestinguibili risorse, si preparo’ al gran balzo facendo forza sulle zampette posteriori, ma vinto dall’artrite e dalle emozioni (maligni asseriscono sniffasse polvere di ementhal oramai dal 2000), si blocco’ a meta’ del salto, mentre Camilla, con l’adrenalina a mille, imboccando la curva, schiaccio’ ancor di piu’ l’accelleratore, e alterando la struttura molecolare del topastro grido’ – sono invincibile !! –
Arrivo’ dunque Camilla in paese e decise di entrare alla grande nella piazzetta del Municipio, dove al bar “Profumo di Liberta’”, tutte le sue amiche piu’ giovani stavano procedendo stancamente al solito noioso maligno e gonfiafegato happyhour.
La 126 rombante comincio’ il suo ingresso appiattendo le bancarelle del fruttivendolo e con gran frastuono si avvicino’ alle “allegre sbevazzone”; fuggi fuggi generale e fine corsa della macchina dentro il bar dove invece del “profumo delle liberta’” , Camilla comincio’ a sentire un inequivocabile puzza di guai.
Squilla il telefono in ufficio e la voce concitata di Jessica, mi fa’ intuire che qualcosa e’ capitato alla madre, ma grida piu’ della
Legabuoi, e pensando a molto peggio mi precipito a casa, dove trovo vigili, pompieri e ambulanza, schierati nel box, accanto alla ammaccata ma ancora funzionante 126.
Dopo le ramanzine di rito, e constatato solo i danni materiali alle infrastutture, elegantemente elencate dal vicesindaco Lunardin,
rimaniamo soli Jessica Camilla ed io ma, notando uno strano sguardo di eccitazione e sfida negli occhi di Camilla, essendo
l’elettrauto chiuso, decido per il suo bene , il nostro, e quello di tutto il paese, di lasciare accesi di proposito i fanali della macchina, facendo in modo cosi’ di non poterla piu’ utilizzare.
Cala la sera, ed un ruggito sommesso e dolce di Jessica, mi ricorda, la lampada del bagno e, “siccome immobile” decido di provvedere.
E’ una lampada che ho sempre odiato, pesante a 3m metri dal suolo, la sua grande massa, nasconde 3 piccole viti, che la tengono sospesa sulle nostre teste.
Mi arrampico barcollante sulla scala e, con le mani sudate, tento di svitare le viti, ma senza successo.
Scendo allora dalla scala e mi armo di pinza, e non sapendo che l’interruttore fosse in posizione “on”, la appoggio ad una delle viti e….
La fiammata bluastra che usci’ dalla boccia di vetro, mi scivolo’ su tutto il braccio, bruciacchiandomi la mano, se ne usci dalla finestra,
ed io a quel punto, cominciai a barcollare sulla scala ripetendo tra me e me – non ci credo ! – non e’ vero ! –
Caddi pesantemente al suolo e, come consuetudine la testa fece cuscinetto tra il mondo esterno ed il mio cervello, che stanco di tutte quelle emozioni, decise di iniziare il conto alla rovescia.
La mia vita comincio’ a scorrere come un dolce film, mi vedo bambino in vacanza in ValBrembana, la Mamma ed il Papa’, la scuola, il violino, le fidanzatine, il matrimonio, i figli, il lavoro.
Mi trovo’ pero’ in uno spazio temporale diverso, lo intuisco, sembra una specie di passaggio, ed infatti alle mi spalle, con ancora la puzza di bruciato della lampada assassina, c’e’ il mondo “normale”, dall’altro una visione mozzafiato, una luce indescrivibile, suoni e voci armoniosi che mi venogno incontro, ecco Mimma sorridente come nella foto, allungo le braccia, ma tutto comincia a girare vorticosamente allontanandosi, no no voglio voglio andare avanti verso la luce, ma vengo risucchiato verso il buio e la puzza di bruciato.
Mi sveglio e mi trovo in ospedale nella stessa camera insieme alla suocera, che alla vista della mia “morte”, aveva avuto un infarto, ma si era prontamente rimessa ed ora sorridente mi stava guardando e mescolando una minestrina, mi sussurrava:
tranquillo, tranquillo caro, sei fuori pericolo e passeremo un meraviglioso Ferragosto insieme…..
Con gli occhi sbarrati e le orecchie pulsanti, vedo il Sommo Poeta che seduto sul bordo del letto, consolandomi promette:

Tu Marcello ed io per quel lume acceso
intreremo a fuggir dallo scuro mondo;
e sanza cura aver d'alcun riposo,
saliremo sù, el primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscirem a respirar le stelle.

Marcello
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