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ophelja
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Inserito - 26/09/2008 :  22:43:06  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a ophelja

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A vederla nessuno le avrebbe dato i tredici anni attestati dalla sua carta d’identità.
Alta, con i capelli biondi ad incorniciare un viso perfetto, con occhi azzurri il cui trucco esagerato non velava la curiosità ingenua dei cuccioli.
E sola.
Dallo zaino carico di pupazzetti ciondolanti tirò fuori il cellulare e cominciò a parlare.
“Ciao, Lori. Mi se-e-nti? Finalmente i vecchi mi hanno detto ok. Sto a-r-r-i-v-a-n-do...” e grandi risate con l’interlocutrice la cui voce, in un ronzio intermittente, interrompeva l’arrogante monologo della ragazza.
“Piccolo contrattempo” continuò, passandosi il rossetto sulle labbra, “devo aspettare un’ora prima di prendere la coincidenza. Arriverò alle 23; chi mi viene a prendere?”
“chi? “ chiese spalancando gli occhi.
“Il fidanzato di tua madre?” ripetè, “ e come faccio a riconoscerlo?”
“Ok, non mi preoccupo, ma digli di portare un cartello col mio nome. Mi raccomando, bello grosso e senza errori: Marita , t-a-” sottolineò, scandendo l’ultima sillaba.

Il dialogo – o meglio la sceneggiata – andava avanti già da qualche tempo e nella carrozza 3 del treno regionale tutti seguivano la vicenda facendo finta di dedicarsi ad altro; qualcuno leggeva, qualcuno sonnecchiava, qualcuno scriveva al pc.
Seduto vicino al finestrino, alle spalle della ragazzina, un uomo inviava freneticamente messaggi dal cellulare.

La stazione, anche a quell’ora, era un brulicare di vita. Col suo zaino su una spalla, dandosi un contegno per non farsi prendere dal panico, la ragazza cercò tra la folla il cartello.

Il cartoncino giallo, con la scritta più volte ripassata a pennarello nero, recitava;
“Marita (con la T) sono qui per te” ed era tenuto fra le mani da un uomo, molto distinto, che parlava con un giovane in jeans,
Marita si fermò davanti a lui e gli sorrise.

“Ben arrivata, Marita” disse l’uomo. “Lori mi ha chiesto di venirti a prendere e sono qui con mio figlio” e indicò il giovane. “Venti minuti e sarai a cena”.
Marita era sollevata e insieme intimorita: “Che bastarda, la Lori! non mi aveva detto che era proprio figo il suo quasi patrigno! e che fratellastro....anche gentile...si è perfino offerto di portarmi lo zaino!”

Uscendo dalla stazione, schivarono un’ auto della polizia che sfrecciava a tutta velocità....
”Chissà chi sta inseguendo...”, commentò l’uomo, rivolgendosi a Marita e azionò il telecomando di un’auto.
I platani del viale attutivano la luce dei lampioni ma nell’ intermittenza dell’automatismo a distanza, a Marita parve di scorgere all’interno dell’auto accostata al marciapiede, la sagoma di un uomo.

L’epilogo della storia era su tutti i giornali.
Una giovane ragazza, caduta ingenuamente in un tranello, viene rapita da una banda di balordi, e pur con il pagamento di un riscatto milionario, viene barbaramente uccisa ; i suoi resti, sommariamente sepolti in un bosco, saranno ritrovati dopo molti mesi.

* * *

Il ritorno a casa del venerdì era il momento più bello della settimana; seppur stanca, seppur con l’inconveniente di due ore di treno, Rosanna era felice.
Tanti i progetti da realizzare con i suoi amici, tante le attività a cui dedicarsi nei due giorni in cui tornava a casa lasciandosi alle spalle i solleciti dei fornitori.
Quel venerdì sera lo scompartimento era eccezionalmente affollato e l’ uomo che leggeva il quotidiano faticava non poco nel voltare le pagine.
Rosanna, coprendosi con la mano un orecchio, guardava fuori dal finestrino, cercando di memorizzare, ripetendolo ad alta voce, il programma della serata che qualcuno dall’altro capo le comunicava.
“Si, ci vediamo alle 21.” diceva, “No, non lo conosco. E’ amico di Luisa quello che mi darà il passaggio?...”
In quel momento il treno entrò in una galleria e quell’ umanità in viaggio venne riflessa sul vetro del finestrino.
Rosanna vide i titoli cubitali della notizia della sventurata coetanea e....
”Scusa, scusa....... è meglio se ti mando un messaggio!”

Ophelja

   
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