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 Un venerdì di passione
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Roberto Mahlab
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Inserito - 17/11/2008 :  21:30:18  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
"Davvero?"
Ero incredulo alle parole della mia segretaria che mi diceva di avermi preso un appuntamento per il venerdì a Bologna.
"Così la rivedi, non sei contento?", mi rispose ironica.
"Guarda che non scherzo, la nostra cliente di Bologna assomiglia a Julia Roberts, sul serio, te lo avevo detto quanto l'ho incontrata la prima volta".
"E da allora non vedi l'ora che ti organizzi un nuovo appuntamento di lavoro, vero?"
"Prima di tutto è già findanzata e poi perchè non mi credi? Assomiglia come una goccia d'acqua all'attrice, anzi..."
"Portati dietro un cellulare che faccia le foto, così me le fai vedere e vedrò se crederti o no".
"Il mio cellulare è già tanto se riesce a fare le telefonate, comunque prima di tornare a casa, mi lasci giù alla stazione, così prendo il biglietto per il primo treno di domani?"
"Ma certo, non stai più nella pelle tanto da voler comprare il biglietto il giorno prima del viaggio".
"C'è lo sconto del venti percento a comprare il biglietto il giorno prima e poi il treno parte alle sei e cinque e la biglietteria non sarà ancora aperta", protestai.
Mi accompagnò in macchina alla stazione, feci la solita scena di far finta di essere buttato giù dall'auto in corsa e scaricato di fronte all'ingresso della stazione come nei film gialli e finii direttamente dentro una pozzanghera causata dall'acquazzone autunnale che imperversava.

Acquistai il biglietto, tornai in ufficio e un paio d'ore più tardi diedi uno sguardo alle ultime notizie e lessi con sgomento che avevo fatto appena in tempo, dato che pochi minuti dopo la stazione centrale era stata occupata da decine di manifestanti che assediavano le biglietterie con la pretesa di farsi dare il permesso di partire l'indomani gratuitamente per Roma, dove avrebbero voluto partecipare ad una manifestazione studentesca, in caso contrario avrebbero bloccato la circolazione dei treni. Non solo, degli uomini di spettacolo si erano affiancati ai manifestanti dichiarando che essi rappresentavano la parte sana della nazione.

Digrignai i denti, io avevo pagato il biglietto, sarei partito il giorno dopo all'alba per andare a lavorare e loro, che non volevano pagare il biglietto e sarebbero partiti per andare a manifestare, erano la parte sana della nazione. Dunque io ero la parte malata della nazione, indubbiamente secondo i rivoluzionari avrei quindi dovuto essere curato, in caso di loro presa del potere, magari un salutare gulag. C'era chi desiderava piantare nuovamente i semi di un passato totalitarismo e chi desiderava andare a trovare Julia Roberts, chi era il vero idealista?

Mi resi conto con spavento che il mio viaggio appassionato era in pericolo, se la stazione fosse stata occupata, non avrei potuto partire. Decisi che non lo potevo accettare. La politica è un conto, ma Julia Roberts è Julia Roberts. Avrei venduto cara la pelle e avrei sfondato il cordone dei manifestanti, avrei trascinato con me i macchinisti e il mio treno sarebbe partito. Ero deciso e quella sera andai in palestra, allenamento duro, la mia fantasia cavalcava e disegnava l'impresa del giorno successivo, sarei stato circondato dai manifestanti ostili, ma avrei combattuto, costasse quello che costasse, non sarebbero riusciti ad impedirmi di coronare il mio sogno di rivederla, mi sarei fatto strada tra i nemici, era la cliente più carina che avessi in Italia, in un giorno drammatico per il paese sarei arrivato a destinazione, i miei ideali sono puri, il mio cuore mi darà la forza di dieci uomini e, attorniato da centinaia di migliaia di manifestanti che avrebbero occupato lo spazio tra me e il treno, avrei esclamato solamente :"ok, uno alla volta o tutti insieme?", come disse Brad Pitt alle orde dell'esercito nemico nel film "Troy". E poi sarebbe successo quello che sarebbe successo, avrei sentito al mio fianco Uma Thurman e la sua spada del film Kill Bill e il mondo, per come lo conoscevamo fino ad quel momento, avrebbe cambiato aspetto.

La mia immaginazione mi diceva : "quando farò capolino nell'azienda di Bologna, Julia Roberts, che nel frattempo avrà senz'altro perduto la speranza di rivedermi e che mi avrà già pianto vittima degli insorti, mi lancerà uno sguardo stupito e meravigliato, poi mi sorriderà e mi chiederà uno sconto sulla merce. E il mio sogno d'amore si infrangerà contro la realtà, le dovrò dire di no, e lei mi guarderà con i suoi occhi splendidi e tenterà di intimidirmi e io ricambierò il suo sguardo con fermezza : ci sono ideali più elevati dell'amore, ci sono valori che non sono negoziabili, "l'amore non può comprare il denaro", sarà la storica frase che le dirò e lei allora si accascerà sulla scrivania, piangendo, e mi chiederà disperata di tornare sui miei passi, di non tradire il nostro legame e sarà allora che io mi piegherò, aumentandole i prezzi di meno di quanto avrei voluto, solo del quarantanove e novantanove percento anzichè del cinquanta percento. Anche io ho in fondo un cuore che batte, sotto gli addominali a guscio di tartaruga, molto ma molto in fondo".

Non andò per nulla in tal modo.

Il venerdì uscii da casa alle cinque, arrivai alla stazione alle sei, timbrai il biglietto, non c'era nessuno, era troppo presto per la rivoluzione, i manifestanti sarebbero arrivati non prima delle nove, dopo una lauta colazione e poi pioveva a dirotto, chi glielo faceva fare di alzarsi dal letto?
Il treno partì in perfetto orario, le carrozze piene in parte, i passeggeri assonnati si addormentavano sui sedili e anche io rientrai nel mondo dei sogni.
Al controllore toccava ogni mattina il ruolo di svegliare ciascun passeggero senza farlo sobbalzare, sapeva bene che molti si trovavano nella fase del sonno rem, il suo compito era verificare che tutti avessero il biglietto. L'uomo era allegro a quell'ora della giornata, sapeva che chi viaggiava all'alba non cercava certo guai ed era improbabile che qualcuno non fosse in regola.

Arrivammo a Bologna in perfetto orario, pioveva a catinelle, nessuna traccia di manifestazioni, centinaia di ombrelli di persone che andavano a lavorare. Presi l'autobus, scesi alla fermata sbagliata, troppo presto, l'aspettativa mi impediva di avere le idee chiare, feci i due chilometri rimanenti a piedi, non sentivo neppure l'acqua scorrermi addosso, l'ombrello era chiuso nella tasca del giubbotto, arrivai alla sede della mia cliente e entrai, lei mi accolse con un sorriso che avrebbe sciolto qualsiasi ghiacciaio e riscaldato i due poli contemporaneamente, dimenticai all'istante ogni sensazione critica sugli avvenimenti planetari, io ero di fronte a Julia Roberts, a pochi centimetri da me c'era un miraggio reale, che gli altri perdessero pure il tempo ad inseguire chimere, una società diversa, un futuro migliore, io ero arrivato.

E, pochi istanti dopo, lei mi chiese lo sconto e io le concessi uno sconto ancora superiore. Insomma, c'era un tempo per i valori e un tempo per gli ideali, un tempo in cui l'amore non poteva comprare il denaro e un tempo in cui invece sì. L'importante era mantenersi flessibili, i ferrei principi a piegarsi morbidi come la seta degli occhi di Julia Roberts.

Il tempo volò, del resto non è che ci volle molto per concedere senza lottare uno sconto e parlare un poco di letteratura, mi riaccompagnò alla porta, il sorriso ancora più ampio e parole di sentita amicizia, notai che non pioveva più, le nubi si stavano scostando nel cielo e apparivano sprazzi di azzurro, raggi di sole risalivano allegramente le strade che avevano dovuto abbandonare ore addietro a causa della inesorabile perturbazione. Non presi l'autobus, non ricordo neppure come mi ritrovai di fronte alla stazione di Bologna, forse avevo volato, non vedevo l'ora di raccontare tutto alla mia segretaria. Acquistai il biglietto di ritorno e attesi sulla banchina l'arrivo del mio treno.

"Mi scusi, dove prendo il treno per Vaiano?", una voce vellutata e dall'accento straniero mi strappò dai pensieri ultraterreni, ma quando i miei occhi si posero sulla sorgente della domanda, devo dire che si stupirono dell'avvenenza della ragazza dai tratti slavi. "Lo sa dove devo aspettare il treno?", insisteva e io balbettavo senza sapere che cosa rispondere, le indicai il tabellone delle partenze, ma lei non mollò, mi chiesi che cosa stesse accadendo quel giorno, e immagino che chi sta leggendo le mie parole si chieda se il mio aspetto sia così affascinante da attirare prima il sorriso di Julia Roberts e poi le avances di una modella slava.

Io quasi mi ero convinto, solo che intanto si stava avvicinando un addetto alle ferrovie e la ragazza mi abbandonò e si rivolse a lui, che rispose prontamente, dandole le indicazioni giuste. Ci misi qualche secondo a notare che anche l'impiegato delle ferrovie indossava un giubbotto dello stesso colore del mio, lo so che chi sta leggendo queste parole sospetterà che la ragazza slava non abbia tentato di farmi una corte sfacciata, ma aveva scambiato il mio giubbotto per la divisa di un addetto alle ferrovie. Io non rivelo nulla, rimarrà questo dubbio al lettore.

Squillò il mio cellulare, la mia segretaria era curiosa e mi chiese di raccontarle nei dettagli l'incontro con Julia Roberts, mi chiese se portava l'anello, mi chiese come era vestita e quando mi domandò se avevo tenuto duro sullo sconto, per puro caso toccai un tasto che fece cadere la linea. Io non cedo, lo sanno tutti che io non cedo sugli sconti.

Entrava il sole dal finestrino dello scompartimento, le campagne bagnate dalla pioggia erano rigogliose di alberi e di coltivazioni, arrivai nella metropoli di partenza nel pomeriggio, non avevo mangiato ma non sentivo i morsi della fame, mi sentivo un guerriero, erano spariti, i manifestanti che avrebbero voluto impedirmi di incontrare Julia Roberts, sapevano certo che li avrei sbaragliati, per questo non avevano avuto il fegato di tentare di fermarmi, per questo erano rimasti a casa a dormire e a mangiare, ne ero sicuro.

Da solo, avevo impedito la rivoluzione da solo, cherchez la femme, così gira il mondo.

Roberto Mahlab

I racconti dell'ufficio

   
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