Avrebbe mai pensato Gabriele d'Annunzio, nel lontano 1920, che questa antica frase latina avrebbe - in un giorno di primavera di quasi cent'anni dopo - racchiuso ed amplificato tutto il terribile significato della ferita inferta dalla natura alla sua terra fiera e bellissima?L'Abruzzo è una terra che amo.
E' la mia terra; e, anche se non ci son nata, sono abruzzese da sempre, essendoci giunta a solo pochi mesi di vita.
Crescendo, ho imparato ad amare il suo mare - sempre mutevole nel colore e nel movimento delle onde - ad apprezzare le sue montagne, belle e pietrose , durante i campeggi estivi della mia infanzia, o piene di neve in inverno, per gite all'insegna dello sport e dell'allegria.
Ho imparato ad amare le sue città, i tanti, piccoli paesi che , come scrigni preziosi, conservano gelosamente le memorie della loro millenaria storia.
Ed ora...Non è facile sovrapporre alle immagini di quello che ho visto, ammirato, metabolizzato , con quanto oggi mi mostrano i servizi televisivi...
E' un dolore fisico vedere luoghi amati come Collemaggio ridotti in macerie..
Eppure... La primavera sta esplodendo anche sui campi intorno alle tendopoli, le rondini garriscono di nuovo sui cieli delle case oltraggiate, la Majella e il Gran Sasso segnano, come in una quinta da palcoscenico, l'orizzonte dei paesi sulle coste del mare Adriatico
Ma l'Abruzzo è speciale anche per una una risorsa 'speciale': la sua gente, splendida nel dolore composto e riservato dimostrato in questa situazione terribile, semplice e laboriosa, di poche parole e di gesti concreti di fratellanza.
"Nec recisa recedit" ovvero "Neanche spezzata retrocede".
Ne sono certa.