"Da solo?”, avevo appena chiesto alla mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensante, riferendomi ad un appuntamento che mi aveva fissato la direzione della fiera per la scelta dello stand.O fu per la mia espressione desolata, o fu perché anche lei era ben conscia che, se avessi scelto da solo, come minimo i miei clienti avrebbero visitato per la prima volta in vita loro uno stand a testa in giù, fatto sta che per fortuna mi disse :”ok, vai a prendere la macchina dal garage, ti accompagno, ci vediamo giù”.
Fui il primo a rendermene conto con disappunto, la mia Audi 80 grigia metallizzata che festeggiava ormai le dieci primavere era ricoperta da una patina di polvere tale da non essere degna di trasportare il mio braccio destro e sinistro e mente pensante e così le proposi che dopo l’appuntamento di lavoro ci saremmo fermati ad un lavaggio auto. Spingendo via dal cruscotto con le dita come fosse una biglia una nube di sabbia che stava per attentare alle sue vie respiratorie, lei annuì con convinzione, “falla pulire anche all’interno”, suggerì.
Mi sentivo contento, sulla via del ritorno mi ricordai dell’autolavaggio al quale avevo affidato la mia Audi la volta precedente, “spero sia ancora aperto”, dissi alla mia segretaria. “Intendi dire che speri che sia ancora aperto dopo tanti anni?”, ribatté lei. “Tanti anni? Ma no, l’ho fatta lavare l’ultima volta non tanto tempo fa, non ricordo esattamente, forse era stato appena prima di quell’affare che facemmo con la Finlandia”, risposi con tono incerto. “Dallo strato di polvere direi piuttosto che fu parecchio prima dell’esportazione in Austria”, rifletté lei. Alla fine concordammo che avvenne sei anni fa.
A gloria dell’iniziativa privata, l’autolavaggio esisteva ancora, anzi si era ingrandito, :”il costo è aumentato rispetto all’ultima volta”, feci notare alla mia segretaria dopo uno sguardo al tabellone che riportava il prezzo dei vari servizi. “Anche il prezzo della benzina è aumentato da un secolo a questa parte”, notò lei, immagino non volesse essere ironica, ma solo riportare il sunto di un articolo del Sole 24 Ore che quel mattino titolava sul valore comparato della moneta dalla fine della prima guerra mondiale ai giorni nostri.
Mi incolonnai alle auto in attesa di entrare nel tunnel di lavaggio e la mia segretaria si trovò un angolino per prendere il sole, gli addetti alla pulizia stavano finendo di dare una prima passata con una canna speciale alla macchina di fronte, ne potei osservare solo una punta della parte posteriore prima che fosse ingoiata dalle spazzole automatiche, avvertivo una sensazione insolita, anche se non riuscivo a focalizzare da che cosa fosse provocata, notai superficialmente che gli addetti erano inusualmente silenziosi e deferenti, pensai che la bellissima giornata dal cielo nitido dopo il temporale fosse responsabile di quegli animi sereni.
Mi avvicinai all’uscita del tunnel di lavaggio e osservai il cofano dell’auto che precedeva la mia comparire poco a poco accompagnata dall’avanzamento delle rotaie mobili e persi il fiato dallo stupore, aguzzai gli occhi per mettere a fuoco un particolare che i miei sensi tentavano di respingere come impossibile, ma la realtà prese il sopravvento : sul frontale faceva bella mostra di sé l’emblema della casa automobilistica Lexus. Corsi dalla mia segretaria e più volte, invano, cercai di articolare qualche parola, ma riuscivo solo a deglutire senza emettere verbo, lei mi osservò senza mostrare particolare sorpresa, il suo sguardo ironico mi diceva :”ok, che cosa di fantastico ti stai inventando stavolta?”.
“Una… Lexus, quella è una mitica Lexus…”, indicai la meraviglia della tecnica, della meccanica, dell’ingegneria che si stagliava perfetta sotto il sole. Lei alzò gli occhi al cielo con esasperazione, comprendendo che, qualunque fosse il motivo, l’opportunità di rimanere in santa pace per un poco sotto quel bel sole era sfumata, :”è che cosa sarebbe una Lexus?”, mi chiese con il tono paziente e comprensivo che mi riservava sempre. “La berlina Lexus è considerata la più elegante auto del pianeta Terra e dell’intera galassia centrale”, sospirai estasiato. Sorridendo, lei si volse verso il tunnel e mi fece rilevare che era la volta della mia Audi ad uscire all’aperto e proseguì :”e figurati gli addetti alla pulizia, che dopo la Lexus si sono ritrovati a strofinare la tua auto d’epoca, almeno la polvere era d’epoca”. Io abbassai lo sguardo, conscio della correttezza del commento della mia segretaria :”però nessuna macchina, anche la più moderna e pulita, può minimamente competere con una Lexus”, aggiunsi, non era una giustificazione, era la irrefutabile realtà.
Adesso sulla Lexus stavano lavorando gli addetti alla rifinitura, l’auto brillava celestiale, tutti gli astanti si salutavano calorosamente, si raccontavano a vicenda che bella giornata fosse, :”vedere una Lexus è un evento raro”, insistevo con foga verso la mia segretaria, :”non accade molte volte nella vita. Non è una macchina che si fa notare per la grinta come una Ferrari, la Lexus è una nuvola lieve, leggera, delicata, agile, soffice e, quando ti capita di avere la fortuna di vederla in giro, ti senti all’improvviso in pace con il mondo”.
Come sbucato da una porta sulle stelle, si avvicinò alla Lexus un signore distinto, elegantissimo, dai tratti cordiali, era il proprietario dell’auto, chi guida una Lexus non ha i lineamenti di chi esclama :”il mondo è mio”, no, era un uomo gentile e vestito con un abito in tono con la sua Lexus, dalle scarpe all’orologio, ogni particolare del suo abbigliamento si intonava al colore della carrozzeria, aveva un viso buono e comprensivo, chi guida una Lexus non può che avere lo stesso animo di una Lexus, anzi, è una parte della sua Lexus.
L’uomo salì sulla sua auto e partì, lieve, come se fosse trasportato da un raggio di sole.
Al ritorno in ufficio, mostrai alla mia segretaria il sito della Lexus e lei, da donna pratica, mi fece notare i prezzi elevatissimi e non potei che spiegarle :”vedi, la Lexus non è un bene materiale, è una esperienza mistica che si raggiunge quando l’anima di chi l’acquista grazie al sudore della fronte si eleva nell’armonia dell’universo”.
“Chissà dove andava quell’uomo sulla Lexus”, sospirò la mia segretaria, qualche volta capita che infine mi segua anche nei vagabondaggi dei miei pensieri. Non seppi subito risponderle e uscii sul balcone a riflettere, era il tardo pomeriggio ed ancora i fiori giornalieri dell’ibisco rosato e di quello color arancio screziato erano maestosamente aperti, in attesa di cadere al calare dell’oscurità, l’ibisco giallo invece faticava a spuntare, ogni mattina, da quando lo avevo acquistato, attendevo speranzoso che trovasse la forza di sbocciare.
E, nella mia fantasia, sentivo di sapere dove stava andando l’uomo sulla Lexus, me lo immaginavo accostare al marciapiede di una strada del centro, colpito dalla visione della donna vestita con un elegante tailleur nero che scendeva elegantemente la scalinata, egli non riusciva a staccare gli occhi dalla sua figura, poi scese dall’auto e si avvicinò al banchetto della fioraia, scelse e acquistò un mazzo di fresie di tutti i colori, attraversò la via e incrociò il cammino della donna dal tailleur nero che si arrestò, curiosa, lui le porse il mazzo di fiori, lei lo prese tra le mani, sorpresa, poi chiuse gli occhi per inebriarsi del delizioso profumo. Lui fece un breve inchino e poi, camminando a larghi passi all’indietro, tornò alla sua Lexus e ripartì, come trasportato da una nuvola.
E dove potrebbe andare un uomo su una Lexus, se non verso l'amore.
Roberto Mahlab
(I racconti dell'ufficio)