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 Una partita di poker
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 19/09/2009 :  12:20:08  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Una partita di Poker


Armando non amava giocare a carte ma quella volta il suo amico Damiano aveva insistito per una partita di poker. Infatti l’aveva invitato a casa sua e quando era arrivato l’aveva trovato nel grande salotto in compagnia di alti due signori che gli presentò: erano un collega, l’avvocato Giuliano Broletti, e l’ingegner Ottavio Levamanni, amico di vecchia data. Il primo era un signore sulla sessantina, molto basso e tarchiato, ricordava una palla da baseball, largo nel giro vita e sottile nel collo e nelle gambe. L’altro era un tipo alto e robusto, molto virile, stempiato e con occhi furbi e vivaci.
- Ogni tanto vengono a trovarmi per fare insieme una partita di poker, - fece Damiano, - troviamo sempre qualcuno che voglia unirsi a noi. Stasera giocherai tu. -
- D’accordo, non posso dire di farlo con piacere poiché il tuo più che un invito è stata un’imposizione - fece Armando, - comunque diamo inizio alla tenzone-.
- Ma quale tenzone,- disse Giuliano alzando le spalle, - noi giochiamo per trascorrere allegramente qualche ora insieme e non per contenderci i soldi-.
- Sì certo, scherzavo. A proposito, con quale posta giocate?
- Facciamo una posta di pochi euro. Vanno bene tremila? Saremo in quattro se non deve venire nessun altro. –
- Sta venendo pure Silvio, - disse Damiano - vi ricordate di lui?
- Ah sì! Quel tuo amico molto scherzoso! Bene, così saremo in cinque-.
Infatti poco dopo arrivò Silvio e si sedettero ad un tavolo verde. Armando si rese subito conto che per Damiano quel gioco era importante. Seguiva schemi e calcoli particolari, si rallegrava e si arrabbiava per colpi che lo vedevano vincente o perdente. L’ingegner Levamanni invece era imperturbabile, ma gli altri amici dissero che aveva la capacità di leggere il pensiero dei giocatori. Confessarono che in passato avevano sospettato che truccasse le carte.
- Se fosse vissuto al tempo dell’Inquisizione, - aveva detto Giuliano,- lo avrebbero messo sul rogo come stregone-.
Dopo una serie di colpi, venne il momento in cui Armando si ritrovò con un poker di regine in mano. Vi furono vari rilanci e alla fine vinse un piatto molto ricco. Damiano lo guardò per un attimo sbigottito: - Non pensavo fossi così fortunato!-
- Be’ nella vita infatti non lo sono. Ma guarda questa regina di cuori!-
- Cosa ha di particolare?- domandò Damiano.
-Ha la stessa faccia della mia ultima pollastra-.
- Ah sì?-
- Sì, con lei ho rischiato di convolare a giuste nozze-.
- E perché non l’hai più fatto?-
- Perché sulla dirittura d’arrivo, quando stavamo già per recarci dal parroco, ho scoperto che era vedova di tre mariti tutti regolarmente defunti. Pare incredibile, ma se li era asciugati tutti e tre-.
-Ma va!- esclamò Damiano.
- Sono fuggito a gambe levate e mi sono sentito come scampato ad un naufragio-.
A questo punto Ottavio esclamò fissando le sue carte: - E guarda questo re di fiori!-
-Oh bella, - fece Damiano – e adesso cosa ha il tuo re?-
- Somiglia al mio ultimo ganzo-.
Un silenzio pieno di meraviglia era seguito a questa ultima affermazione. Nessuno aveva mai lontanamente sospettato che il virile Damiano potesse essere gay.
Silvio partecipava alla partita ma aveva detto subito che preferiva il bridge. Nei piatti più contesi e pericolosi si defilava e scrutava divertito gli altri giocatori. Tra una smazzata e l’altra, volle raccontare l’ultima facezia: - Sapete cosa disse un noto studioso di scienze occulte quando, dopo una conferenza di demonologia, trovò la moglie a letto con un amico? Disse: “Parli del demonio e ti spuntano le corna”. -
Gli altri risero divertiti e si servirono da bere, chi un wisky, chi un cognac. Giuliano era un vero giocatore attento, appassionato, cui non sempre entrava la carta giusta al momento giusto. Talora aveva l’aria di aspettare il momento opportuno, quasi sogghignando. Aveva detto che, secondo lui, il giocatore ideale deve avere un carattere forte, un grande intuito, buona memoria: - Certo i bari esistono, ma distruggono la poesia del gioco. Anche i polli esistono nel poker, ma sono difficili da individuare. Se non riesci a trovare il pollo nella prima mezz’ora, allora il pollo sei tu, ah ah ah ah ah. -
Armando ribatté che i professionisti del poker sono pericolosi, ma ancor più lo sono gli stupidi. -Il gioco del poker è come una rappresentazione teatrale dove gli attori recitano ognuno una parte diversa. E’ una continua messa in scena di bugie e verità, uno sforzo di apparire diversi da come si è, di dissimulare quello che in realtà siamo-.
- Sì, ma è anche un vizio - aveva ribattuto Damiano,- un mestiere, e la fortuna naturalmente è sovrana. Però contano parecchio anche l’abilità, il coraggio. Un mio amico definiva il poker erotismo, battaglia, rischio, e diceva che la sconfitta è la possibilità più dignitosa e affascinante.
Giocarono sino alle tre di notte e Armando vinceva in modo spudorato. Tutti gli altri si lamentavano continuamente e deploravano la sua fortuna sfacciata. Ad un certo punto si stancò di quelle lamentele ed esclamò: - Uffa! Siete delle donnicciole lacrimevoli. Smettetela di recriminare! Se qualcuno di voi non ci teneva a perdere diecimila euro, non si sedeva a questo tavolo. Altro che sconfitta dignitosa e affascinante! Questo è un vero piagnisteo! E dire che non volevo venire. E’ stato Damiano ad insistere-.
- Avrebbe fatto bene a non insistere, - disse Silvio - avremmo fatto volentieri a meno di te-. Il tono di quest’ultima frase voleva essere scherzoso e invece risultò molto grave e offensivo.
Armando perse le staffe e s’alzò sferrandogli un pugno in pieno viso. Silvio si scagliò per contraccambiare. Ci sarebbe riuscito se gli altri giocatori non l’avessero fermato. Allora cominciò ad insultarlo e a gridare improperi. Avrebbe voluto riempirlo di pugni ma era bloccato dagli altri. Urlava: - Sei uno ******o e non ti puoi permettere di colpirmi. Sei un fango e non mi fai paura! Ringrazia questi cretini che mi tengono, altrimenti ti avrei già ammazzato!-
Damiano, come padrone di casa, pensò bene di porre fine al terribile alterco. Andò a prendere il cappotto di Armando e lo invitò ad andarsene per il bene di tutti. Quest’ultimo se ne andò infuriato, urlando che non avrebbe mai più giocato con loro, ma che allo stesso tempo era ben felice di averli ripuliti di migliaia e migliaia di euro.


Gabriella Cuscinà

   
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