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 7 Riflessioni
 Integrazione
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Dounia Ettaib
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Inserito - 10/12/2009 :  16:07:03  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Dounia Ettaib  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Dounia Ettaib
Integrazione.
In questi ultimi anni sento spesso questo termine, ovunque vada.

Durante alcuni dibattiti dove ho avuto l’onore di confrontarmi spesso mi capitava di sentire la parola integrazione pronunciata con molta timidezza, non dimenticherò mai in un convegno mentre parlavo di vera integrazione, un altro relatore mi interruppe dicendomi che la vera integrazione non significa che gli immigrati debbano assimilare la nostra cultura; rimasi perplessa a questa affermazione e pensai al momento della mia immigrazione in Italia, un mese prima di partire per l’Italia chiesi a mia madre: “mamma secondo te, come farò a diventare italiana? Imparerò la lingua, la storia e poi cosa dovrò fare ancora?”. Mia madre mi rispose : “ mangerai tutti i giorni la pasta come gli italiani e sognerai in italiano e non più in arabo”. All’età di nove anni mi sentivo la bambina più fortunata del mondo, avrei mangiato pasta tutti i giorni, avrei finalmente vissuto nel paese che è considerato dal mondo intero il paradiso terrestre, ma come mi diceva mia madre : “ devi essere orgogliosa perché vivrai nel paese che ha contribuito alla storia umana, religiosa e sociale del mondo”. Sicuramente la mia immigrazione non è solo dovuta al fatto che avrei mangiato pasta tutti i giorni anche se è un’ ottima ragione, come molti immigrati la mia immigrazione è dovuta a fattori molto più personali e sociali.

Confrontandomi con vari esperti, sociologi e politici il tema immigrazione e integrazione viene considerato come un atto di accoglienza dovuta da parte del popolo italiano e mai come un atto di esigenza da parte dello straniero.

È lo straniero che immigra per rispondere ad un suo bisogno, per soddisfare una sua esigenza, è lo straniero che ha bisogno di apprendere la lingua la legge e la tradizione, perché non la tradizione?

A volte sento alcuni italiani che dicono "noi non dobbiamo insegnare la nostra tradizione, la nostra cultura è giusto rispettare la loro", sono d’accordo sul concetto del rispetto, ma il rispetto è un sentimento reciproco, non un atto dovuto.

Chi immigra lo fa per apprendere anche una nuova cultura, non si può parlare di integrazione con persone che non vogliono apprendere la lingua italiana, con persone che non si riconoscono nella costituzione italiana, con persone che disprezzano gli italiani e la loro cultura, infine non si può parlare di integrazione con persone che pretendono le classi senza crocifissi e impongono il velo islamico alle donne come simbolo islamico.

Integrarsi è un atto dovuto, è un’ esigenza di un immigrato, l’integrazione è un nuovo sapere, una persona che immigra la sua integrazione non significa che abbia abbandonato il suo credo la sua cultura o addirittura la sua religione, l’immigrato temporaneo o a tempo indeterminato ha l’obbligo di apprendere la lingua del paese ospitante, ha il dovere di rispettare le leggi del paese ospitante, ha il dovere di rispettare i suoi concittadini.

Penso alla penultima volta che partii per il Marocco, presi un volo charter di una compagnia marocchina, ovviamente tutti i passeggeri erano marocchini e sentivo alcuni che si lamentavano, dicevano che l’Italia è un paese ingiusto verso gli stranieri, che loro sono trattati malissimo ecc, allora chiesi ad uno di loro in che senso intendeva la parola maltrattati? Gli chiesi di fare un confronto con gli altri paesi europei oppure con i paesi arabi visto che si sentiva orgoglioso della sua arabicità, mi rispose che io parlavo con quel tono perché avevo un passaporto italiano, gli risposi che se si trovava così male perché non immigrava in un paese islamico così risolveva i suoi problemi, ma aggiunsi che sicuramente in un paese islamico arabo non avrebbe avuto diritto ad una casa popolare, non avrebbe avuto diritto all’esenzione del ticket sanitario per sua moglie e i suoi figli, in un paese islamico non avrebbe avuto una istruzione garantita e gratuita per i suoi figli ( nel sistema scolastico arabo non esiste la mensa scolastica nelle scuole pubbliche, solo in quelle private a pagamento), in un paese islamico non avrebbe la Caritas o altre istituzioni religiose che gli portano cibo e indumenti a casa senza chiedergli di che religione fosse o addirittura di convertirsi. Ovviamente se in un paese islamico avesse perso il lavoro non avrebbe avuto diritto al sussidio di disoccupazione con la sospensione di vari pagamenti, affitto, prestiti ecc e sicuramente non avrebbe mai avuto un permesso di soggiorno che gli permettesse di cercare un nuovo lavoro per sei mesi, visto che in qualsiasi paese islamico per poter immigrare prima dell’ottenimento del visto d’ingresso è richiesto un lavoro e il permesso di soggiorno viene rilasciato in base al lavoro.

Ma pensando di confrontarci con altri paesi europei, sono reduce da un mio viaggio in Svezia, un altro paese europeo che ospita molti stranieri da tutte le parti del mondo, la cosa che mi ha colpito che tutti e dico tutti rispettano le regole ad iniziare dal fatto che all’ingresso in Svezia tutti gli stranieri hanno l’obbligo di apprendere la lingua entro sei mesi, se non la si apprende non si ha diritto al permesso di soggiorno.

In Svezia, ho parlato con iracheni, curdi, iraniani, somali, cinesi, messicani nessuno si lamenta, tutti sono d’accordo sull’importanza di apprendere la lingua e conoscere le leggi e soprattutto rispettarle!

In molti stati europei assistiamo a dei veri stati negli stati, penso al Belgio in cui addirittura la popolazione islamica è del 30%, in alcuni negozi alimentari se una donna islamica non è velata non può accedere per fare degli acquisti, penso agli incendi avvenuti a Malmoe per il rifiuto del governo alla costruzione di una moschea, assistiamo in silenzio.

Penso a quei politici italiani che parlano di rispetto di cultura e reciprocità, cosa intendono per rispetto?

Rispetto a cosa o a chi?

Noi dobbiamo rispettare una cultura di ideologia dell’odio e permettere che la nostra civiltà, la nostra cultura vengono sfocate o addirittura annullate in nome del rispetto?

Dounia

   
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