luisa camponesco
Curatore
Italy
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Inserito - 25/06/2010 : 13:18:46
Uno sguardo lontano- Quando ti libererai di tutta questa anticaglia? - Ma sono ricordi, testimonianze del nostro passato, qualcuno li deve pur conservare! - Devi avere il coraggio di gettare via le cose inutili e poi dove sta scritto che devi essere proprio tu a conservare i cimeli di famiglia? - E dove sta scritto che non debba essere io? Gianni se ne andò sbattendo la porta. mentre Mariarosa rimase seduta sul pavimento, gambe incrociate, ad accarezzare le copertine consunte dei vecchi libri. Le loro discussioni iniziavano sempre in questo modo, Gianni voleva un arredamento minimale e moderno a lei invece piacevano i mobili antichi, le davano un senso di sicurezza, qualcosa a cui aggrapparsi nei momenti difficili. Prese una scatola ed iniziò a riporre i vecchi testi scolastici, Mariarosa non riusciva davvero a capire questo disinteresse verso le cosa del passato, soprattutto da parte dei suoi figli, ma forse avevano ragione, era solo una sentimentale quindi si affrettò a chiudere la scatola con carta adesiva per pacchi. Con un pennarello scrisse il contenuto prima di riporlo in uno scaffale del solaio. Trascorse parecchio tempo seduta fra la vecchia cassapanca e il comò della nonna, e non si accorse dell’ora tarda. - Mammaaaa è pronto il pranzo?’ – urlò Luca suo figlio dalla cucina- - Dovrai aspettare un po’ ho avuto da fare. - - Scommetto che sei stata in solaio, sinceramente mamma non capisco cosa ci trovi di tanto interessante. Mariarosa evitò di rispondere concentrandosi suoi fornelli, possibile che neppure suo figlio la capisse? Eppure le somigliava tanto e non solo nei lineamenti, al contrario di Paola che era tutta suo padre. Il resto della giornata trascorse come sempre, le solite cose, le solite faccende domestiche le mancava molto il suo lavoro di maestra elementare. Stare coi bambini , vederli chini suoi quaderni a scrivere le lettere dell’alfabeto. Forse Gianni aveva ragione, in lei c’era qualcosa che non andava, non riusciva a guardare lontano, si sentiva trattenere da una forza sconosciuta che la tratteneva lì, in una specie di prigione mentale dalla quale non voleva uscire, eppure la sua vita non era sempre stata facile. Suo padre se n’era andato quando lei era ancora bambina lasciando un vuoto mai colmato, era cresciuta con la mamma, le zie e la nonna, ma non potevano sostituire la figura paterna. Interminabile la coda alla cassa Uno del supermercato, era ferma da almeno dieci minuti e non si andava avanti. Fortunatamente aprì la cassa Due e tutta la fila si spostò e Mariarosa comprese il motivo di tanta attesa. Un uomo discuteva con la cassiera. - Mi spiace ma questi soldi non bastano, lasci la spesa e torni più tardi. - Questi sono tutti quelli che ho, non posso aspettare la prego…. - Deve andarsene o chiamo il direttore. Mariarosa si avvicinò - Scusate l’intrusione ma qual è il problema? - Mancano un euro e cinquanta centesimi, ma se lascia la confezione di pane ….. - Eccoli! – Mariarosa mise le monetine sul banco e la cassiera consegnò all’uomo la spesa. Un ringraziamento sommesso, poco più di un sussurro, senza alzare il capo l’uomo raccolse le sue cose e se n’andò quasi correndo. - Se ne vedono di tutti i tipi, però quello mi faceva davvero pena. - Commentò la donna mentre consegnava lo scontrino a Mariarosa. Tornando verso casa pensò a quanto era accaduto, aveva agito istintivamente, non era la prima volta, ma si sentiva inquieta eppure non ne aveva motivo.. L’arrivo dei ragazzi e del marito la tenne occupata per tutta la sera e poi venne il momento del meritato riposo e finalmente un po’ di silenzio nella casa. - Oggi ho fatto una buona azione. – - Tu fai sempre buone azioni. – le rispose Gianni. Mariarosa stirò sotto le coperte fin sotto al naso. - Scommetto che non vedi l’ora di raccontarmela. – continuò il marito senza smettere di leggere un rapporto di lavoro. Mariarosa si girò su di un fianco e con gli occhi socchiusi cercò di rivivere il pomeriggio trascorso. - Non sembravai un barbone, anzi era pulito aveva un aspetto dignitoso. - Scusa ma di chi stai parlando? - Di nulla, buonanotte Gianni. Un sonno agitato, i sogni si alternavano, si confondevano, la sveglia delle sei e trenta fu un vero sollievo. I ragazzi a scuola il marito al lavoro e lei di nuovo sola per cui decise di uscire. Una bella mattinata, il cielo limpido e la temperatura gradevole. Non seppe spiegarsi il motivo che la condusse nelle vicinanze del supermercato, ma l’uomo era là, seduto su di una panchina. Non appena la vide si diresse verso di lei. Mariarosa trattenne il fiato. - Speravo incontrarla le devo questi! – aprì il palmo della mano mostrando un euro e cinquanta centesimi. - La prego li tenga non sono importanti. - Lo sono per me! – Lo sconosciuto non la guardò mai direttamente negli occhi e dopo aver consegnato le monete se n’andò quasi correndo. Nuovamente percepì quel senso di disagio, mise in tasca il denaro e si concentrò sulle cose da fare nella giornata. - Mamma! – Luca gettò sbuffando lo zainetto per terra. – Il profe di ita ci ha assegnato un tema micidiale. - Intendi dire: il professore di italiano? - Certo e chi altri? Mariarosa non riusciva ad abituarsi al linguaggio dei giovani e al loro modo di accorciare le parole. - Allora sentiamolo questo tema micidiale! - Pensa un po’ dovrei scrivere di una persona che mi sarebbe piaciuto conoscere e non ho la più pallida idea di chi mi sarebbe piaciuto conoscere. Mi puoi aiutare? Magari c’è qualcosa in quei reperti che tieni in soffitta: - Tanto per intenderci quei “reperti” sono ricordi di famiglia, e poi tuo padre mi ha chiesto di disfarmene. - Allora facciamo presto, dai mamma per favore…… - Dovrai darmi una mano a fare pulizia. - Grandeeeeee, ci sto. La soffitta conteneva cataste di vecchi giornali e sinceramente Mariarosa non sapeva da dove cominciare. - Non mi hai ancora detto Luca chi avresti voluto conoscere. - Britney Spears poi Shapira tanto per cominciare, ma credo che il profe si riferisse ad un membro della famiglia. Luca iniziò ad inscatolare vecchie riviste. - Ei mamma! Ma tu leggevi questa roba? Il ragazzo teneva fra le mani copie del “Corriere dei Piccoli” - Santo cielo non sapevo di averle conservate! - Mariarosa si mise a sfogliarne uno. - Sai Luca! Avevo sedici anni quando ho smesso di comperarlo, tua nonna mi diceva sempre che dovevo guardare lontano se volevo crescere. E così iniziai a comperare un settimanale se ricordo bene si chiamava “Alba” ma credimi nulla a paragone di questo giornalino. - Infatti mamma di quella rivista qui non c’è nemmeno l’ombra. Allora cosa faccio, butto? - No. mettili in parte, ci penso io. . Alcune scatole erano già sigillate e pronte per essere portate via. - Mamma guarda cos’ho trovato, questa si che è antichità. - Fammi vedere! Una dedica sbiadita con una data ridestò in Mariarosa sensazioni che credeva perdute. - Era di mio padre. Un regalo per la sua prima comunione. - Perché non mi parli mai di lui? – chiese Luca - Lo leggeva per farmi addormentare quando ero bambina, non sapevo ancora leggere ma guardavo le illustrazioni. – proseguì Mariarosa ignorando la domanda. - Ora so chi avrei voluto conoscere. Scriverò del nonno, - Non c’è molto da dire e poi ho pochi ricordi di lui. – - Forse posso trovare qualcosa che lo riguardi qui, tra queste cose. - Dovrai cercare da solo, io devo uscire. Mariarosa si sentiva infastidita, perché raccontare di suo padre e costringerla a ricordare? Questo turbamento non era dovuto solamente al fatto che Luca volesse conoscere il nonno, l’incontro con lo sconosciuto del supermercato aveva risvegliato in lei qualcosa di sopito, ma ancora latente. Il carrello già colmo e Mariarosa vinse la tentazione di comperare i cioccolatini che le piacevano tanto. Alla cassa si guardò attorno, forse lo sconosciuto era ancora lì, infatti le sembrò vederlo oltre le vetrate dell’uscita. Pagò in fretta e corse fuori. Nulla, però non riusciva a capire il suo interesse per un anziano incontrato per caso, si dette della sciocca e tornò a casa. Luca stava ancora rovistando in soffitta poi scese tutto euforico - Mamma vado a lavarmi vedi, questa è la polvere dei secoli. – mostrò il viso e le mani annerite - Trovato qualcosa di interessante? - Certo, poi te lo racconto. Gianni e Paola, la loro figlia, entrarono in cucina. - Fame, fame, fame. – Paola controllò il contenuto della pentola. - Luca sta cantando nel bagno, che succede? – chiese Gianni. - Mi ha aiutato a far pulizia in soffitta. - Questa si che è una notizia. – le rispose il marito sbocconcellando un pezzo di pane. La cena si svolse in un discreto silenzio, assorti nei propri pensieri. - Mamma, non mi chiedi cosa ho trovato in soffitta? - Non dirmi che hai trovato un tesoro! – esclamò Paola – Da buon fratello dovresti dividerlo con me e io ti aiuterò in mate. - Ho trovato questo! – Mise sul tavolo un quaderno di quelli con la copertina nera come si usavano un tempo. – Dovresti leggerlo mamma, anzi dovremmo leggerlo tutti. Quella sera cambiò qualcosa nella vita di Mariarosa. In un angolo del soggiorno leggeva il contenuto di quel quaderno scoprendo una nuova amara verità. La calligrafia era quella di suo padre e affidava a quelle pagine il suo terribile segreto. Aveva perso il lavoro, lo aveva tenuto nascosto alla famiglia per mesi, ingannando tutti, ma stranamente il denaro non mancava, anzi, le entrate erano aumentate notevolmente e con esse il tenore di vita. “Ho avuto una promozione” diceva a tutti, amici e parenti, nessuno sospettava la provenienza illecita di quelle entrate. L’arresto avvenne all’inizio dell’autunno, in una limpida mattinata. La nonna arrivò all’improvviso e portò Mariarosa a casa sua. La bambina era felice di stare con i nonni che la colmavano sempre di attenzioni e di regali. Quella vacanza inattesa durò parecchi giorni, poi la mamma venne prenderla e le disse che papà era partito e non sapeva quando sarebbe tornato. Mariarosa non lo rivide più. - Mamma! – Luca, sulla porta del soggiorno la guardava con preoccupazione. – Scusa mamma forse non avrei dovuto mostrarti quel quaderno, ma pensavo tu lo sapessi già. - Hai fatto bene Luca meglio conoscerla la verità, credevo se ne fosse andato per colpa mia, per qualcosa che avevo fatto….. - Mamma, sono passati molti anni non vuoi sapere se…. - Non lo so, ci devo pensare. Quella notte nessuno dormì, Gianni e i figli percepivano il dramma che Mariarosa stava vivendo, ma loro erano una famiglia sarebbe stati solidali e condiviso qualsiasi decisione. Non fu difficile per Mariarosa fare ricerche e venire a conoscenza delle circostanze che portarono all’arresto di suo padre. Lesse la sentenza del tribunale e la conseguente condanna, ma rimase alquanto stupita quando seppe che era stato scarcerato già da sei anni. Un indirizzo, finalmente qualcosa di concreto, adesso voleva sapere, lo sentiva come un dovere verso se stessa e soprattutto verso i suoi figli. - Lei è don Marco? – - Si, cosa posso fare per lei? – un sacerdote di mezza età con la tonaca sporca di gesso, e gli occhiali che scivolavano sul naso. - Sono Mariarosa Silvestri, ho avuto il suo indirizzo da….. - Prego, prego si sieda, scusi se non sono proprio in ordine, ma sa stiamo intonacando una parete del refettorio e cerco di dare una mano. Sono contento di conoscerla di persona signora Silvestri. - Lei sa chi sono? - Ho pregato ogni giorno perché questo accadesse. - Non mi fraintenda don Marco, sono venuta a cercare delle risposte, ma non ho nulla da perdonare ne intendo farlo. Il sacerdote si appoggiò allo schienale e accarezzò la croce che teneva sul petto. - Avrà le risposte che cerca, venga con me. Lo seguì, attraversarono un chiostro e poi un porticato ed infine giunsero alla sala del refettorio. Alcuni ragazzi entravano ed uscivano portando secchi. - Attenta a dove mette i piedi – le disse don Marco, in effetti di confusione ce n ‘era parecchia. – Silvestri!!!! – gridò il sacerdote e un uomo anziano con in mano una spatola e pennello si girò verso di loro. La donna rimase interdetta, quello era lo stesso uomo del supermercato. Mariarosa scosse la testa e fuggì via. - Questa faccenda devi risolverla, non puoi continuare così - Gianni era seriamente preoccupato dal comportamento della moglie che da giorni ormai si buttava a capofitto nelle faccende di casa. – Non fai del bene a nessuno, tanto meno a te. - Non sei tu quello che ha avuto il padre in galera che lo ha creduto morto e all’improvviso se lo trova davanti. - Ma non sei più una bambina, adesso sei una donna adulta, e per giunta non dovrai affrontare nulla da sola, lo sai che siamo tutti con te. Ma non ti se accorta dell’espressione spaventata che hanno i nostri figli quando ti guardano. Per favore non fare pagare anche a loro colpe che non hai nemmeno tu. Gianni aveva alzato la voce senza accorgersene e Mariarosa si rinchiuse in un assoluto silenzio. Trascorsero vari giorni e le cosa non cambiavano fu Luca a prendere l’iniziativa per abbattere quel muro che si era creato in famiglia. - Mamma, so che ti arrabbierai, ma sono andato a parlare con don Marco e ho incontrato……il nonno. - Ma come ti sei permesso, chi ti ha autorizzato a fare una cosa simile. – Marisa alzò la mano e solo gli occhi umidi del ragazzo la fermarono. Stava per schiaffeggiare suo figlio non lo aveva mai fatto prima, ma cosa le stava accadendo? Abbracciò Luca e si concesse, finalmente, un pianto liberatorio. Don Marco le andò incontro non appena la vide, la prese per un braccio e la guidò nella cappella. Nell’ultimo banco, inginocchiato e con la testa fra le mani, c’era suo padre. Il sacerdote, con discrezione, chiuse la porta dietro di se, il momento era arrivato, una parentesi di vita si stava chiudendo e forse, forse un’altra si sarebbe aperta. Raccontare una vita in poche ore non è facile ma è pur sempre un inizio Mariarosa uscì dalla chiesetta con il volto sereno e con un passo veloce si diresse verso casa. L’atmosfera in famiglia era cambiata e lo si percepiva dal profumo di torta proveniente dalla cucina. - Crostata di albicocche, vi va? - Mamma sei fantastica - Luca le si avvicinò – Ci sono novità? - Col tempo ragazzo mio, col tempo. Quella sera, nel salotto Mariarosa iniziò a leggere ad alta voce un libro scritto per ragazzi di un’altra generazione Dalle sue pagine uscì un foglio di quaderno a righe, scritto con la penna e qualche macchiolina d’inchiostro qua e là. Una poesia dal titolo “Uno sguardo lontano” scritta da un bambino che nel 1926 sognava di volare sopra le montagne più alte del mondo per essere più vicino agli angeli del Signore. - Sai Luca, credo tu debba proprio scriverlo quel tema sul nonno. °°°Ci sono radici che non posso essere estirpate e forse vuoti che non possono essere colmati ma la vera forza dell’essere umano è la capacità di superare le barriere mentali. Non importa come o quando, conta solo quale obiettivo si vuole conquistare. Luisa Camponesco
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