SALVATE SAMAR SAHHAR, IL MONDO RACCOLGA IL SUO APPELLOMentre i riflettori di tutto il mondo sono puntati sulla tragedia della persecuzione dei cristiani in Iraq, un dramma dagli uguali tragici contorni si è compiuto nel più totale silenzio a Betania, in Cisgiordania.
Circa un mese fa, l'Autorità palestinese ha fatto irruzione nell'orfanotrofio-casa rifugio per ragazze e donne maltrattate gestito da oltre vent'anni da Samar Saharr, palestinese cristiana di 49 anni. Una trentina di bambine e giovani donne sono state strappate alle cure della religiosa che con amore e sacrificio era riuscita a ridare una vita serena a chi l'aveva perduta in giovanissima età, sia perché senza una famiglia, sia perché una famiglia ce l'aveva, ma era diventata la più terribile delle prigioni. Valga per tutti il caso di un'adolescente reclusa e picchiata da padre e fratelli: solo grazie a Samar la ragazza era riuscita a ritrovare la serenità e ad innamorarsi di un uomo buono che la voleva sposare. Ora, dopo lo sgombero della casa-rifugio di
Betania, è stata riconsegnata al genitore-aguzzino e per lei addio matrimonio d'amore, l'incubo è diventato realtà. Da un mese Samar piange, consolata dalle suore di un convento di Gerusalemme dove ha trovato rifugio: <Un'ingiustizia terribile - dice - togliere il futuro a quelle piccole. Molte di loro erano con me da dieci e più anni, io ero la loro famiglia. Qualcuno mi aiuti>. Un accorato appello che il mondo occidentale deve raccogliere affinché non sia troppo tardi.
Dai primi riscontri si sa che il blitz perpetrato dall'Autorità palestinese avrebbe come obiettivo quello di gestire in prima persona l'orfanotrofio, per beneficiare dei contributi governativi e delle attenzioni occidentali (Samar Sahhar è stata più volte ospite del governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, in occasione di alcuni incontri sia in Italia che in Israele). Ma le ragioni di un'aggressione tanto efferata sono anche politiche: come ha anche recentemente affermato monsignor Pizzaballa (custode di Terrasanta), dai microfoni della Rai, le minoranze cristiane stanno vivendo uno dei momenti più bui della loro storia in Medio Oriente. Intanto dell'accaduto è stato informato anche il gabinetto di Shimon Peres, che assicura di aver avviato indagini <ad alti livelli>. Ma i giorni passano inesorabili senza novità positive. <Samar Sahhar deve tornare a gestire l'orfanotrofio di Betania - dice Angelica Edna Calò Livné, israeliana responsabile della Fondazione Beresheet LaShalom del kibbutz Sasa in Alta Galilea, candidata a Premio Nobel per la pace alcuni anni fa proprio con Samar Sahhar -. Il suo esempio era un segno tangibile che la pace poteva concretizzarsi dal basso, non strappateci quel sogno>.
Di seguito inoltro anche una scheda scritta proprio da Samar Sahhar:
<Ho 49 anni e sono nata a Gerusalemme da genitori cristiani. I genitori da parte di mia madre sono giordani.
Ho studiato pedagogia a Londra all'universita di Bristol. Poi in America, all'Un. dell'Ohio nel programma Colombus International Program. Ho ricevuto 2 borse di studio del British Council of Jerusalem.
Non sono sposata. Sono consacrata a Gesu'.
Da 26 anni mi dedico ai bambini dell'orfonotrofio.
Da 39 anni vivo a Betania.
Ho lavorato per 20 anni all'orfanotrofio Jelal El Amal (per ragazzi).
16 anni fa ho fondato il "Lazarus Home for girls" con i risparmi che avevo raccolto dai miei stipendi ricevuti per 20 anni dal Bible Land e poi dalla fondazione di Londra "Lazarus Home"
Lazarus Home for girls e' stato fondato il 22/2/1997.
L'orfanotrofio ha lavorato ininterrottamente per 24 ore su 24.
I fondi arrivano da World Vivion e AVSI dall'Italia. 8 anni fa ho raccolto due ragazzeche aveo trovato in una grotta. Erano state violentate e massacrate dai propri famigliari. Le ho cresciute ed educate. Si chiamano Norma e Nabila Shahin. Qualche mese fa il padre è arrivato alla Casa di Lazzaro con la pretesa di riavere le ragazze. Non ho voluto consegnargliele perché quando le raccolsi erano in uno stato terrificante. Avevano le orecchie bruciate e il corpo bruciato. Io le ho portate all'Hadassa Hospital di Gerusalemme per fare operare e rifare la plastica. Il Ministero del Welfare palestinese pretendeva che io consegnassi le ragazze perche quello
e' il padre e ha tutti i diritti di riprendersele. Ma mi sono rifiutata perche le avrebbe di nuovo seviziate e maltrattate. Il padre l'ha avuta vinta sull' ufficio e insieme a altri 20 uomini ha fatto irruzione nell'orfanotrofio. Si è ripreso le ragazze, e tutte le bambine sono state mandte in un orfanotrofio musulmano dove tutte le bambine stanno riviviendo i traumi dai quali le avevo fatte uscire in questi anni.
Ora per eliminare la mia presenza e mettere le mani su tutto cio che ho costruito stanno fabbricando delle false prove. L'unico che mi aiuta è il mio avvocato Halil Zidon>.
Angelica Calò Livné - Carlotta Morgana
Angelica Calò Livnè
http://www.concertodisogni.com/angelica/index.htm