ophelja
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Inserito - 29/03/2011 : 23:47:12
Lieve come il Percorso delle Stelle - Noi - addormentati giù in basso - Sappiamo che il loro Sguardo superiore Ci include - mentre vanno – (Emily Dickinson)
E quelle che erano state piccole dimenticanze, un ripetere a volte insistente di domande con ovvie risposte, una trascuratezza nell’abbottonarsi il vestito o allacciarsi le scarpe, divennero improvvisamente uno stato di grave malattia. “E’ tornato tuo padre?” mi chiedeva. “Mamma, ma è morto trent’anni fà...” “Oddio...e non mi hai detto niente!” e piangeva, rimproverandomi con lo sguardo disperato di chi non si rassegna . L’enormità della sua reazione mi provocava un sorriso di tenerezza e mi convinceva sull’inutilità dell’insistere a voler forzare quella specie di mondo parallelo che si era costruito nella sua mente.
Aveva invece conservato una straordinaria memoria per gli avvenimenti lontani della sua infanzia: ricordava le poesie che aveva imparato alle elementari e anche se lunghe, le ripeteva con l’entusiasmo con cui le aveva appreso. Raccontava di zii, di cugini, di persone che avevano popolato le sue infanzia e giovinezza in un piccolo paese del sud, dove la vita era scandita da rigide convenzioni, da frequentazioni e discorsi davanti al fuoco d’inverno, o al fresco delle querce in campagna, durante la bella stagione. Con sicurezza indicava visi sconosciuti su vecchie fotografie ingiallite e, per contro, non si riconosceva nelle sue ultime foto, scattate solo uno o due anni prima, con tutta la famiglia. A volte si confondeva e mi chiamava col nome della sua ultima sorella, morta da tempo. Ma era la mamma! Colei che il mio ricordo da bambina me la riconsegnava immensa, colei che, divenuta nonna, ha puntellato con la sua presenza affettuosa, affidabile, insostituibile le assenze troppo lunghe di una giovane mamma impegnata nel suo lavoro. Poi, con gli anni, aveva abdicato al suo ruolo centrale in famiglia e si era come rimpicciolita; era diventata bianca, delicata, fragile come un cristallo nel vivere quotidiano e forte come una roccia nella Fede, nell’accettazione silenziosa di ogni avversità fisica... Qualche giorno prima di morire riposava serena nel suo letto e sorrideva mentre le tenevo la mano, con un’eccitata felicità per averla vista superare un’ennesima crisi respiratoria, parlandole di tutto e di niente, come si fà con i bambini. Lei sorrideva stancamente e, di tanto in tanto chiudeva le palpebre, come vinta da un sonno prepotente. Improvvisamente, nella luce schermata del pomeriggio, iniziò a guardare “qualcosa” che era in fondo alla stanza. Non era uno sguardo spento o perso nell’abbandono della prossima fine; anzi. Con occhi consapevoli continuò seguendo impercettibilmente un invisibile visitatore, voltandosi verso il muro per seguirne il lineare percorso. Mentre guardava la parete bianca, il suo viso aveva un’espressione di stupita gioia, come se avesse ritrovato qualcuno che conosceva bene e che non si aspettava di rivedere. Rimase così per molti minuti, in una silenziosa comunione con chi non vedevo ma che ho sentito presente, nella incredibile certezza che i suoi cari erano venuti a trovarla, a dirle di non temere per il viaggio che l’aspettava. Loro aveva già fatto quel viaggio. Loro la stavano aspettando in Paradiso..... (In ricordo di mia madre, nata in Paradiso il 30 Marzo 2008) Ophelja
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