luisa camponesco
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Inserito - 08/05/2011 : 12:23:52
Fra le pagine di un libroCi pensavo da qualche giorno, guardavo in alto e sospirando mi dicevo: “Coraggio prendi la scala e fai un po’ d’ordine” La libreria sfiorava il soffitto, ma perché l’avevo fatta così alta? Naturalmente con tutti i libri che compravo non bastava ancora, si rendeva necessaria una pulizia a fondo e conseguente smaltimento di ciò che non serviva. - Ciao zia, posso usare il tuo pc? – Gaia era entrata in casa come un tornado. - Naturalmente – risposi, sapeva che non le negavo nulla, tantomento l’uso del pc. - Ma cosa stai facendo? - Per cominciare devo salire fin lassù e vedere cosa posso eliminare. - Zietta non posso permettere che tu salga sulla scala, ci vado io dimmi cosa devo fare. Mi pareva impossibile che a parlare fosse proprio la bambina che tenevo fra le braccia qualche annetto fa e forse un po’ di più e adesso osservavo una splendida ragazza che si arrampicava fin sotto il soffitto, mi colse un attimo di sconforto, ma solo un attimo, in fondo me lo doveva. - Inizia a togliere tutti i libri dell’ultimo scaffale senza farmeli cadere in testa. - Agli ordini capo- rispose mimando un saluto militare. Uno dopo l’altro i libri finirono sul pavimento ed io con un piumino iniziai a togliere la polvere. Non ricordavo di avere tutte quelle vecchie edizioni, i prezzi erano ancora il lire. - Ma zia, li hai letti tutti questi cosi? - Questi cosi si chiamano libri, in teoria si, dovrei averli letti tutti. Solo che alcuni avrebbero bisogno di una rilettura. Gaia sgranò gli occhi e mi guardò con espressione stupita. - Mi è capitato di rileggere un romanzo che avevo letto quando avevo la tua età e l’ho trovato diverso, poi ne ho compreso il motivo. Con il trascorrere degli anni cambia la visione della vita e così anche l’approccio ad un testo letterario. È una esperienza fantastica. Ti consiglio di provarla. Leggi un libro oggi e rileggilo fra vent’anni poi dimmi cosa ne pensi.. - Zia, quanti anni avresti fra vent’anni? Cambiai subito discorso non volendo fare conti sulla mia età e mi concentrai sui volumi che nel frattempo si andavano ammassando sul pavimento. - Zia, qui c’è una serie di libri con la copertina lugubre. - Lugubre in che senso? - Nel senso che è nera. Sinceramente non li ricordavo - Mettili in parte gli darò un’occhiata- Suonò un cellulare, Gaia rispose. - Devo andare a casa domani ho la verifica di inglese. - Vai, la scuola è importante. - Sentila la prof, ma non ti azzardare a salire sulla scala, torno domani a finire il lavoro. Se ne andò veloce come il vento lasciando dietro di se profumo di sapone. Diedi un’occhiata alla stanza e poi chiusi la porta sperando che il disordine sparisse d’incanto. Mi dedicai ad altro e per un po’ non ci pensai , ma si sa le faccende vanno fatte così mi venne in mente un telefilm che seguivo da ragazza, “Vita da strega” . Che sogno poter storcere il naso e sistemare tutto, mi feci coraggio e tornai nella stanza. Tutto era rimasto come lo aveva lasciato Gaia, scavalcai una montagna di libri cercando di non inciampare e mi sedetti, sconsolata, sui volumi dell’enciclopedia medica, chiedendomi il motivo per cui l’avessi acquistata visto che tutte le volte che leggevo i sintomi di una malattia me li sentivo addosso. Mi accorsi dei volumetti rilegati in nero e, presa da curiosità, ne sfogliai uno. Erano edizioni Longanesi degli anni ’50 con la copertina cartonata dal titolo “I gialli proibiti”continuavo a non ricordare come ne fossi venuta in possesso, di sicuro non li avevo letti. Erano in tutto una decina poi dalla pagine di uno di essi scivolò per terra un trifoglio. Lo raccolsi, era fragile quasi trasparente, ma perché proprio un trifoglio? Di solito la gente cerca i quadrifogli, allora qualcosa di lontano, di sepolto nella memoria, iniziò a riemergere. - Ciao sfacciata. Roberto mi guardava dall’altra parte del frangisole, posto a divisione delle due terrazze. - Da che lato ti sei alzato stamattina?- rispondevo di rimando. Questo era il nostro modo rituale di salutarci Poco dopo alla porta si affacciava anche Vanda sua moglie. - Ciao tusa, dormito bene? Non aspettava la risposta tanto lo sapeva che dormivo come un sasso. - Mi preparo per andare in spiaggia, ciao a tutti. E così con il passo svelto e l’energia dei vent’anni mi dirigevo verso il lago dove mi aspettavano gli amici del campeggio. Roberto e Vanda non avevano avuto figli forse per questo con me erano particolarmente teneri. Trascorrevamo ore seduti vicino al frangisole a parlare ma anche i silenzi erano importanti perché sapevamo di esserci, bastava volgere lo sguardo per sentirci rassicurati. Era così tutte le estati con la gioia di rivederci e raccontare gli avvenimenti dell’inverno trascorso, passare le serate fra risate, anedotti,, spaghetti alla puttanesca e tanti “Milan l’è Milan”. Un giorno in cui ero particolarmente triste Vanda disse una cosa che mi colpì moltissimo. - Mia cara, ci sono persone che temono d’essere coinvolte nella solitudine degli altri. – le sue mani si posarono sulle mie ed io sentii un nodo alla gola. Ebbi modo, negli anni a venire di constatare quanto fosse vera questa affermazione e ciò mi diede modo di reagire ad un certo isolamento. Venne purtroppo anche il tempo della malattia, Roberto era in dialisi ma non rinunciò a trascorre qualche giorno in serenità. Lo vidi mettere un trifoglio fra le pagine di un libro. - Scusa- dissi- ma non sono i quadrifogli che portano fortuna? - I trifogli si trovano più facilmente e poi tre è un numero perfetto. Si immerse nella lettura del libro o almeno così pensai. Roberto non fece mai pesare la sua malattia e non mancò mai di sorridere o di esclamare “ciùlbia” quando mi vedeva pulire il terrazzo. Vanda telefonò un mattino di primavera. - Non c’è più. Roberto non c’è più- Un dolore dignitoso com’era nel loro modo d’ essere e così con i miei genitori mi precipitai a Milano per un ultimo saluto. Niente fu più come prima, Vanda intristì anno dopo anno, finchè la sua mente si perse nelle nebbie senza ritorno dell’alzaimer - Cosa ne facciamo di questi libri? - Li prendo io – risposi all’amica di famiglia che stava liberando il loro appartamento estivo. - Vuoi prendere qualcos’altro? - Mi bastano questi Li portai a casa in città e poi col tempo li avevo scordati. La mente umana è davvero unica, tutto rimane lì, basta poco per ricordare, anche la cosa più insignificante può portare alla luce frammenti di vita preziosi più dell’oro e che nessuno può toglierci. Ero ancora pensierosa, seduta in mezzo ai libri quando squillò il telefono e la voce di Gaia uscì come un tuono dalla cornetta tanto che dovetti tenerla scostata dall’orecchio. - Non sarai salita sulla scala? Guarda che domani torno, ne ho già parlato con la mamma ed è d’accordo. Ti avverto avrò una fame da lupo, quindi preparami le solite patatine al forno, prosciutto crudo mi raccomando quello tagliato sottile. - Ma certo – risposi sullo stesso tono – La signorina gradirebbe qualcos’altro? - Un gelato panna e cioccolato, grazie. Schioccò un bacio e chiuse la comunicazione. Gaia era il futuro, tutto il nuovo della vita, mi costringeva a guardare avanti ma era bello, ogni tanto, usare quella macchina del tempo chiamata memoria e rispolverare le cose importanti che hanno segnato il nostro percorso umano. Non avevo mai letto quei libri, beh, era ora di cominciare, quindi, quella sera, posato delicatamente il trifoglio sul comodino mi immersi nelle avventure di un certo Shell Scott detective di Los Angeles negli anni 50. Niente cellulari, niente internet eppure riusciva a risolvere i casi più complicati. A Roberto quei gialli piacevano e ve lo confesso, sono piaciuti anche a me. Naturalmente li ho letti tutti ed ora fanno bella mostra nel primo scaffale della libreria. Luisa Camponesco
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