Ai firmatari dell'appello pubblicato dal Manifesto contro la settimana di cultura israeliana organizzata in Piazza Duomo a Milano.
-------------------------------------E se capovolgessimo e stravolgessimo per una volta le carte in tavola? Se invece di combattere e accusare cercaste il modo di collaborare? Non pensate che gioverebbe molto più al popolo palestinese? Pensate un attimo: potreste convincere i capi dei consigli regionali palestinesi ad accettare l’aiuto di ingegneri israeliani per cambiare le tubature dell’acqua che sono in uno stato degradante e fanno disperdere tutta l’acqua che dovrebbe servire al fabbisogno giornaliero. Potreste aiutarli a condividere tutte le scoperte e le tecnologie elaborate in questi ultimi 63 anni di geniale lavoro nelle università e nei laboratori israeliani. Ad usufruire dei progressi nel campo medico e scientifico. Sicuramente ci sono belle teste tra i palestinesi che sarebbero più che felici di far parte di un team di scienziati , di fisici o di medici per dare un supporto alla propria comunità.
Una volta rimanevo molto colpita e offesa dal livore che si leggeva tra le righe di molti vostri articoli sulla situazione in Medio Oriente, oggi, mentre leggevo il vostro appello, ho sentito un senso di pietà. Molto di ciò che scrivete ha un’aria patetica, come di chi non sa più a cosa attingere per risvegliare l’attenzione di chi lo circonda e comincia ad inventare storie. Vivendo in Israele incontro tutti i giorni la realtà di questo Paese che tanto aberrate e per giunta, vivendo in Galilea, circondata da villaggi arabi, mi trovo sovente a condividere il divano in sala d’attesa di un dentista, di un parrucchiere, di un’estetista o in piedi, in turno alle casse del supermercato con persone di ogni cultura, anzi il nostro dentista è un ottimo medico arabo musulmano del villaggio Jish e la parrucchiera viene dal villaggio arabo cristiano Fassuta…e ora che ci penso anche l’estetista!
Non ho mai visto fenomeni di questo genere: “(…) il 20 per cento della popolazione di esso, sono disprezzati e discriminati in tutti i modi: non solo privati dei più importanti diritti politici e civili, ma anche dei diritti umani fondamentali”. Ma via ragazzi! un giornale serio non può pubblicare un simile appello! Colmo di inesattezze. Un giornale di sinistra! Per me la sinistra è il simbolo del rispetto e dell’aiuto reciproco, è il compendio di tutti gli ideali di solidarietà, amore per l’uomo in quanto uomo. Io che vivo in un kibbutz, ancora completamente comunitario, ne so qualcosa di socialismo!
Vi siete trovati di fronte a un sindaco coraggioso, che ha capito che non può vietare ai suoi cittadini di esporsi alle novità che il mondo offre, che va a passo con il tempo.
Avete usato frasi nel vostro appello non ponderate, non provate: “(…) la pulizia etnica continua oggi, ininterrotta”. Ma cosa intendevate? Di chi stavate parlando? Questo evento vuole dimostrare che tutte le nostre energie sono protese verso l’educazione, la costruzione, la difesa, l’assorbimento di nuovi immigranti ebrei e non ebrei dalla Russia, dall’Etiopia, dal Sudan. Anche immigranti che nessuno desidera!
Avete scritto: “I Palestinesi hanno diritto ad un loro Stato, con la struttura e confini che essi concorderanno con la Comunità Internazionale”. Ma questo che legame ha con l’evento a Piazza Duomo? Anzi, se ci sarà collaborazione, Inshallah, Beezrat HaShem, fra qualche anno, questo evento si farà insieme: Israele e Palestina, gioielli del Medio Oriente, nonostante la volontà dei Paesi arabi circostanti che hanno segregato questa povera gente in campi senza speranza, nonostante quelli come voi, che invece di aiutare eccitate il rancore, la frustrazione,l’angoscia.
Pensateci. Pensate a loro, ai palestinesi, non a voi stessi. Voi nei vostri salotti state tranquilli con un bel calice di vino a fare politica. I palestinesi non hanno bisogno della vostra politica. Hanno bisogno di aiuto. E il vostro appello era tutto tranne questo!
Angelica Calo Livne, educatrice al dialogo
Angelica Calò Livnè
http://www.concertodisogni.com/angelica/index.htm