Hong Kong, Macao e Singapore. Agosto-settembre 2016.Premessa.
Dopo essere stati in Giappone e negli Emirati Arabi in luna di miele, a me e a mio marito è tornata la voglia di Oriente, per cui in agosto 2016 avevamo progettato un tour fai da te in Tailandia, da Bangkok fino al nord del paese, da dove (Chiang Mai per l’esattezza e con Air Asia), avremmo proseguito con una breve estensione del viaggio fino ad Hong Kong (Cina). Tutto ideato e stabilito nel dettaglio da tempo, grazie anche a consigli di amici e conoscenti che ci hanno preceduto con e senza il sostegno di una agenzia professionale, tanto che già mi sembrava di vedere il Budda di smeraldo di Bangkok, o di essere nel sito archeologico di Ayuttaya o al triangolo d’oro, nel parco degli elefanti o nella fattoria delle orchidee ecc… Se non fosse stato che verso Ferragosto la situazione in Tailandia è mutata a causa degli attentati susseguitisi ai danni dei turisti, avremmo fatto tutto questo. Nonostante, da informazioni raccolte nelle agenzie di viaggio della nostra città, avessimo saputo che i loro viaggiatori continuavano a partire per la Tailandia nel bel mezzo della instabilità del paese, il fatto che un collega di mia sorella se ne fosse scappato da lì (non completando la propria vacanza con conseguente perdita economica), e il fatto che i siti web delle istituzioni italiane e tailandesi sconsigliassero di fare turismo in Tailandia, non ci hanno dato la serenità di andarci. Avremmo fatto le nostre escursioni o preso semplicemente la metro gioiosi e rilassati? No! Sarà per un’altra volta (si spera). Allora piuttosto che annullare tutto o pagare una penale di 200,00 euro ad Alitalia su ogni biglietto del volo diretto a Bangkok per la conversione della rotta o il posticipo della data, due giorni prima della partenza abbiamo deciso di utilizzare Bangkok non più come punto di arrivo, bensì come partenza per altre mete d’Oriente. Per fortuna la disdetta degli hotel non implicava l’applicazione di alcuna penale, per cui abbiamo perduto solo la spesa dei voli interni in Tailandia. Il ventaglio di scelta delle nostre nuove destinazioni appariva ampio, ma in due giorni non era semplice studiare nuovi paesi, cercare una buona soluzione di pernottamento e quant’altro. Quindi abbiamo escluso di andare in posti che richiedevano maggiori formalità burocratiche di ingresso o che ci apparivano poveri o a rischio terrorismo o dengue e simili. Per tali motivi la nostra vacanza si è svolta a Hong Kong, Macao e Singapore. E’ andato tutto alla perfezione, anche se prima di essere ad Hong Kong ci era intanto passato il tifone, e se mentre eravamo oramai ad Hong Kong, in punto di partire per Singapore, i giornali italiani scrivevano che proprio a Singapore c’era la zanzara della zika con 41 casi super accertati. Tale allarmismo mediatico sulla zika ci ha indotto a premunirci di apposito repellente per la pelle, a cercare di usare panni chiari e più coprenti e di evitare zone con grande ristagno di acqua o troppo verde. Ritengo fondamentale dire che sono state precauzioni inutili perché tutte le persone giravano felici e spensierate per strada, molto svestite a causa del gran cardo. Inoltre la città di Singapore era super pulita, forse disinfestata tenuto conto dell’odore diffuso nelle strade somigliante alla citronella e dei manifesti affissi che dicevano che la politica di disinfestazione attuata aveva realizzato zero zanzara e zero dengue, tanto che neanche l’ombra di qualsiasi insetto abbiamo incontrato in nessun ora del giorno e niente ci ha mai pizzicato. Pertanto, questo resoconto vuole essere uno stimolo a viaggiare anche di fronte agli imprevisti, semplicemente rimodellando il viaggio che si voleva fare, perché è bellissimo “uscire” quando è il momento in cui lo si vuole e può fare, ricaricarsi di buon umore, arricchirsi di contenuti nuovi specie quando si va in luoghi tanto diversi dai nostri (insomma, ogni lasciata è persa!). E vuole essere anche un supporto informativo utile per chi pensa di visitare le città dove siamo stati noi. A noi è infatti risultato utile leggere le esperienze altrui per scegliere dove andare in vacanza.
Considerazioni sul viaggio.
Esclusi il giorno di andata e quello di rientro, il nostro viaggio ci ha portato 5 giorni a vivere Hong Kong, 1 giorno in visita a Macao, in ultimo 4 giorni a Singapore. Per le prime due città è il giusto tempo occorrente, mentre per Singapore sarebbe stato meglio restarci al massimo due giorni perché la città non è molto estesa e, a mio modesto avviso, offre poche attrattive, dopodiché ci si annoia e magari conviene comprare escursioni al safari notturno o in Malesia o in altri posti. Non a caso Singapore è usata come scalo breve per andare in Australia o a Bali. Personalmente pensavo di andare da lì, almeno per un giorno, in una delle isole vicine dell’Indonesia, perché avevo letto che il mare è molto bello e non occorrono visti speciali ai turisti italiani per meno di 90 giorni, e perché con circa 40 minuti di traghetto il dado era tratto. Tuttavia verso la fine del nostro viaggiare sentivamo le nostre energie in calo, specie a causa del caldo umido che ha connotato sempre questa vacanza e che faceva sudare perfino l’anima; e poi non avevamo trovato il tempo, avendo cambiato viaggio troppo rapidamente, di informarci meglio anche su questa ulteriore tappa. Senza contare che in quei gironi dalle vicine isole dell’Indonesia, come quella di Batam, arrivavano notizie di arresti ad opera della polizia nei confronti di terroristi che si stavano organizzando per compiere attentati in Singapore e dintorni. Ricordo di aver pensato che, stando ai media, il mondo è quasi tutto orami pericoloso, per cui non si dovrebbe fare più nulla in assoluto, e neanche in Europa; e che se quelle notizie erano state diramate con la stessa superficialità e incompletezza di quella della zika, non c’era sicuramente da tenerne conto. Per cui consiglio agli altri di considerare l’idea del mare in Indonesia con traghetto da Singapore, non avendo avuto noi tempo ed energie per sfruttarla.
Quanto ai voli, un paio di mesi prima della partenza, avevamo comprato direttamente sul sito web Alitalia due ragionevoli biglietti da Roma Fiumicino per l’aeroporto principale di Bangkok con scalo ad Abu Dhabi, volo per metà operato dalla compagnia Etihad. Penso sempre che il bello di queste compagnie (compresa la classe economy) è che sono a cinque stelle in tutto, dal dato concreto che decollo, atterraggio ed eventuali turbolenze non si avvertono mai, al confort dei sedili, ai servizi offerti di continuo a bordo e gadget disponibili, al personale super gentile. Il volo completo sarà durato circa 11 ore. Due giorni prima di partire abbiamo comprato on line, tramite edreams, il volo Bangkok - Hong Kong con la compagnia Emirates (durata di circa tre ore); il volo Hong Kong - Singapore con la compagnia Scoot (sembrava un volo Alitalia anche quello, mancava solo la tv sui sedili - per la durata di tre ore e quaranta minuti) e poi il volo da Singapore a Bangkok con la compagnia Jetstar ( due ore e 25 minuti). Quanto al fuso orario, abbiamo viaggiato 2 ore avanti rispetto all’Italia ad Abu Dhabi, 5 ore avanti a Bangkok e 6 ore avanti sia ad Hong Kong che a Singapore. Circa il mangiare locale, ad Hong Kong il cibo dei locali situati a livello della strada erano più confusionari e sporchi, diversamente nei ristoranti presenti nei centri commerciali si mangiava a volte anche con la tovaglia e comunque lì si aveva l’idea che tutto fosse più igienico. Rispetto al Giappone, dove tutto sembrava puro e autentico nel sapore, in questo nuovo viaggio in Asia abbiamo sofferto la tavola: ogni pietanza non aveva il gusto che ci si aspettava, per esempio il cavolo non sapeva di cavolo, la carne neppure sapeva di carne (forse cuociono in acqua tutto mischiato ?!?), tutto era tipo fritto o caramellato, senza contare che abbiamo visto mangiare in giro cose improbabili come il cavalluccio marino essiccato, carne di coccodrillo, altri pesci strani. Insetti no. La moda, diversamente dal Giappone era all’avanguardia. L’igiene non del tutto (sicuramente non nel caso dei ristoranti e hotel in generale, nonché nel quartiere indiano di Singapore). La lingua ci ha creato qualche difficoltà: l’inglese non è parlato bene manco dagli hongkonghiani e talvolta il traduttore vocale (nella loro lingua con conversione in italiano) non era in grado di capirli. Faceva sempre buio cupo alle 18.00. Ovunque ho ammirato rapita la vegetazione tropicale. Hong Kong in particolare era piena di alberi di ficus e alberi di caucciù registrati uno a uno presso il municipio per la loro preziosità. A Singapore le orchidee erano immense ed estese. Ad Hong Kong si coglieva una certa cultura per i cartoni animati come in Giappone, basta ricordare le statue erette sulle strade e i tatuaggi sulla pelle delle perone, a tema cartoons. In tutte e tre le città viste, era presente il culto delle erbe, specie mediche; singolari ho trovato le farmacie di Hong Kong con le loro ampolle di vetro piene di radici, zampe di gallina, cavallucci marini (dicono siano afrodisiaci). Rispetto al Giappone, che dà l’idea della semplicità, ad Hong Kong ho notato molta eccentricità che però mi è piaciuta di più. Hong Kong è dominata dai grattacieli, tutto si sfrutta in altezza (ad esempio c’era una chiesa ad un 70esimo piano). Gli hongkonghiani sono molto scaramantici, ad esempio il numero 4 si pronuncia come la parola morte nella loro lingua, perciò si evita di usarlo, infatti nei grattacieli mancano i piani con i numeri composti da 4 come 14 o 24, e gli hotel non hanno camere con questo numero. Per la stessa ragione non si costruiscono edifici con forme spigolose: portano “iella” (sfortuna) e quindi è preferibile creare armonia. Ad Hong Kong famose e praticate sono le arti marziali, come da noi il gioco del pallone. La domenica tutti erano riversati sulle strade asfaltate cittadine per pic nik su coperte e per balli a suon di stereo. Utilizzare la metro è molto facile sia a Hong Kong che a Singapore. Ad Hong Kong oramai ci sentivamo proprio a casa dopo sei giorni: avevamo nei pressi dell’albergo anche una lavanderia di fiducia (il caldo estremo ci ha imposto di utilizzarla presto e il personale dell’hotel non ci capiva per consentirci di farlo presso di loro), come la scheda dei punti al MC Donald, unico posto di HK dove potevamo goderci un caffè espresso ad inizio giornata. L’hotel in cui abbiamo pernottato ad HK è il “Best Western Causeway Bay” che consiglio per il buon rapporto qualità prezzo e il posto comodissimo, meno per la disponibilità e cortesia del personale. “Hotel Bencoolen Singapore” è quello scelto per Singapore, non bello, ma moderno e comodo per prezzo e posizione. Ogni hotel, al saldo, chiede il 10% in più del prezzo di prenotazione. Ad HK e Singapore la moneta è il Dollaro locale, a Macao la Pataca.
Hong Kong.
Hong Kong ha come simbolo di bandiera un fiore bianco a cinque petali. La città si divide in terra ferma e isole. Secondo me l’isola è la parte più bella. La terra ferma mi è piaciuta meno essendo più verace. È una esperienza da fare quella di prendere il battello per andare sulla terra ferma (anche via terra si può). Ecco come abbiamo sfruttato il tempo trascorso in Hong Kong:
27 agosto 2016, 1° giorno: Cause Way Bay e Times Quare, Wan Chai, Hong Kong Park, Central, e Temple street (la sera). La sera seguente siamo tornati al Temple street e diversamente dalla prima volta c’erano tante eleganti prostitute con vestitini da sera e porchette di lustrini in mano; è un bazar dove si vendono mercanzie e falsi vari (non ben contraffatti però nel senso che si vede che sono prodotti e marchi falsi, ovvero cineserie e imitazioni); lì si contratta sempre sui prezzi, intorno un’area di street food molto vivace ed economica.
28 agosto. 2° giorno. Tutta la città a bordo del “Big Bus”, organizzato molto bene e con personale pronto a dare informazioni o aiuto riconoscibile in ogni angolo della città. Bellissima la gita in barca coi pescatori, inclusa nel tour.
29 agosto. 3°giorno. Repulse Bay (sulla spiaggia un tempio bellissimo e la sabbia sembrava di frumento) da dove si vede una ricca zona residenziale in cui un appartamento costa 25 mila euro al metro quadrato. Questo nelle ore solari. Invece all’imbrunire ci siamo spostati a Lan Wai Fong (ci sono bei locali giovanili a piano terra in stile europeo, ottimo posto per passare la sera) e Shelley Str. (la sua attrattiva è l’escalador, un sistema di scale mobili ripide lunghissimo).
30 agosto. 4° giorno. Gita a Macao per l’intera giornata (con partenza dal Macao terminal dove conviene essere prima delle 8,30 per evitare code). Macao è famosa per i suoi casinò, se ne parla come Las Vegas dell’Oriente; ne sono molti e il tempo di entrare in tutti non c’è stato, anche perché sono distanti l’uno dagli altri e collegati tra loro da bus. Quello dedicato a Venezia era sicuramente bellissimo, perché sembrava di essere proprio nella sua laguna (c’erano anche i gondolieri con gli occhi a mandorla però), tutto era piuttosto realistico; c’erano poi sfarzosi marmi. Nel centro storico della città ci si rende conto di quanto essa sia unica: i segni della storia e della influenza portoghesi sono tangibilissimi, dalla cucina alla architettura, e in particolare come non notare le maioliche azzurre sui palazzi (azulejos) e il porfido di pietre nere e grigie con i disegni che si trovano esattamente a Lisbona, misti tra cineserie di insegne e altre cose bizzarre, tanto che viene da domandarsi dove ci si trovi davvero? E poi ci si imbatte nelle rovine della chiesa di San Paolo, e nel tempio A-Man, edifici religiosi che danno un impatto e hanno un significato così antitetici l’uno dall’altro, e affascinante, e che il turista non può assolutamente mancare di visitare. La sera siamo rientrati ad Hong Kong e ricordo con piacere che abbiamo cenato al 13 F del palazzo Times Quare in un ristorante di cucina cinese moderna molto elegante e pulito.
31 agosto. 5° giorno: Western Marchet (in pratica è l’area attigua all’imbarco per Macao) per fare compere nei negozietti di giada e di broccato cinese, dove siamo giunti dopo essere stati un poco in giro per la città sul tram (è una bellissima esperienza prenderlo, mai visto il metodo di inserimento delle monetine (che è fondamentale avere prima di salire sul tram altrimenti, come si suol dire, “ti attacchi al tram”) nella macchinetta trasparente del conducente che così le conta facilmente a prima vista). A seguire siamo stati sulla Holliwod Road dove ci sono bei negozi di antiquariato cinese e il Mao Temple assolutamente suggestivo per l’atmosfera e la forte spiritualità che vi si respira dentro, specie durante le preghiere. Poi abbiamo preso il peak tram e abbiamo fatto benissimo ad andarci quando era ormai quasi sera perché, una volta saliti sulla sky terrace, abbiamo assistito alle mille colorazioni del cielo e dei grattacieli intorno fino alla completa illuminazione di essi. Indimenticabile. Nell’edificio ci sono negozi e ristoranti e quindi è interessante passarci dentro del tempo dopo aver visto il panorama sulla terrazza dell’ultimo piano. Non ho mai scattato tante foto.
1 settembre 2016. 6° giorno e ultimo. Per fortuna un giorno in più sul piano di viaggio, ed è stato tra quelli spesi nel modo migliore perché abbiamo scelto di scoprire posti meno battuti dai turisti, tanto che anche i libri delle guide non ne fanno menzione: il tempio Wong Thi Sin durante la mattina; il Monastero dei Mille Budda nel pomeriggio dove siamo giunti tramite più bus e in assenza di segnalazioni abbiamo chiesto a ogni passante come fare per essere lì. Questi due luoghi religiosi sono imperdibili perché assolutamente spettacolari, ciascuno per caratteri differenti. La sera abbiamo poi raggiunto e visto la Avenue delle Stras perché ospita la statua di Bruce Lee.
Singapore.
Dall’aeroporto abbiamo preso direttamente la metro per l’hotel, le persone sono parse subito cordiali (al contrario dei cinesi di HK) e la città non immensa come Hong Kong, e non fatta di grattacieli (se non nella zona del Marina Bay e del quartiere finanziario) ma di comuni palazzi.
1 giorno: Lo abbiamo trascorso nel quartiere del nostro hotel (Hotel Bencoolen Singapore, non particolarmente bello, ma moderno e comodo per prezzo e posizione), si tratta del quartiere Bugis. Poi siamo stati tra Middle Rd e Victoria St., Bugis street coi suoi mercati, in parte di Little India dove a Waterloo St. ci sono due templi messi in modo unico uno accanto all’altro, buddista e induista. Forte! Poi siamo arrivati a quello indù più famoso (Sri Mariamman) e c’era una cerimonia in atto: scalzi, tra odori di ghirlande di fiori, frutta (per lo più banane) e incensi, abbiamo preso parte con rispetto alla funzione sacra, di fronte al grande orgoglio e al sincero spirito di accoglienza della comunità. Non dimenticherò mai quella esperienza. Ho sentito dire che se non si è stati in India, una buona idea ce la si fa in quella zona di Singapore. La sera abbiamo visto anche una festa danzante tipica indiana con cibo servito in piazza.
2 giorno. China Taun con mercati e templi interessantissimi. La cerimonia del suo tempio buddista, con le litanie dei monaci, è stata molto affascinante. A seguire tappa al Marina Bay, arrivandovi dal Boulevard Marina. Abbiamo visitato l’hotel anche all’interno (a differenza della vela di Dubai cui non puoi neanche avvicinarti se non sei ospite dell’hotel, al Marina Bay tutti accedono), nei giardini “Garden by The bay” collegati tramite ascensore, nei suoi negozi e nei ristornati (tra l’altro in media piuttosto convenienti sono stati quelli del suo centro commerciale). Di fronte all’hotel, oltre l’acqua, c’è la fontana con la scultura del Merlion, simbolo della città, alle cui spalle si sviluppa il quartiere Patang con edifici in stile coloniale e il Finanzial District. La sera siamo stati al quartiere Clarke Quay, in linea d’aria vicino all’hotel in cui alloggiavamo e da dove si vede benissimo in lontananza il Marina Bay, che è più bello visto da lì. Clarke Quay è tutto un gioco di luci colorate sull’acqua e di passeggio e locali con bella musica dal vivo. Insomma è un bel colpo d’occhio.
3 giorno. Giro nel quartiere arabo con i suoi vicoli colorati, locali, negozi. La città appare costosa in ogni dove, il mangiare soprattutto e il comprare dell’acqua ancor di più. Dopodichè abbiamo rivisto sempre le stesse cose, tornando in tutti i quartieri già visitati (una noia).
4 giorno: Sentosa, dove si va con una monorotaia a pagamento. Palaw è la spiaggia più carina perché ampia. Arrivi accolto da musica caraibica, vedi palme di cocco tutto introno e sassi (di cartone). Il è mare lurido, con cartelli di divieto di balneazione. Di fronte, a rovinare la scena, una miriade di petroliere in mezzo al finto mare. Ecco la fonte di tutto quell’inquinamento. Che tristezza, però è una esperienza nuova e da poter raccontare anche quella.
Viva i viaggi, viva la curiosità e la fantasia, e buon inizio d'anno nuovo a tutti.
Giusy Melillo
giusy melillo