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 Cuba 20 anni dopo
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Renato Attolini
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Inserito - 03/08/2017 :  17:57:09  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Renato Attolini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Renato Attolini

Sarà cambiata oppure no? Questa è la domanda che mi assilla da quando io e tutta la mia famiglia abbiamo deciso di trascorrere una vacanza a Cuba. Per i miei familiari è la prima volta in assoluto che si recano in questo Paese per me invece è un ritorno. Sono passati quasi 20 anni dall'ultima volta che ci sono stato anche se in tutto questo tempo, mai e poi mai l'ho dimenticata, l'ho sempre portata dentro di me . Ogni volta che sentivo il suo nome era un fremito, un tuffo al cuore come se si trattasse di una persona di cui mi ero innamorato e che non ero riuscito a scordare. La curiosità quindi è legittima. Sarà la stessa? E se fosse una delusione? Se rovinassi quegli stupendi ricordi che avevo? Come se la paragonassi ad una stupenda fanciulla dagli occhi scuri, capelli neri, la carnagione olivastra e il carattere amabile e gioviale che riempiva la mia fantasia e invece mi trovassi di fronte alla stessa persona, ma ingrassata, con le rughe ed i capelli grigi diventata scontrosa e scostante. Mi preoccupo del suo cambiamento, ma devo tenere conto anche del mio. Non sono più quel quarantenne agile, scattante, palestrato che dimostrava, a detta di tutti, vent'anni di meno, che sprigionava allegria da tutti i pori e con lo spirito di un ragazzo. Senza contare la folta capigliatura. Adesso i miei anni li dimostro tutti, fino all'ultimo giorno, ho messo su un chilo all'anno (i conti sono presto fatti per capire di quanto sono ingrassato),i capelli li ha portati via il vento, così pure una buona parte di salute e non sono come il vino che invecchiando migliora, anzi mi sono parecchio inacidito. Quindi cosa pretendo da questa isola meravigliosa, se sono io il primo a non essere più lo stesso?
La prima impressione vedendo l'aeroporto affollato è sempre la stessa, non è cambiato nulla come non è affatto cambiato il mio amico Mario detto Majito che mi aspetta e che dopo 20 anni mi riconosce all'istante. E' un omone dal cuore d'oro suo ed il suo abbraccio fraterno mi stritola ma mi commuove quasi alle lacrime. L'accoglienza che riserva alla mia famiglia è di quelle che una persona sensibile non può dimenticare: come se li conoscesse da una vita. Il suo concetto é: 'Tu eres mi hermano por eso tu esposa es mi cunada y tus hijas son mis sobrinas.' Claro, no?
In fin dei conti son passati solo 20 anni, cosa contano di fronte ad un'amicizia?
Il taxi corre su una strada che passa in mezzo ad una vegetazione rigogliosa e sulla quale ogni tanto compare un enorme cartello inneggiante alla Rivoluzione. Dai finestrini aperti entra un'aria calda e umida che ben conosco e che mi fa sentire a casa: Ciao Cuba, sono tornato.
La casa di Majito è migliorata, lui ha fatto dei lavori e ci sistema in due stanze con rispettivo bagno ed aria condizionata. Gli chiedo, memore di tutte le volte che a casa mia salta la corrente se funziona contemporaneamente più di un elettrodomestico, se i due condizionatori possono essere accesi insieme. Mi guarda quasi senza capire rispondendo che la cosa è ovvia.
Il giorno dopo prendiamo un taxi, di quelli collettivi che portano cioè più passeggeri, per andare alla Playa de Santa Maria del Mar ma chiedo all'autista se può fermarsi ad un negozio perché dobbiamo comparare dei cappellini per ripararci dal sole. L'autista acconsente ed io e mia moglie facciamo gli acquisti tranquillamente e torniamo al taxi, certi di vedere del malumore non tanto nella faccia dell'autista quanto in quella degli altri passeggeri ma costoro sembrano che neanche si siano accorti della nostra presenza e sono totalmente incuranti del fatto che abbiamo fatto perdere loro del tempo. In Italia per una cosa del genere ci avrebbero sbranati.
Arriviamo alla spiaggia che non c'è quasi nessuno e la vista che ci si presenta è quasi da mozzafiato: sabbia bianca e mare cristallino di colore azzurro. La pacchia dura poco: orde di cubani arrivano e in poco tempo non c'è più un ombrellone libero. Bicchieri pieni di rum si alternano a lattine di birra, cibo vario e sacchetti di patatine ad un ritmo impressionante. Da un chiosco vicino arrivano a ripetizione vivande locali calde e fumanti. Ci sono ben in vista i bidoni della spazzatura ma probabilmente i frequentatori di questa spiaggia non li considerano comodi o non li considerano affatto, cosicché la spiaggia e purtroppo anche il mare diventano in pochissimo tempo un'enorme discarica. Mia figlia più piccola alla quale ho insegnato un po' di ecologia, mi avverte di continuo quando vede lattine o sacchetti che galleggiano. Per un po' li raccolgo e li butto nei bidoni ma poi desisto perchè è come combattere contro i mulini a vento.
Il giorno dopo partiamo per Varadero facendo sosta in un posto inqualificabile per una colazione altrettanto inqualificabile che ci fa rimpiangere il mango, la papaya, l'ananas e le banane che insieme alla frittata e al caffè Majito ci prepara per colazione.
Varadero è la meta più turistica di tutta Cuba ed una volta era vietato l'ingresso ai cubani che non ci vivevano o che non ci lavoravano che erano fermati ad un posto di blocco dove severissimi poliziotti li rimandavano indietro. Adesso questo posto di blocco è in disuso e si paga solo un pedaggio per entrare.
Ci fermiamo in un tratto di spiaggia non molto frequentato ed anche qui una vista mozzafiato si para davanti ai nostri occhi: un mare che sembra una piscina ed una sabbia simile al borotalco c'invitano a tuffarci senza troppi indugi. L'acqua è tiepida e non si vorrebbe più uscire.
Qui la spiaggia è ben curata e non c'è immondizia in giro se non negli appositi contenitori.
Al pomeriggio il tempo cambia repentinamente ed un nubifragio di proporzioni bibliche ci coglie di sorpresa costringendoci ad una rapida ritirata nel taxi che ci aspetta per riportarci da Mario. L'autista, incurante dei rovesci d'acqua che si abbattono con violenza impressionante sull'auto, sembra voglia fare la concorrenza a Vettel o Hamilton e corre come se avesse qualcuno alle calcagna. Il tutto mentre la temperatura dentro l'auto è da Polo Nord: l'ideale per noi che siamo bagnati fradici.
Il giorno dopo la situazione non è migliorata e quindi niente mare per cui optiamo per una gita all'Avana prendendo anche stavolta un taxi collettivo.
Mentre ci stiamo orientando vengo avvicinato da un individuo che avevo già notato perché ci stava fissando mentre parlavamo, il che mi mette subito sul 'chi va là'.
Costui comincia a parlarmi dicendomi che ha capito che sono italiano, che gli piace l'Italia, mi chiede della Fiat, del perché si è messa con la Chrysler , della Ferrari. Mi racconta che lui è medico che vive in Argentina ma è cubano, insomma un sacco di cose. Io da una parte gli rispondo amabilmente mentre dall'altra, spinto dalla mia indole europea e quindi diffidente, mi chiedo che cosa voglia da me in realtà, aspettandomi da un momento all'altro una richiesta di soldi o qualcosa di simile. Rimango quindi totalmente spiazzato quando ad un certo punto tronca la conversazione, dicendo che deve andare, mi saluta calorosamente abbracciandomi e se ne va tranquillamente.
A quanto pare i cubani non sono cambiati.
Siamo nei pressi delle Habana Vieja, vicino alla Cattedrale, alla famosa Bodeguita del Medio, il locale dove Ernest Hemingway si beveva al giorno una ventina di Mojito, senza lo zucchero però com'è nella ricetta tradizionale, perché affermava che 'troppo zucchero fa male'. Il Rum, presente anch'esso nella ricetta per chi non lo sapesse, a suo parere invece no.
Ci fermiamo in un posto per uno spuntino invitati da un cameriere che sulla soglia del locale ci mostra il menu della casa.
La mia piccolina chiede una pizza, nonostante e mie rimostranze sul fatto che potrebbe mangiare qualcosa di diverso, visto do ve ci troviamo, ma è inutile per cui mi arrendo. Chiedo la pizza per lei ma il cameriere mi dice che il forno è rotto, chiedo allora un sandwich ma lo stesso mi fa presente che non c'è pane. Il lombardo che c'è in me, nonostante le mie radici pugliesi, sta per alterarsi e quindi sto per chiedere: 'Ma allora cosa mi fate vedere il menu se non avete le pietanze che ci sono scritte?' Poi mi ricordo che sono a Cuba e che queste cose sono all'ordine del secondo e che quando si viene in questo Paese bisogna dimenticarsi completamente da dove si proviene e farsi un abito mentale diverso per non rischiare di passare delle brutte vacanze.
La scelta cade quindi su un piatto locale a base di pollo e fagioli che sembra convincere la mia piccolina anche perché la sua fame si fa insistente. Va bene che bisogna aspettare e che qui i tempi sono lunghi ma l'attesa sta diventando veramente insopportabile e quando già comincio a spazientirmi arriva il solito cameriere che con un tono umile e contrito si scusa dicendo che il cuoco se n'è andato con la nostra ordinazione in tasca e che quindi il nostro piatto non è pronto ma rimedierà immediatamente. Vorrei tanto alzarmi ed andarmene con tutta la famiglia appresso ma ormai siamo lì e tanto vale adeguarsi.
E' domenica e in tutto il continente americano che sia del Nord, o del Centro o del Sud è la Festa del Papà come ce lo ricorda un bel manifesto all'interno del locale. Arriva un'orchestrina che ci propone musica dal vivo: non sono sicuramente degli artisti di fama mondiale e soprattutto il cantante mi sembra che non sia all'altezza di Marc Anthony ma sono tutti simpatici e quindi si si propaga l'allegria ed il malumore se ne va, come quasi sempre avviene a Cuba.
Un altro nubifragio si abbatte su di noi e facciamo ritorno da Mario che ci ha preparato una delle sue deliziose cene, stavolta a base di specialità cubane seguite poi da Cuba Libre, Mojito, Daiquiri etc.
Non appena il tempo migliora facciamo un giro turistico della città, noleggiando un taxi (una Buick degli anni '50) guidata da un simpatico cubano dal nome stranissimo (Nan) che per una tariffa decisamente inferiore a quella propostoci dall'autista del carro frigorifero ci farà vedere le principali attrazioni della Città, dalla statua del Cristo al Castello del Morro. Due giorni dopo ci riporterà a Varadero intrattenendosi anche con noi a fare il bagno.
La vacanza è terminata, si riparte per l'Italia e tutti siamo un po' tristi, soprattutto Majito che ci saluta con le lacrime agli occhi.
Pensavo di non ritornarci mai più, pensavo di trovarla cambiata, pensavo che si sarebbe spezzato il filo affettivo che mi ha legato per tutti questi anni ma niente di tutto ciò. Cuba era, è e resterà sempre nel mio cuore.


   
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