riccardo resconi
Senatore
Italy
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Inserito - 05/05/2018 : 14:59:24
InvisibiliRagazzi seduti su muri di mattoni antichi e cadenti L’autostrada al di là di quel fiume che trasporta schiume rosa, a volte blue Macchine e camion senza una fine o un inizio Acceleratori levano nell’aria nuvole grigie che offuscano la vista della città eterna Alberi piccoli e grandi, a volte medi Costeggiano le rive Ma il loro verde è svanito da tempo e le foglie si sono appoggiate con la schiena all’acqua facendosi trasportare lontano da lì Al loro posto compaiono buste di plastica Di tutti i colori e dimensioni Aggrappate ai lunghi rami Quasi tramortite, lacerate Una volta si vedevano le rondini nidificare Ora sono andate via anche loro Una strada Senza cartelli, ne linee bianche o azzurre Nessun riconoscimento, identità Chi vive li da poco riconosce il colore dei palazzoni per arrivare Ognuno ha il suo Lo chiamano il quartiere Arcobaleno Un genio chi ha coniato o forse troppo consapevole Basta passare quel ponte sopra il fiume Quello che separa la città millenaria dal quartiere “invisibile” Arriva l’autobus 250 qui E sempre di corsa, scarica facce stanche e bambini attaccati a seni delle madri, che ricordano esodi Due volte di mattina e due di sera Chiavi penetrano in serrature perlopiù divelte Porte di ascensori hanno fatto da tela a graffiti suburbani Qualcuno ha messo delle grate alle finestre I vasi di fiori colorati le rendono meno prigione Anche i reclusi hanno la loro dignità Se si sale sulla terrazza di uno di quei palazzi la vista cambia, quando soffia forte il vento Si riesce a vedere San Pietro, anche se a malapena Se abbassi lo sguardo la visione del malaffare lotta con quella precedente Il Paradiso e l’Inferno O meglio un Purgatorio DI quelli dove mettono chi deve scontare un peccato Dove nessuno ha scelto di esserci Dove tutti i giorni chi ci vive lotta Dove trovi chi impreca lo Stato o l’ultimo politico Dove bambini, nonostante tutto, crescono felici, ma più velocemente dei quelli al di là del ponte Dove si ama Dove, se per gli altri siamo “invisibili”, noi ci sentiamo vivi (patapump )
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