Il diario della biciclettaAnni fa avevo visto un film
MI era piaciuto molto
SI chiama “il diario della motocicletta”
L’altro giorno
Quando ho avuto pochi minuti per me
Appoggiato ad un muro e con alle spalle i Navigli
Ho iniziato a fantasticare come avessi potuto scrivere qualcosa al riguardo
Il “Che” non penso avrebbe da dire
Cosi ho pensato, con notevole fatica da una giornata di lavoro, che ogni sera avrei annotato tutto quello che mi era successo durante il giorno
Non ho un pc, ma tanta buona volontà e determinazione
Dal mio 32^ piano vedo molto lontano, e spesso individuo luoghi dove sono stato il giorno stesso
Collego ancora meglio le cose
Cercando di non farmi distrarre dalle urla dei vicini, o dai loro odori esotici
Centodieci kilometri
Non sono pochi al giorno
E non c’è meteo che tenga
O traffico che possa ostacolare
Allora iniziano a venire le prime immagini
A cui seguono le parole
Di quelle che descrivono aggettivando, nel bene o nel male
Ma anche di quelle che vedono oltre le persone
Come se quest’ultime avessero uno scrigno nella propria tasca, che non a tutti è permesso guardare
Un mondo bianco mescolato al nero, al giallo
A vestiti di lusso e di grandi magazzini
Di cibi raffinati e semplici pietanze calde
A occhi che attraverso un burqa fanno innamorare e occhi che sopra una cravatta spaventano
Milioni di anime che a volte ringraziano, altre porgono il resto senza uno sguardo
In edifici importanti ed altri meno noti
Ed io in tutto questo cerco di sopravvivere, e molti altri come me
Ci chiamano “riders”
(patapump )