Il freddo della montagna era normale nel mio incedere in quel viottolo sassoso, il vento continuava a spirare fresco nonostante il mezzogiorno fosse prossimo. Il sudore mi bagnava la schiena per lo sforzo della salita e l'aria mi gelava il sudore, fastidio, stanchezza, si alternavano, il fiato mi si appesantiva e i pensieri che mi tenevano compagnia affluivano ora con difficoltà.
Salivo, salivo, qualche sosta a bocca aperta,di tanto in tanto, mi guardavo attorno respirando profondamente, poi di nuovo salivo, salivo, il sole era alto ma non accecante.
Il verde foraggio misto ai piccoli fiori d'altura s'alternavano alla roccia bianca e tagliente, qualche volta un cupo gracchiare d'uccelli là dove l'azzurro cielo domina la natura, mi infastidiva, mentre i muscoli sotto sforzo perdevano elasticità.
Un rumore di lieve vibrazione metallica spezzò il silenzio della imponente montagna.
Mi fermai, più per riprendere fiato che per paura, osservai dietro e vidi il sentiero scomparire più in basso, ai lati il prato verde lussurreggiante e i ciottoli di pietra sporgenti, davanti lo spuntone che mi separava dal rifugio in cui dovevo ricoverarmi per la sera, fissai gli scarponi nuovi per verificare la stabilità e lentamente mi prese un capogiro, un senso di vuoto, un abbandono graduale.
Chiusi gli occhi in un richiamo a tutte le energie a mia disposizione ma la sensazione era di essere lievitato, non toccavo più terra, quando riaprii gli occhi ero in aria avvolto da una nebbia appiccicosa elettrostatica verdastra e di un odore silvestre,anelli di fumo bianco regolari salivano in alto friggendo e scintillando e con loro il mio corpo, la sensazione di spinta prima impercettibile divenne più manifesta fino a raggiungere il gradiente di getto dinamico.
Alzai gli occhi con sorpresa verso l'alto, fui abbagliato da una luce gialla incandescente allo jodio, il profumo che si respirava era leggero di melassa, non ero spaventato ma ancora incapace di reagire.
La testa divenne pesante, gli occhi mi bruciavano, le forze svanirono, il mondo finì li e.......
....... mi svegliai in una stanza strana, con pareti metalliche dove ogni cosa era sospesa, fluttuava nell'aria con leggerezza e dove il sotto e il sopra non erano ben distinti e chiari, un formicolio piacevole pervase il mio corpo e un dolore sottile mi pulsava in gola.
Un arcobaleno di fasci luminosi di colpo sondò il mio corpo, all'improvviso una voce familiare mi parlò.
Mi chiese di confermare alcuni dati miei, riguardanti l'età, il peso corporeo, l'altezza, la professione, la nazionalità, la religione, le malattie avute e mi assicurò che non sarebbe successo niente di male, dovevo solo avere un pò di pazienza.
Una sfera grande e trasparente volteggiò sulla mia testa, non mi accorsi di essere di nuovo addormentato o comunque assopito, mi risvegliai seduto sul sentiero con i sassi che mi premevano fastidiosi sul sedere e il sole era ancora li quasi ad aspettarmi, nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato.
Non ero sudato e l'aria si era calmata, un ultimo sforzo e salii al rifugio, non avevo particolari esigenze, solo la gola secca, nonostante l'ascesa fosse stata dura, avevo bisogno di parlare con qualcuno, con un essere umano.
Quando il gestore mi chiese cordialmente con un sorriso, se volessi del biosilicio, lo guardai divertito, sorridendo e gli confermai invece di desiderare della birra chiara e frecsa, alcuni alpinisti ai tavoli si voltarono di scatto e increduli si alzarono e si precipitarono su di me.
Erano vestiti con strane tute stagnosimili, lucenti e metalliche, dicendomi che mi offrivano del protosilicoide, mentre continuavano a squadrarmi come un esemplare raro.
Il panico saliva in me, stavano tutti scherzando o continuavo a sognare?... ero li o era solo il frutto della mia fantasia?...
Ribadii di volere della birra frecsa e un panino con speck, l'inserviente mi fissò, si portò le mani al mento e in un ghigno infinito disse con scherno: - "Tu...sei un uomo!?...impossibile ma vero, sono anni che non se ne vedono più...perlomeno dall'anno alfa 150!!! incredibile...!"-
La paura mi colse in tutta la sua devastante angoscia e mi alzai come un mostro da circo e fuggii fuori, il sole era scomparso e tre lune di colore rame troneggiavano in cielo, viola cupo, la pianura era arida e la strada gommata, dove ero finito, cosa potevo fare?
...nessuno me lo disse mai, vagai, vagai, alla ricerca di quel sentiero verde di montagna che mi portò lontano da tutto e da tutti.
.... ma una birra fresca e un panino allo speck non ebbi più la fortuna di assaggiare!

di Zanin Roberto