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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Nonna Fiamma
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Gabriella Cuscinà
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Italy
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Inserito - 30/09/2003 :  19:10:43  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Nonna Fiamma

I genitori l’avevano chiamata Fiamma come la nonna. Non abitava quasi mai a casa propria, ma stava sempre da lei. Le faceva compagnia e aveva imparato tante cose da quella donna dolce e affabile. I suoi occhi verdi ed espressivi la incantavano, la rassicuravano. Quelle mani lentigginose tante volte l’avevano accarezzata e cullata.
Veniva chiamata Fiammetta ed era una ragazzina molto sveglia. Con i capelli d’un particolare color rosso che si adattava perfettamente al suo nome. Aveva una miriade di efelidi sul naso e un sorriso da birbante.
Voleva narrate le fiabe e spesso sfogliava gli album delle fotografie di famiglia, appassionandosi ad ascoltare le storie di ognuno dei componenti.
Vi erano degli oggetti cui la nonna era particolarmente affezionata.
“Nonna perché tieni tanto a questa coppa?” aveva chiesto una volta.
“Perché è un caro ricordo. Mi rammenta un momento esaltante della mia giovinezza. Precisamente quando la vinsi ai campionati giovanili di pattini a rotelle. Ricordo che stavo per essere superata da un’altra concorrente e sarei arrivata seconda. Allora con grande destrezza, quando lei mi fu perfettamente accanto, la spinsi impercettibilmente con un gomito, facendola ruzzolare a terra. Nessuno se ne accorse e le proteste della poverina furono inutili.”
“E’ proprio una bella coppa. Brava nonna!” aveva esclamato la bambina.
“Sì, ma tu cerca di essere sempre leale nello sport. Vedi, io vinsi, ma poi mi pentii amaramente della scorrettezza verso l’avversaria. Comunque, la vuoi regalata?” aveva chiesto.
“Ma come! Ci tieni tanto!”
“Cara Fiammetta, secondo me, bisogna regalare i ricordi sin tanto che siamo in tempo. Donarli a chi amiamo per condividere dei momenti magici del passato. Non bisogna abbarbicarsi agli oggetti, tanto rappresentano qualcosa che non morirà mai nel nostro cuore. Gli oggetti sono solo cose; quello che più conta è ciò che conserviamo nell’anima.”
Poi quando Fiammetta divenne adolescente, la madre volle che tornasse a vivere a casa propria e così avvenne. Per la nonna fu un grande dolore, ma non lo diede a intendere a nessuno.
“Vieni a trovarmi spesso,” aveva raccomandato.
“Sì nonna, non preoccuparti.” E invece, per i primi tempi era stata assidua, ma poi a poco a poco aveva cominciato a non farsi più vedere in quanto fagocitata da nuovi interessi e nuovi amici.
Una volta che era andata a trovarla, le aveva raccontato di aver litigato con la madre perché non le consentiva di uscire con determinati ragazzi.
“E’ una despota e non lo sopporto più!” aveva detto Fiammetta.
“Non è vero che non la sopporti. Anzi credo che tu le voglia un gran bene. Solo che non glielo dici mai. Stai attenta Fiammetta e ricordati di dire ciò che provi sempre prima.”
“Prima di che? Scusa nonna.”
“Prima che sia troppo tardi. Dillo prima. I sentimenti d’affetto sono una grande ricchezza, è inutile tenerli gelosamente nascosti e non esternarli.”
Una volta, al telefono, la ragazza aveva promesso alla nonna d’andarla a prendere con la propria auto per condurla a passeggio. Dunque nonna Fiamma, il pomeriggio fissato, era stata eccitata nell’attesa della nipotina. S’era preparata con cura indossando una delle sue tolette più graziose. Aveva agghindato il capo con un vezzoso cappellino e s’era messa ad aspettare con ansia Fiammetta.
Questa purtroppo aveva dimenticato l’appuntamento ed era uscita con un ragazzo che le piaceva molto.
La povera nonna aveva atteso invano e verso le otto di sera si era spogliata ed aveva provato tutta la tristezza del mondo.
Non aveva più sentito la ragazza neppure telefonicamente ed aveva compreso che s’era dimenticata di lei e dell’appuntamento.
Poi qualche giorno dopo, un attacco di ischemia cerebrale l’aveva ricondotta al creatore.
Quando la nipotina l’aveva saputo, si era disperata ed aveva pianto tutte le sue lacrime. Improvvisamente aveva ricordato l’appuntamento.
Allora, tra la costernazione degli astanti, aveva abbracciato la bara dove la nonna riposava per sempre, gridando: “Dillo prima! Dillo prima! Ti voglio bene nonna. Dillo prima! Dillo prima!”

Gabriella Cuscinà

   
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