L'ultimo album dei Nomadi "Ma che film la vita", inciso nel 1992, poco prima della scomparsa del leader del gruppo: il grande Augusto Daolio.
Un disco che rappresenta la carriera del gruppo, nato nel 1963, canzoni che parlano di libertà e di amore, importante anche la collaborazione con un altro grande cantautore: Francesco Guccini,
sua la famosa canzone "Dio è morto" e portata al successo dai Nomadi, scritta nel 1967 e contestata dalla società, censurata dalla Rai, ma il Papa dichiarò che era un lodevole esempio di esortazione alla pace, divenne un manifesto per i giovani dell'epoca:
"DIO E' MORTO"
di F. Guccini
Ho visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che
non trovano nel mondo che hanno già
lungo le notti che dal vino son bagnate
dentro alle stanze da pastiglie trasformate
dentro alle nuvole di fumo,
nel mondo fatto di città,
essere contro od ingoiare la nostra stanca civiltà
è un Dio che è morto
ai bordi delle strade Dio è morto
nelle auto prese a rate Dio è morto
nei miti dell'estate Dio è morto.
Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han
mascherato con la fede
nei miti eterni della patria o dell'eroe
perchè è venuto ormai il momento
di negare tutto ciò che è falsità
le fedi fatte di abitudini e paura
una politica che è solo far carriera
il perbenismo interessato,
la dignità fatta di vuoto
l'ipocrisia di chi sta sempre
con la ragione e mai col torto
e un Dio che è morto
nei campi di sterminio Dio è morto
coi miti della razza Dio è morto
con l'odio dei partiti Dio è morto.
Io penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo
e a una speranza appena nata
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi
perchè noi tutti ormai sappiamo
che se Dio muore è per tre giorni
e poi risorge.
In ciò che noi crediamo Dio è risorto
in ciò che noi vogliamo Dio è risorto
nel mondo che faremo
Dio è risorto.
Un altro brano che parla di ideali e speranza è "C'è un re" scritto da Augusto Daolio, durante la guerra del golfo, un vero atto d'accusa contro la guerra, il re è inteso come potere che uccide anche gli innocenti:
"C'E' UN RE"
di A. Daolio
Mentre il fucile urla fuoco tutto il giorno
volano avvoltoi nel cielo blu attorno,
avanza il battaglione, brilla il ferro e l'ottone,
e cadono sull'erba mille bravi cittadini.
C'è un re, c'è un re
che non vuol vedere,
c'è un re, c'è un re
che non vuol sapere.
Mentre il cannone lancia lampi nel cielo,
rullano tamburi incalzano zampogne,
insieme nella polvere, sangue e sudore,
e cadono sull'erba mille cavi contadini.
C'è un re, c'è un re
che non vuol vedere,
c'è un re, c'è un re
che non vuol sapere.
C'è un re che dorme rapito dalle rose,
non si sveglia nemmeno quando madri
silenziose unite nel dolore a giovani spose,
gli mostrano un anello con inciso sopra un nome.
C'è un re, c'è un re
che non scende dal trono,
c'è un re, c'è un re
che non fa nessun dono.
C'è un re, c'è un re
che non scende dal trono,
c'è un re, c'è un re
che non fa l'ultimo dono.
Grazy