Dilato le narici per accogliere esistenza.
L'erba bagnata e fragrante esala e si mesce
al copioso sangue sparso con impudenza.L'impeto temporalesco deterge il malanno.
Apro un ombrello, non verrò sorpreso
da nuovi piovaschi nel lenire tagli lancinanti.
Il lento impaccio del coagulare il dolore;
gocce d'acqua s'infiltrano e dilaniano
le crepe suturate con svilente travaglio.
Sbrigati!
Hai tempo fino al permutare del mio grido,
finché questo non tramuti in mero silenzio,
assolto soltanto dal ticchettio profanatore
dell'acqua, dolce matrice ed esile carnefice.
Viene, corri svelta sotto la fitta pioggia.
Sorreggi il nostro ombrello crivellato,
fin quando nei tuoi occhi umidi d'amore
vedrò morire l'alter ego malevolo Caronte
e comparire le mie vere fattezze umane.