All’ombra della montagna
sotto la quale nacqui
s’erge a tutt’oggi una bara,
la cui vista m’atterra.
La bara, bassa, non bluffa.Il peso delle bugie
del cui sentore tacqui
aumenta al passare del tempo,
assieme ai miei perduranti silenzi.
Il tempo passa ; e rilancia, non passa.
Volteggiano le ombre
al margine della memoria ;
la vita si specchia nei suoi fulgidi occhi,
ma io lasciai perdere quegli occhi fulgenti.
Dalla bara di roccia
nella quale, alfin, giacqui
sgorgano semi come sentieri, tracciati
da stretti spazi di manovra
in margini ampi di miglioramento.
Nel mentre,
la vita è migliore
dei giorni a venire :
e ora chiude la mano,
e passa alla cassa.