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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 L@ lumaca
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nevy
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Inserito - 11/01/2004 :  18:06:10  Mostra Profilo  Visita la Homepage di nevy Invia un Messaggio Privato a nevy
Mia nonna mangiava le lumache. Erano una ghiottoneria per lei. Andava a cercarle dopo i temporali estivi lungo i viali del giardino, fra le siepi di bosso e le metteva in un secchiello. Poi, dopo aver compiuto il rituale, che non mi va di ricordare, della preparazione, le cucinava e le gustava. Mio padre non voleva vederla a tavola con noi a mangiare le sue lumache. La cosa gli faceva senso.
Ricordo che mia madre gli diceva che la nonna s’ era preparata, a parte, qualcosa di diverso, solo per lei. E non ricordo per che cosa le lumache venissero spacciate. Solo una volta mio padre mangiò la foglia e capì. Si alzò da tavola disgustato e uscì di casa.
A me facevano pena, le lumache. Perché mi piacevano, con le loro antenne tremule, e la scia luminosa che si lasciavano appresso come un piccolo strascico. Mi piaceva il loro modo di andare: lento ma senza incertezze.
Ma adesso è passato un sacco di tempo e di lumache qui dove vivo non ce ne è neanche l’ombra,
Per la verità, di lumaca ne vedo ancora una, ma è tutta un’ altra storia. Ci convivo con una lumaca. Ci lavoro. Mi ci diverto. Ci faccio le ore piccole. Con una lumaca. Altrimenti sarei completamente solo. Delle volte mi capita di pensare che se non fosse per questa mia lumachina tonda e arricciolata, non saprei neppure più sorridere né… Si sente da sempre che gli animali offrono un’ alternativa alla solitudine, ma per lo più sono cani o gatti, a volte uccelli, che so, canarini, pappagallini…, di lumache da compagnia non se ne è mai sentito parlare. Eppure io ho la lumaca da compagnia.
E mi combina anche strani scherzi. Mi prende in giro. Mi dà una smossa. Ho provato ad ignorarla, lasciandomi andare alle più complete pigrizia ed indolenza, ho resistito in stato d’ abulia per uno, due giorni, poi, niente da fare. Ho smesso.
E’ stato per colpa sua se l’ altra settimana ho incontrato Emilia.
Le donne mi terrorizzano e dunque sto loro alla larga. Non intervengo mai in discorsi al femminile, non prendo mai parte a situazioni giocate sul femminile, non mi sbilancio mai. Sulle mie. Sto sulle mie. Questo spiega perché non ho una compagna, questo insieme al fatto che sono sempre stato piuttosto brutto, sapete, un brutto bambino (è una storia quella che raccontano che i bambini sono sempre tutti belli), poi un brutto ragazzo pieno di foruncoli, con due orecchie a sventola da far paura, infine un brutto giovane senza foruncoli ma sempre con le orecchie a sventola ed una prematura calvizie, infine, adesso, un brutto uomo calvo e ingobbito. Insomma ci ho provato a farmi una compagna nel passato, ma ho preso dei gran rifiuti, delle buche, delle risate in faccia. Così ci ho dato su. Mica è stato facile: mi ci sono disperato sopra in un certo periodo, anzi, poi mi sono rassegnato e, alla fine, ho trovato la lumaca che adesso mi ha fatto conoscere Emilia.
Abbiamo riso Emilia ed io parlando delle cose che abbiamo in comune: è stato stupefacente scoprire che almeno un’ altra persona amava certi film, certa musica, certi scrittori come me, ma ancor di più è stato scoprire che Emilia scrive poesie così come anch’ io scrivo poesie. Ci siamo scambiati i nostri versi, ci siamo scambiati i nostri pareri, i nostri commenti, siamo stati svegli la notte a leggerci, ci siamo consigliati, ci siamo sostenuti: due poeti.
Emilia ed io siamo due poeti che mai nessuno pubblicherà, ma poeti siamo lo stesso. E conosciamo le note che cantiamo e adesso possiamo cantarle l’ uno all’ altra, non solo a noi stessi. E’ stata una soddisfazione incredibile.
Ho avuto dei gran bei momenti quest’ ultima settimana con Emilia. Solo che finirà presto, mi rendo conto.
Perché sta per arrivare il treno che porta Emilia a Bologna dove io vivo, da Modena dove vive lei: avendo scoperto che stiamo così vicino, lei ha pensato che fosse carino incontrarci. Che cosa potevo dirle? "No, è meglio di no." Per la verità ho provato a tergiversare. Ho creato delle difficoltà, ma erano solo ripari di sabbia. E’ bastato un niente di vento per abbatterli. Così adesso me ne sto ingobbito nel cappotto grigio sulla pensilina del binario 3 ad aspettare che arrivi il diretto da Modena. Con su Emilia che mi guarderà e scoppierà a ridere. Magari no. In ogni caso non subito.
Una che scrive le poesie che scrive lei, ha per forza un bell’ animo sensibile. Magari continueremo anche a scambiarci le poesie… Ma ogni sogno mi sarà precluso. Perché quest’ ultimo mese qualche sogno piccolo, proprio piccino, mi è scappato di farlo: che nel tempo fra Emilia e me ci potesse nascere che so, una simpatia …
Ecco il treno. Arriva. Si ferma. Grande. Grosso. Lucente. Tira un’ aria che pela. Mi prenderò anche un accidente, se mi va fatta bene. Per che cosa poi? Per uno scherzo da prete della lumaca dell’ indirizzo di posta elettronica.
Incominciano a scendere i passeggeri. Lei, ha detto, indosserà un loden rosso. Scende una marea di loden, verdi, qualcuno grigio. Poi, ecco una fiammata dalla porta di una carrozza di seconda classe. E’ lei. Non può esser altri che lei. Io di loden rossi non ne vedo altri.
Vedo solo un armadio di donna che scende con agilità insospettata i due gradini della carrozza. Un armadio. Un viso tondo, occhi celesti, capelli castani, espressione apprensiva. Si guarda intorno. Incontra il mio sguardo interrogativo e, lo so, lo sento, sollevato. China il capo di lato, accenna un sorriso.
“ Claudio?" domanda incerta.
Sì, dico. Sì.
Allora sorride. "Oddio, che fifa, dice, avevo paura di trovarmi davanti un ragazzo giovane giovane che si sarebbe preso paura a vedermi… "
Scoppiamo a ridere. L’ ansia se ne va. Siamo due poeti, in fondo. Dotati di tanta, ma proprio tanta sensibilità.


   
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