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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Save me from my dark
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piccolaFra
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Inserito - 26/01/2004 :  15:29:44  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a piccolaFra
(Wake me up)
Wake me up inside
(I can’t wake up)
Wake me up inside
(Save me)
call my name and save me from the dark
(Wake me up)
bid my blood to run
(I can’t wake up)
before I come undone
(Save me)
save me from the nothing I’ve become


Davanti a questi versi io rimango sempre ammutolita. Sembra che mi abbiano aperto la mente, vi abbiano frugato dentro e vi abbiano percepito la vera essenza della mia vita. Il buio, ecco quello che c’è dentro di me. Sto camminando sull’orlo di un precipizio, sto camminando con gli occhi chiusi. Sopra di me il cielo nero, sotto di me il vuoto. E il vento in faccia che con la sua potenza cerca di purificare la mia anima, cerca di spingermi verso la salvezza mentre io, testarda, continuo a camminare piano piano lungo il mio amato cornicione. È da tanto che sto camminando e sono stanca. Sento le goccioline di sudore scendermi sulla fronte, passare vicino ai miei occhi, agli angoli della bocca e fermarsi in bilico, anche loro, sul mento. Sorrido mentre cammino, non perché sia felice, ma perché ho deciso di affrontare l’oscurità con questo sorriso beffardo che mi caratterizza. Sorrido sempre, anche nella vita reale, perché tutti mi hanno sempre detto che con il mio sorriso si aprono molti cuori, rendo felici persone, irradio serenità. E così rido e aiuto gli altri, ma non me stessa. E rido anche ora che, in equilibrio precario tra luce e buio, camminò verso l’ignoto.
Il sudore si mescola alle lacrime. Goccioline salate che nascono dai miei occhi e si fermano, anche loro, sul mio mento in attesa che io decida la loro sorte. Ma io non le sento neanche, tanto sono concentrata sul mio peregrinare. Mi piace camminare anche se devo continuamente bilanciare il mio peso per non cadere. Devo stare attenta, non è ancora arrivato il momento di lasciarmi risucchiare dal vuoto. Perché prima o poi succederà, è sicuro, sto solo temporeggiando perché non mi sento ancora pronta.
Apro gli occhi e sbatto le palpebre ripetutamente perché sono stanca e non riesco a vedere bene… ma anche perché è buio, ecco perché non ci vedo. Mi guardo in torno, cerco un posto dove riposarmi ma non c’è nulla in giro, solo il mio amico cornicione che sembra non finire mai. Allora continuo a camminare, tanto ce la faccio. Ogni tanto mentre cammino e non sono impegnata a cercare di mantenere l’equilibrio mi metto a riflettere. È pericoloso, riflettere intendo. Una domanda che mi pongo sempre è “come sono arrivata qui? Da quanto tempo è che cammino? Chi mi ha ridotto così?” ma non riesco mai a rispondermi… o meglio, le risposte ce le ho ma la mia mente si rifiuta di elaborarle. Anche lei è stanca, la mia mente. “Mi piacerebbe vedere un po’ di luce”, penso ogni tanto, ma poi sento un gran scrosciare di risa e mi spavento perché penso che ci sia qualcuno che mi segue, per poi accorgermi che è la mia voce. Sono io stessa che rido di me stessa. “Non vedrai mai la luce” mi rispondo, questa volta ad alta voce per fissarlo bene in testa in modo da non crearmi false speranze. In effetti lo devo ammettere, a volte mi abbandono all’illusione di vedere un puntino luminoso spuntare all’orizzonte, mi illudo che un giorno il cornicione sbucherà su un prato verde sotto la luce del sole. Ma so che questo non succederà mai così mi do della stupida e continuo a camminare a testa bassa. La speranza non è permessa nel mio viaggio. Niente illusioni, si va avanti e basta. Ogni notte è così. Si perché non cammino sempre, c’è una pausa che mi fa riposare e mi fa riprendere fiato, anche se a volte preferirei rifugiarmi nel mio buio per evitare di affrontare una luce troppo forte. Questa pausa è la vita reale, la mia vita reale. La vita di una ragazza ventiduenne che studia e si diverte, una ragazza con tanti amici che le vogliono bene, bella, serena e brillante. È così che mi vede la gente. Ma io non sono come tutti mi vedono. Vivo, gioco, scherzo ma quando cala la notte… sono proiettata da una forza maggiore verso la mia vera essenza e mi ritrovo a camminare. È così che è iniziato il mio viaggio nel buio, dentro me stessa…
È così ogni notte, prima il buio pesto, poi la sensazione ormai familiare di vertigine e insicurezza, poi finalmente sotto i miei piedi si materializza una lastra di ferro e tutto sembra essere chiaro. Riacquisto l’equilibrio e guardo davanti a me cercando qualcosa, qualsiasi cosa che mi faccia capire dove sono ma intorno c’è solo oscurità.
È un’oscurità che conosco bene, oramai. Giorno dopo giorno la affronto, la combatto, la temo. È l’oscurità che caratterizza il mio essere, è l’oscurità che ho imparato a considerare mia amica. Ma quale futuro può esserci se c’è solo buio? Quale futuro, quale salvezza? Ma la salvezza arriverà, lo so, c’è solo da attendere… ed eccomi qui, io, da sola, che attendo. Un giorno alzerò gli occhi verso quel cielo che mi conosce molto bene, verso quel cielo che mi sovrasta e che veglia sul mio leggero peregrinare, e vedrò una stella. E seguirò quella stella sperando mi porti verso la tanto desiderata luce, verso quella salvezza che ormai stento a ricordare, verso la vita. E negli occhi dolci e teneri di qualcuno, io mi rispecchierò, mi guarderò attentamente e dirò: “E’ ora di alzarsi e combattere, è ora di riconquistare la tua vita”. Ma quando, quando?
A volte sento la speranza nascermi dentro, ma è la stessa speranza che fin troppe volte ho lasciato precipitare ed ora non la riconosco più. Che sembianze ha, la speranza? È bella e accattivante, penso, è sicura e solida e sorride. Mi tende la mano e io non devo fare altro che afferrarla e salvarmi. Ma se mentre continuo il mio incessante viaggio, mentre sudo per tentare di tenermi in equilibrio, mentre mi affanno alla ricerca di un posto dove riposarmi ormai persa nella mia paura, la vedessi all’improvviso? Potrei allungare la mano, un movimento leggero e sarei in salvo. E se non fosse quella, la mia Speranza? Se io convinta di mettermi in salvo afferro solo quella briciola di desiderio di salvezza? E se fosse la rassegnazione a tendermi la sua mano? Ho sonno, sono stanca. Ho paura di confondermi. Mi sento debole e impaurita mentre, passo dopo passo, mia avvicino verso l’ignoto.
Poi, all’improvviso eccola. La vita. Un fascio di luce che, ad intermittenza, illumina la mia strada. È lei, ne sono sicura, mi fermo per cercare di mettere a posto le mie idee. Ma così velocemente come è venuta, ora è sparita. Dov’è, dov’è? Mi guardo intorno con occhi stanchi, cerco disperatamente con lo sguardo la luce che mi è sembrato di vedere poco prima. Eccola di nuovo. Ma come faccio a raggiungerla? Come faccio a farmi investire da lei e tornare finalmente a vivere? Sono spaventata e la paura paralizza ogni mio movimento. Il cuore mi batte all’impazzata, “forse ci siamo” penso, ma ora cosa faccio? Eccola, ancora. Mi chiama, lo sento, mi dice di avvicinarmi. Ma ormai le mie gambe stanno per cedere, il vento continua a risucchiarmi in un vortice senza ritorno e così non mi muovo. Ma la voce in lontananza continua il suo richiamo e io la sento dentro di me, intorno a me e non posso raggiungerla. Mi accuccio sulla lastra di ferro, le gambe strette intorno al petto, la testa pesante. E quella voce che mi chiama…


frannie

   
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