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 DIMISSIONI IRREVOCABILI
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falug
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Inserito - 29/01/2004 :  13:31:47  Mostra Profilo  Visita la Homepage di falug Invia un Messaggio Privato a falug
Si svegliò puntualmente, come gli accadeva ogni mattina, alle sette meno cinque. Puntualmente, come ogni mattina, si volse verso la radiosveglia sul comodino per rassicurarsi sull’ora: 6:55, lampegiante rosso vivo. Dopo 5 minuti si sarebbe accesa la radio con le notizie già sentite la sera prima, o forse chissà, nella notte c’era stato una nuova tragedia, da qualche parte nel mondo.
La lettera di dimissioni l’aveva scritta la sera prima, dopo averne cestinate varie versioni.
In alcune aveva tentato di spiegare per filo e per segno tutti i motivi di una decisione così drastica; in altre, poche parole, che precisavano solo l’irrevocabilità della decisione.
Alla fine aveva scelto una versione breve; sapeva che in realtà non si riesce mai a spiegare compiutamente le motivazioni che sono alla base delle grandi decisioni che si prendono nella vita. Talvolta i motivi veri sono talmente futili che si tenta di nasconderli persino a sé stessi, altre volte talmente complicati che se ne perde il filo; in realtà le decisioni importanti nascono da un impulso interiore così forte, che riesce a superare tutte le barriere poste dall’inconscio e dalla ragione per evitare che le scelte quotidiane siano l’immagine della pura anarchia.
Lui ora sentiva che quelle barriere erano crollate, come se le trombe di Gerico fossero risuonate nelle profondità della sua natura umana; quel crollo gli aveva fatto improvvisamente intravedere un orizzonte sconosciuto, misterioso, ma che appariva più rassicurante del presente.
L’urgenza dell’impulso che l’aveva colto l’aveva tanto spaventato che per un attimo la ragione gli era tornata: aveva sì scritto la lettera, ma s’era anche detto che la notte portava consiglio, che la mattina dopo quelle dimissioni così irrevocabili forse non le avrebbe sentite così impellenti, forse avrebbe potuto aspettare.
Lasciò perciò la lettera sulla scrivania dello studio e andò a dormire, dopo aver preso il solito tranquillante.
Ma la mattina era arrivata dopo una notte agitata e nulla era cambiato nel suo sentire; stette qualche minuto a letto scosso da qualche brivido di freddo interiore, poi si decise.
Si alzò, si fece con cura la barba, si lavò i denti, si vestì con manageriale eleganza, come se dovesse andare ad un consiglio di amministrazione della sua azienda.
Scese nello studio dove vide subito la lettera scritta la sera prima che quasi brillava alla luce dorata che filtrava dalle tapparelle semiaperte.


La domestica lo trovò riverso sulla scrivania; la pistola era caduta per terra ed il sangue aveva macchiato la breve lettera, che non spiegava le sue irrevocabili dimissioni dalla vita.

   
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