Verso settembre, appena iniziata scuola mi è capitato fra le mani un libro di poesie di William Blake. Ho cominciato a leggerne qualcuna , preso da quei versi visionari quasi assurdi. A pagina 90 del libro c’è una poesia intitolata “Lo scolaro”, in inglese “The school boy”. Non avevo mai letto una poesia di un letterato che scrive di libertà e voglia di evasione di uno scolaro sui banchi di scuola. Penso che sia fantastica.Lo scolaro
Di W. Blake – da “Canti dell’esperienza”
Mi piace alzarmi in un mattino d’estate
Quando gli uccelli cantano su ogni albero;
Il distante cacciatore soffia il suo corno,
E l’allodola canta assieme a me.
Oh! Che dolce compagnia!
Ma andare a scuola in un mattino d’estate,
Oh! Fa scomparire tutta la gioia;
Sotto un crudele occhio spento
I piccoli passano il giorno
In lamenti e dolore.
Ah! Allora a volte me ne sto tutto curvo,
E passo più di un’ora angosciata,
E non riesco a provare gioia nel mio libro,
Né a sedermi nel giardino del sapere,
Sconvolto dalla squallida pioggia.
Come può l’uccello che è nato per la gioia
Stare in una gabbia e cantare?
Cosa può fare un bambino tormentato dalle paure
Se non abbassare la sua ala tenera
E dimenticare la sua giovane primavera?
Oh! padre e madre, se i germogli sono tagliati
Ed i fiori soffiati via,
E se le tenere piante sono private
Delle loro gioie all’inizio della giornata,
Dal dolore e dalla tortura della pena,
Come potrà l’estate levarsi in gioia,
O i frutti d’estate comparire?
O come faremo a raccogliere quanto gli affanni distruggono,
O a benedire l’anno che matura
Quando le raffiche dell’inverno appaiono?