come figlia
il pur odiato padre ormai demente
tienimi
il capo appoggiami al cuscino
con la dolcezza lieve di un ripudio incerto
di finta tenerezza ammanta il tuo rancore
finta carezza a distendermi la fronte
e stira la trapunta sotto il pettocome madre il figlio idiota
la bocca semiaperta
lo sguardo fisso al vuoto
tienimi
e con le mani dolci e molli e stanche
calma la furia sorda del delirio
con un tristo piacere fatto di lascivia
in incestuoso immondo tocco di pietà
rimuovi amabilmente dall’ebete mio viso
la cispa degli incubi raccolti nella notte
la bava della rabbia convulsa del silenzio
le briciole dell’odio che ha sporcato
di d-elusione la tua maternità
come tradita sposa e traditrice
tradita luce di vano pentimento
tienimi
nella rassegnazione che vana-mente induce
alla speranza fatta di rimpianto
alle minime cose or-mai ridotte
al senso del dolore
a notte di tormenti e voluttà
alle comuni pene inseminate
nelle dette parole contraddette
nelle tradite promesse ormai sbiadite
tienimi
nei tuoi miei giochi sempre risentiti
i nostri gioghi di vituperi e riti
il nostro fiele fievolmente rimestato
nel riso e nell’ortica
e tieni
la divorante ansia di bella in-fedeltà
e come occasionale amante
allunga quel minuto
quel fremito quell’ansito
tienimi
aspetta a riassettare
vesti slacciate con furore in foia
lasciale penzolare quietamente
a illudere l’amplesso trafugato
e farne di quell’attimo mendace
vana incompresa parvenza di un amore
comunque amica
tienimi
e non temer la nudità che chiedo
tiepidi corpi tiepide carni nell’inverno
musica di tormenta in quel silenzio
rifugio pavido da un maledetto inferno
candida coltre folle e generosa…
e non pensare
a quel che accade sotto quel lenzuolo
aliti d’anime saranno
a smascherare l’abbandono innocuo
lo chiameremo osmotico delirio se vorrai celiare
non lo diremo sesso o amore o noia
sarà il nostro reciproco conforto
pura con-solazione senza nome
se donna innamorata
tienimi
senza poi tenermi
tienimi come un vizio
come lieve difetto di pronuncia
come venereo strabismo o malattia
come piccola ritmata claudicanza
o perdita di grazia
come crepuscolare tosse in melodramma
come mancanza di casuale orgasmo
come amnesia d’allegra leggerezza
come appassito fiore non raccolto
come prigione di innocente approdo
come preghiera di una morta sera
come insistito volo di rondone intorno
a una caduta torre
come passante
che insegue l’apparenza
ma non si cura del restante mondo
e lieta corre verso un abbandono
tienimi
tra le cose che perdi con letizia
come ingiallita foglia che calpesti
come l’approccio flebile e importuno
come il canto d’usignolo che non senti
non ti distrarre nel tenermi
ma tienimi
e affretta il tuo cammino
se sei donna che amo in tenerezza
temimi
e non tenermi mai
io non regalo che tenebre fugaci
d’altre fugaci tenebre preludi
io dò-no che scon-volge la tua luce
in un tramonto che mai tra-scende il cielo
io rubo il fuoco.....