E’ da un po’ di tempo che riflettevo riguardo al modo in cui i media ci comunicano le notizie, le informazioni nonché i gossip del giorno e vi propongo alcune considerazioni.Viviamo in un mondo in cui l’informazione fa parte della nostra vita in cui essere informati dei fatti del giorno diventa una sorta di dovere etico per poter stare al passo con i tempi e la societa' circostante. I media offrono una gran quantità di informazioni attraverso un considerevole numero di mezzi cartacei, tecnologici, virtuali e altri, ma paradossalmente questa crescita di notizie non delinea anche una crescita qualitativa nel modo in cui queste vengono comunicate.
Non sempre infatti la notizia riportata rispecchia in maniera fedele l’evento e ci accorgiamo di questo problema quanto più questo evento ci riguarda e quanto più lo conosciamo.
La notizia parte da un fatto accaduto che viene percepito da una persona o una macchina che la seleziona come interessante rispetto ad altri eventi. Questa scelta viene inviata a un’agenzia che a seconda della notiziabilità deciderà a sua volta di scartarla o di inviarla alla redazione che a sua volta deciderà se e come comunicarla. Questa sequenza che passa per vari stadi richiede una serie di processi selettivi e di negoziazione, le scelte ovviamente sono determinate dalla cultura di testata.
Spesso accade che la prima notizia data, più o meno precisa che sia, abbia una circolazione maggiore dell’eventuale smentita di quest’ultima. Sovente sembra che un fatto sia avvenuto e avvenga proprio perché se ne parla senza pensare che altre notizie siano avvenute e passate inosservate.
I media infatti sebbene possano essere più o meno fedeli ai fatti prima di tutto ci trasmettono gli argomenti su cui parlare (quella che nello studio della comunicazione viene definita come "Agenda Setting").
Un altro problema puo’ essere quello di scegliere una notizia non secondo criteri di cio’ che è rilevante ma secondo criteri commerciali per cui il particolare curioso, lo scoop, il colpo di scena, le immagini ben girate colpiscono di più il pubblico .
Insomma siamo tutti un po’ coinvolti in questa sindrome informativa e basta aprire la televisione per vedere programmi su programmi che riprendono i fatti del giorno con lo scopo di informare sempre di più e di aggiornare e di soddisfare questo bisogno famelico del sapere il rilevante e il non rilevante, il più e il meno e discutere fino a quando una notizia più notiziabile e curiosa ci faccia completamente dimenticare cio’ di cui si è discusso prima. Talvolta addiritura questo discutere su tutto e su tutti porta a legittimare e a prendere in considerazione come degne di discussione anche tesi pericolosamente irreali quali la negazione dell'Olocausto.
I media hanno dunque un gran potere sul pubblico oltre che una responsabilità morale nei confronti di esso. Tuttavia il pubblico non è passivo ai messaggi che riceve ma è in grado di elaborarli e interpretarli in maniera più o meno corretta. Resta il fatto che molte volte ci si chiede se ci sia bisogno di divulgare notizie non verificate, per scarsa informazione o per antipatia, su un personaggio o diffamare una figura nota con la diffusione di notizie private anche vere ma non giustificate da un reale bisogno di pubblica divulgazione. Dunque alcune volte ci si trova di fronte a problemi di obbiettività .
È impensabile oltre che impossibile che un giornalista non interpreti l’evento, cio’ fa indiscutibilmente parte del suo lavoro come d'altronde il fatto di dover fare delle scelte sui contenuti e sullo stile da utilizzare. Tuttavia è indispensabile che non vengano taciuti dati rilevanti e essenziali alla comprensione degli eventi per pregiudizio di qualsiasi genere.
Pamela Lawi