I NOSTRI FANTASMICi sono zone della conoscenza che ci sfuggono per anni, altre per sempre, particolari angoli della spiritualità che la nostra sensibilità non osa affrontare. Lasciamo insondate queste ombre finchè non ci ritroviamo risucchiati all'interno di esse, come in un vortice di vento che tutto annichilisce, quando il destino ci coinvolge senza preavviso.
La primavera non era ancora esplosa nelle sue policromie profumate ma già le gemme nelle piante si erano gonfiate, quella sera dopo cena, i fratelli e le sorelle Pradis si erano radunati a casa del maggiore per il caffè.
Una foschia densa era calata sulla pianura friulana e l'umore umido penetrava insidioso tra la pelle. L'aroma del caffè diffondeva un'atmosfera rilassata, la luce del salotto era azzurrata dai lampadari di vetro finemente soffiati e macchiati di blù cobalto, sullo sfondo una canzone degli anni 60 scandiva un ritmo eccitante.
Sara, la più giovane dei quattro fratelli guardava titubante Roby, il più anziano, stava per confessare qualcosa, Nemi sorrideva assecondando il suo incerto esordire.
- " Voi non mi credete ma mi sono successe delle cose che non hanno nulla a che fare con la logica ! "- disse Sara.
- " Dai Sara, racconta, non avevi mai detto di queste esperienze sensoriali! " - disse Roby con curioso paternalismo.
- " Certo, la mamma mi continuava a rimproverare, mi diceva che ero esaurita, insomma a chi potevo dirlo? "-
- " Dai sorellina, allora vuoi raccontare ? "- la sorella più anziana, aveva uno speciale filling con l'irrequieta Sara.
- " Parliamo di circa dieci anni fa, quando morì la nonna Maria, in quel pomeriggio di Aprile fui molto scossa, non avevo paura del suo aspetto, del resto molto sereno, ma della sua presenza spirituale.
Quella notte, con lei chiusa nella bara vetrata in camera sua, non sentimmo nessun rumore, te lo ricordi Nemi?
Bene alla mattina in garage, trovammo il lunotto di cristallo dell'automobile esploso in mille pezzi ma nessuno aveva sentito nulla!"-
- " Certo Sara, dormimmo tutti senza incidenti! "-
- " Pochi giorni dopo il funerale, andai in soffitta da sola, a stendere del bucato. L'aria era stagna, un silenzio irreale circondava il locale grigio dai muri di malta grezza e la polvere avvolgeva le cataste di riviste e vecchi mobili. Avevo iniziato a stendere i panni quando mi sfiorò un soffio leggero d'aria, quasi avessi toccato una ragnatela sottile. Mi percorse un veloce brivido, scostai la testa nella direzione della spiacevole sensazione, la luce era opaca e diffusa e mi prese uno stato d'impaccio, difficile da definire. Mi sentivo in imbarazzo, forse non paura!? " -
Roby aveva intuito la difficoltà di raccontarsi di Sara, spezzò il discorso chiedendo se volevano una fetta di dolce, poco dopo mentre tutti si addolcivano il palato, guardò la sorella e le sorrise protettivo.
Si alzò, le mise una mano sulla spalla e cercò di rassicurarla. Il silenzio calò di colpo, anche la musica di fondo s'era consumata e il lettore s'era spento,tutti guardavano Sara esortandola a riprendere il racconto.
- " Allora ragazzi, mi raccomando, non ridete di me !....capito ? "-
- " Dunque mi voltai a osservare la porta alle mie spalle e in quel mentre da dietro la testa una voce sottile, atona, flebile mi chiamò :
Sara...Sara sono la nonna...Sara ascoltami...! mi girai stupita, la voce era proprio quella della nonna, mi prese uno stato di panico, lasciai la cesta di vimini li, girai su me stessa mentre il cuore raggiungeva alte frequenze e scappai con il terrore che dilaniava ogni mia razionalità ! "-
Roby e Nemi annuivano, si guardavano incuriositi poi le domandarono conferma della voce, se fosse proprio quella della nonna.
- " Certo non sono mica stupida ! Ma non è finita, cari miei! Passata una settimana, me ne stavo dietro casa, nel giardino, vicino alla fontana quando lo specchio d'acqua della vasca vibrò, alzai gli occhi alla finestra della camera della nonna e quasi inconsciamente ascoltai con accurattezza se ci fossero rumori. Niente, silenzio, uno strano silenzio, il sole era già caldo a Maggio ma le solite farfalle colorate non si vedevano svolazzare spensierate.
Mi rilassai e di colpo da dietro la siepe della fontana, sentii ancora chiamare la nonna: Sara...Sara sono la nonna....presi tutta la mia forza d'animo e le risposi che non doveva più chiamarmi perchè mi spaventava. Da quella volta non l'ho più sentita "-
Questa volta i brividi erano diventati una epidemia e il senso di curiosità si era trasformato in analisi razionale dei fatti.
Nemi, di solito la più gioiosa, guardava perplessa, non erano così drammatiche poi tutte quelle combinazioni casuali.
Sara si era gettata sulla fetta di torta e si leccava le dita spolverate di zucchero vanigliato.
Roby spense la luce ma lo scherzo fece ridere tutti e non provocò alcuna paura.
- " Bè ci sono spiegazioni scientifiche quasi a tutto. Un lunotto di cristallo offeso da un sassolino che incrina la superficie può spaccarsi tempo dopo, con la dilatazione termica durante la bassa temperatura notturna, o una voce può essere provocata dallo spostamento d'aria con particolari persorsi vibrati o eco e influenzati da una nostra favorevole interpretazione, la nostra mente può costruire stati d'animo e percezioni particolari, a un primo esame inspiegabili ! Però....devo ammettere che le circostanze sono strane....del resto voi sapete cosa è successo a papà ?...casi misteriosi che non riusciamo a decifrare ! "-
Roby era partito con piglio logico ma poi si era ritovato a teorizzare inconsciamente possibili capacità extrasensoriali. Nella stanza adiacente della cucina, il tremolio sonoro del frigorifero cessò e la luce si alzò d'intensità per un attimo, la scarpa d'un cognato pestò un sassolino sotto la suola sul pavimento che stridulo offese l'udito di tutti.
Sara con un sorrisetto amaro aggiunse: - " Dai racconta quell'episodio che voglio proprio vedere cosa ne dite ! "
Roby si era sempre appassionato ai racconti di loro padre e ora si vedeva nel ruolo del narratore con soddisfazione.
Il telefono squillò in quel mentre, si guardarono tutti con stupore, la moglie di Roby si alzò, prese la cornetta e rispose, rimase sospesa senza parole poi chiuse storcendo la bocca in una smorfia d'incomprensione. Disse quasi scherzosa: - " Non c'era nessuno ! "-
Roby riprese il suo ruolo.
Iniziò con slancio il suo racconto, quasi fosse successo a lui.
- " Siamo nel 1942, la guerra ormai aveva invaso ogni angolo d'europa, nella nostra zona la vita era dura e il normale fluire dei ritmi di campagna si erano ridotti al minimo. Il freddo dell'inverno sembrava aver stretto un patto d'alleanza con la fame e i bombardamenti e quel pomeriggio di dicembre il cielo era grigio e il gelo pungeva la carne.
Il papà aveva otto anni, la nonna Giulia sua mamma gli aveva stretto una sciarpa intorno al collo e messogli in mano il recipiente per il latte lo aveva mandato a prenderlo nella latteria del paesino.
Il nonno Romolo, suo papà era un ragazzo del '99, che aveva fatto la prima guerra mondiale, purtroppo si era ammalato dopo aver respirato i gas velenosi che gli austriaci avevano gettato nelle trincee italiane. Nonostante un fisico da gigante, i polmoni erano stati offesi in maniera molto grave e dopo vent'anni di vane cure era in un'ospedale di Venezia per una tubercolosi che aveva attecchito nel fisico debilitato.L'unica medicina che poteva fare il miracolo era la penicellina appena scoperta ma che arriverà in Italia a guerra finita.
Il papà si era messo in cammino, aveva attraversato la piazza, con quei pantaloncini corti che non proteggevano le ginocchia, ora colorate di violaceo, folate di freddo vento e quella luce piatta intristivano il suo consueto saltellare.
Le dita delle mani iniziavano a congelarsi, si rifugiò nella latteria, gli riempirono il pentolino di latte profumato e usci.
Si sentiva strano, per strada non c'era nessuno, nella fontanella della piazza l'acqua si era ghiacciata e sulla vaschetta di scolo grossi ovali lisci e bianchi ricordavano il rigore del clima.
Cambiava mano per tenere il peso del pentolino che gli segava i palmi distribuito su tutte e due a intervalli regolari,ad un certo punto quel fardello gli risultò doloroso, sospirò e valutò quanto mancasse a casa.
Poi come se inconsciamente fosse entrato senza accorgersene in una nuova realtà, senti sparire il freddo e una calda voce, con amore e premura infinita gli sussurrò : - " Ciao bambin mio, sono il papà, ti aiuto io a portare il latte ! "-
senti il peso svanire e voltatosi per vedere il suo papà senti solo il vento fischiare irriverente senza però avvertirne il gelo, protetto da un invisibile riparo.
Arrivò a casa senza fatica e senza essere congelato, corse da sua mamma e gli raccontò l'episodio mentre gli si stringeva contro strappandogli lacrime amare e dolorose.
Il nonno Romolo, suo papà era morto alle 4,10 pomeridiane di quel giorno, proprio mentre suo figlio ritornava con il latte, in un lontano ospedale senza alcun preavviso." -
Sara scartò lentamente una caramella e la mise in bocca con un'azione meccanica, Nemi si alzò, si avvicinò a Roby e dise : - " Tu ci credi ? "-
Roby fissò tutti un attimo e poi sicuro rispose: - " Si...noi siamo creature immerse in una miscela di materia e spirito, quest'ultimo confinato e ghetizzato, monito costante alla nostra coscienza. I nostri angeli esistono, siamo noi che non ascoltiamo, io invidio il papà che ha vuto questa opportunità anche se triste, avrei voluto conoscere i nonni e invece erano già morti entrambi prima che nascessi." -
La luce si spense, calò il silenzio, tutti si strinsero nei loro pensieri, nessuno aveva toccato l'interruttore e fuori nelle case vicine si vedevano le finestre illuminate, nessuna osava fiatare, stettero in attesa, senza paure che i fantasmi dell'inconscio si palesassero, cosi fluttuando come corpi morti in un'oceano di sentimenti.
di Zanin Roberto