Ci sono mattini che un sole nuovo riassorbe
le ultime e irremovibili stille di sonno
e la prigione dorata di un letto
desiste nel trattenere le ultime lacrime di torpore,
lasciandole libere e mai più nostre
non più strascinanti nell'apatia
di lenzuola di madreperla.Dal fondo raschiato più volte germogliano
fiori profumanti attaccamento, voglia e
spinta verso il celeste richiamo del mare.
Altre volte si lisciano le stille
incuranti di ogni tipo d'amore, si crogiolano
lenti e distesi in direzione di una nera coperta,
dentro un bianco tepore che culla il momento,
disprezza quel rosso che tende all'infinito.
Ed è così che quegli occhi
potevano diventare solo
riposo di un momento ed ansia
e paura d'uscire da una cronica pigrizia del cuore.
Lassù il sole mi ha dato nuovi raggi
ornati di spugne di parabola,
rendendomi ansioso di scendere e correre verso
gli scogli.
E' questo che non mi aspettavo
e pensavo di dovermi ritrovare in mezzo alle onde
che mi spingevano alla deriva dei sensi,
solo che non va sempre così.
A volte quegli occhi li vedi all'orizzonte
e li raggiungi piano,
giorno dopo giorno
con dei mattini dal sole meno spugnoso
ma con l'acqua che si fa sempre più alta
fino a capire che non avrebbe avuto senso piombare sopra
un'iride, stordito ed inebriato,
per celebrare un attimo che solo la fortuna
ha distinto dal sopore
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So che si può vivere non esistendo, emersi da una quinta, da un fondale, da un fuori che non c'è se mai nessuno l'ha veduto