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Mosè Franco
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Inserito - 17/04/2004 : 15:27:18
Vladimir Horowitz Un piccolo omaggio a un grande artistaPianista di origine Ucraina (nato a Berdicev da raffinata famiglia di cultura ebraica nel 1904). Dopo la sua affermazione in patria si trasferì nel 1928 negli Stati Uniti diventando uno dei maggiori pianisti del suo tempo. Sposò Wanda Toscanini (figlia del mitico direttore) nel 1933. Morì a New York nel 1989. I resti di questo leggendario interprete riposano nel Cimitero Monumentale di Milano nella tomba della famiglia Toscanini.
Considerato tra i massimi pianisti del ventesimo secolo tanto per le straordinarie qualità tecniche come per l'infinita varietà tra la delicatezza e la forza nel tocco, quanto per la sua squisita sensibilità d'interpretazione.
Per capire la grandezza di Horowitz, basta sentire una qualsiasi sua registrazione. Però credo che adesso più che mai, abbiamo bisogno di leggere alcune delle sue idee perché attualmente molti scrivono di musica senza saper farla e neanche intenderla.
Mosè Franco. Classico, romantico, moderno, neoromantico! Queste etichette possono anche risultare utili ai musicologi, ma non hanno nulla a che fare né con la composizione né con l’esecuzione musicale. In realtà, possono facilmente costituire un ostacolo più che un aiuto nell’educazione di giovani interpreti. Tutta la musica è espressione di sentimento, e i sentimenti non cambiano durante i secoli: lo stile e la forma possono subire dei mutamenti, ma le emozioni umane rimangono sempre le stesse. I puristi vorrebbero farci credere che la musica del periodo cosiddetto classico debba essere eseguita con un certo controllo dei sentimenti, e che la musica cosiddetta romantica vada suonata dando via libera alle emozioni. Consigli di questo genere sono spesso sfociati in esagerazioni: da una parte esecutori eccessivamente indulgenti e incontrollate della musica romantica, e dall’altra esecuzioni aride, sterili e tediose della musica classica. Per quanto riguarda Mozart, sappiamo dalle sue lettere che era sempre attentissimo all’espressione musicale: egli criticava continuamente quegli interpreti che suonavano in modo “meccanico” ed erano privi di “gusto e sentimento.” Quanto a Beethoven, il suo modo di suonare fu descritto dai contemporanei come estremamente libero e di forte carica emozionale tratti considerati appunto caratteristici di una natura romantica.Durante tutta la mia vita, sin da giovane, ho considerato la musica di tutti i periodi come musica romantica. Certo, nella musica vi è un’indubbia componente oggettiva e razionale, fintantoché ci si sofferma sulla sua struttura formale; ma quando si giunge al momento dell’esecuzione, ciò che si richiede al musicista non è di interpretare la musica, bensì di “ricrearla” soggettivamente. La notazione di un compositore non è altro che un semplice scheletro al quale l’esecutore deve conferire una fisionomia, sì che esso possa acquistare piena vitalità e toccare gli ascoltatori. La convinzione che il ritorno all’ Urtext di un’opera possa garantirne un’esecuzione convincente, rimane un‘illusione. Il pubblico non reagisce a concetti cerebrali ma soltanto alla comunicazione di sentimenti. In un dizionario la definizione del termine “romantico” suona generalmente così: “sta ad indicare o esprimere un sentimento di amore o intensa emozione; ardente, appassionato, fervente. “Non mi viene in mente un solo grande compositore, di qualsiasi periodo, il quale non abbia avuto queste qualità. E allora, non è romantica tutta la musica? E l’esecutore non dovrebbe seguire il suo cuore piuttosto che concezioni cerebrali sul modo di suonare la musica classica, romantica o di altra epoca stilistica? Certo,la maestria presuppone il controllo—nella musica come del resto anche nella vita. Ma un controllo che sia creativo non pone limiti e non frena i sentimenti e la spontaneità; va inteso piuttosto come definizione di norme, confini e limiti riguardanti il gusto, lo stile e il linguaggio particolare di ciascun compositore. Per divenire un interprete veramente capace di “ricreare” la musica, e non semplicemente un mago dello strumento, sono necessarie tre qualità in ugual misura: una mente educata, disciplinata e fantasiosa; un cuore aperto e generoso; e infine un’ estrema padronanza tecnica dello strumento. Soltanto a pochi musicisti è concesso di raggiungere le più alte vette artistiche nel pieno equilibrio de queste tre qualità. E questo ho perseguito durante tutta la mia vita. Vladimir Horowitz
Edited by - Mosè Franco on 19/04/2004 12:46:40
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Elena Fiorentini
Curatore
Italy
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Inserito - 19/04/2004 : 10:16:41
Alcune considerazioni.La prima riguarda i giovani artisti e le loro difficoltà. Credo che dai giovani esecutori l'insegnamento di Horowitz sia stato in qualche modo recepito. Nei conservatori e tra i giovani talenti se ne parla. ...però...un giovane pianista, con un bel curriculum al suo attivo, mi disse prima di un suo concerto se anch'io provo paura o meno del pubblico. Lo tranquillizzai: certo, ma passa con il tempo. Allora mi espresse i suoi dubbi: "...suonare in modo meccanico è brutto, però non si fanno errori. Tutto risulta perfetto, come prodotto in sala di incisione. Se mi lascio andare invece potrei incorrere in una nota sbagliata, in una anche lievissima sbavatura o inesattezza. ( Se l'esecutore viene pagato molto bene, chi lo paga è spietato), quindi suonare in modo meno coinvolgente, meno espressivo, alla ricerca di una perfezione meccanica, anche se nel mio studio suonerei in ben altro modo." Risposi: "Non devi rinunciare a comunicare le bellezze che hai scoperto nei brani che ci fai sentire.Non svendere la tua personalità in nome di una perfezione, che alla fine non è più tale, non sacrificare il tuo genio e la tua personalità." In realtà poi il pianista che avrebbe da lì a poco eseguuito in duo le sonate di Beethoven per violino e piano, riusci a lasciarsi andare e ad eseguire con slancio sonate di notevole difficoltà e a regalarci un bel concerto. Posso osservare che non viviamo più nell'epoca in cui non esisteva la musica riprodotta e il musicista aveva una infinità di occasioni per suonare in pubblico, creandosi una vasta esperienza e una notevole disinvoltura. Il lavoro dell'artista sembra essersi aperto solo a grandi eventi, quindi sono minori le possibilità di prodursi in pubblico. L'eliminazione dell'istruzione musicale dalla scuola dell'obbligo peggiorerà maggiormente la situazione per i nostri giovani, diminuirà forse il pubblico, ci saranno persone che ignorano che esiste il mondo musicale, l'unico contatto potranno essere gli spot pubblicitari. La Musica sarà riservata ad una ristretta cerchia, ad una élite di pochi intellettuali, e ai turisti stranieri che vengono in Italia con i voli charter solo per assistere a spettacoli musicali, Teatro alla Scala, Arena ecc. per ripartire subito.In realtà è patrimonio di tutti e ilcompito degli esecutori potrà essere quello di RIVELARCI i tesori del passato,attraverso l'esecuzione dal vivo, sempre nuova e irripetibile. *** Horowitz e Milano Horowitz amava Milano.Quando venne a conoscenza che il Comune intendeva rendere casa di riposo "di zona" la casa di riposo"per musicisti"fondata da Giuseppe Verdi e pagata con i diritti d'autore, si attivò per evitare che questo accadesse. Organizzò concerti in America per dare quell'aiuto economico di cui c'era necessità in quel momento. La casa di riposo per musicisti ha sale e salette di musica dove i musicisti che hanno collaborato a rendere vive le opere con le loro interpretazioni e diventati vecchi e senza pensione. Verdi aveva pensato di aiutare offrendo loro ospitalità in una bella residenza, costruita appositamente. Ogni ospite ha una camera singola, ci sono sale di musica dove portano i loro strumenti,dove possono continuare a dare lezioni, a cantare, a suonare, a respirare musica. Grazie,Mosè,per il tuo bellissimo articolo. Elena Fiorentini Edited by - Elena Fiorentini on 19/04/2004 11:00:22 |
leda cossu
Senatore
Italy
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Inserito - 20/04/2004 : 07:47:36
Ho letto questo profilo e testimonianza di Mosè su Horowitz come una cosa preziosa. Parlare di questo autore ed anche di musica, riflettendo sulla ragione e sul sentimento, sull'esecuzione e l'interpretazione e riportando il pensiero di Mozart e Beethoven che incoraggiano, spingono all'interpretazione... è un invito a fare, studiare, eseguire, amare la musica. Certamente senza possibilità di "fare musica", di ambiti educativi, di scuola musicale, diventa tutto più difficile. Mantenere l'istruzione musicale nella scuola dell'obbligo dà una possibilità in più "per la vita" delle persone. Mosè, parlando di Horowitz e della differenza tra magia e maestria "...tre qualità in ugual misura: una mente educata, disciplinata e fantasiosa; un cuore aperto e generoso; e infine un’ estrema padronanza tecnica dello strumento", mi dà occasione per riflettere sull'educazione musicale. Amore per la musica ed... educazione musicale. Per sempre musica, spazio vitale, arte per vivere, come dice Elena raccontando l'esperienza della casa di Riposo sostenuta da Horowitz. Ma senza l'insegnamento della musica in età scolare... diventa tutto più difficile, è come togliere radici ad una pianta e sperare che sopravviva. Imparare da grandi è certamente importante... ma è un'altra cosa. Mi vien da pensare alla trasmissione televisiva "non è mai troppo tardi" in cui si insegnava agli analfabeti, fin troppi, a leggere e scrivere. La stessa cosa per la musica e la sua "alfabetizzazione" (mi perdonino gli esperti se la parola non è quella giusta): da grandi è tutto più difficile, è un'altra cosa, è come zappare un terreno lasciato desertificare. Si può fare, ma è una fatica immane ed hai sempre perduto un'occasione. Mi racconta un maestro che i bambini hanno addirittura una tendenza ad una particolare contrattura delle dita da... videogiochi manuali e molti insegnanti parlano di una difficoltà estrema alla concentrazione, quasi una malattia diffusa. A me sembrerebbe che "far musica": suonare a scuola uno strumento, cantare sia un modo per aiutare i bambini, i giovani anche a concentrarsi... senza che questo diventi un rimbrotto senza proposta di soluzione. La soluzione potrebbe essere l'educazione musicale ed anche il teatro a scuola.La musica, come dice spesso Elena, e come ho avuto modo io stessa di conoscere e vivere accompagna le differenti età della vita come esperienza educativa ed anche sollievo dell'anima. E' anche terapia per l'anima ed un'abilitazione e riabilitazione per il corpo e le sue facoltà, anche cognitive: Musicoterapia. Uno spazio di bellezza, in cui l'anima impara a conoscere se stessa, ad autoeducarsi. Un'arte del vivere, una testimonianza di vita, come ho vissuto dal racconto di Mosè che ci ha regalato questo pezzo su Horowitz. Grazie. Sarebbe possibile aggiungere anche un po' di musica? Ora che finalmente sono riuscita... da sola... anche a sentirla (bastava accendere un bottone... ma la mia educazione digitale è pari a quella musicale, perciò ringrazio chi mi dà occasione di crescita). Edited by - leda cossu on 20/04/2004 08:05:33 |
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