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 6 Musica e Canzoni
 Mistica e religiosità in Battiato. Alcuni punti
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Paolo Talanca
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Italy
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Inserito - 26/04/2004 :  17:37:07  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Paolo Talanca  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Paolo Talanca
Doverose premesse
Mi è venuto in mente di scrivere questo post dopo aver letto il bell’aneddoto di Elena Fiorentini “Battiato, un amico speciale”, al quale il seguente link rimanda.

http://www.concertodisogni.com/mp/topic.asp?TOPIC_ID=8030&FORUM_ID=15&CaT_ID=4&Topic_Title=Battiato%2C+un+amico+speciale&Forum_Title=6+Musica+e+Canzoni

Premetto che la principale fonte di questo mio studio è il libro di Paolo Jachia “La canzone d’autore italiana, 1958-1997”, edito da Faltrinelli, 1998. In particolare i primi paragrafi del capitolo IX. Rimando ad una più profonda analisi dei testi di Battiato dopo aver ascoltato tutte le sue canzoni ed aver letto altro su questo argomento.

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Mistica e religiosità in Battiato. Alcuni punti

Personalmente ritengo Franco Battiato un “maestro della contemplazione”. Spesso si associa il nome di questo artista a concezioni metafisiche, ed è proprio alla contemplazione, di per sé metafisica, che l’autore siciliano affida l’accostarsi alla verità ed al reale, da sempre fine ultimo di molta produzione poetica. Per questo motivo io credo che l’esperienza trascendente di Battiato sia finalizzata ad una maggiore conoscenza di sé stessi e della realtà circostante. Fondamentale, in questo senso, è una canzone del 1974, No U Turn . Riporto il fondamentale testo per intero:

Per conoscere
me e le mie verità
io ho combattuto
fantasmi di angosce
con perdite di io.

Per distruggere
vecchie realtà
ho galleggiato
su mari di irrazionalità.

Ho dormito per non morire
buttando i miei miti di carta
su cieli di schizofrenia.

Fondamentale è il “galleggiare su mari d’irrazionalità”, è l’attraversare l’ignoto, il dolore, la sofferenza e la paura, per giungere ad una piena coscienza del proprio io. Qui il testo è molto chiaro, di piana comprensione, e questo attraversamento contemplativo ci riporta all’esperienza di un autore come Baglioni, il quale in “Oltre” ripercorre un astratto viaggio all’indietro, presso i luoghi della sua infanzia e le sofferenze di “nebbiosi formicai di case” (Baglioni, Oltre, Qui Dio non c’è): quell’andare a cercare una risposta nell’astrattezza memoriale di una cosmogonia nel mare, accomuna l’esperienza baglioniana a questi versi di Battiato. E’ curioso che ai versi 8 e 9 vengano usati (in No U Turn) due termini che rimandano alla realtà marina, come “galleggiare” e appunto “mari”. Il “dormire per non morire” non lascia dubbi circa una posizione di stallo, che ci pone a metà tra la vita e la morte, un non essere, uno sguardo dall’alto o dal di fuori di una realtà da comprendere, ma dalla quale – per comprenderla appunto – ci si deve sottrarre. Uno dei modi per sottrarsi dalla realtà può certo essere la poesia, ed importanti, in questo senso, come una specie di aforisma da non dimenticare, ci vengono alla mente i versi di De André e De Gregori nella canzoni composta a quattro mani Le storie di ieri :

“i poeti che strane creature
ogni volta che parlano è una truffa”

dove il “parlare” potrebbe rappresentare la realtà, e lo scrivere poesia è un qualcosa di astratto: la “truffa” è lo scarto tra realtà e situazione metafisica, tra parola scritta e discorso orale. Battiato, tramite la poesia, riesce ad immaginare mondi, a contemplare situazioni reali per cercare di estrarne conoscenze indispensabili. L’“irrazionalità” gioca un ruolo fondamentale perché ci preserva da un discorso logico e pragmatico che al poeta, in quanto strana creatura, non interessa fare.

Ricorrendo al suddetto libro di Paolo Jachia (pag.170), la ricerca contemplativa e metafisica fatta da Battiato ha portato a risultati “concreti” (per tutto quello detto finora, le virgolette sono obbligatorie). Bisogna prendere, però, per buono il fatto che “concreto” sia una specie di rapporto con l’assoluto; certo, non è l’assoluto in sé, ma una specie di pace dei sensi che è cosciente del ruolo dell’uomo rispetto, appunto, all’assoluto (è il risultato raggiunto anche da Baglioni: Pace è il titolo dell’ultima canzone di “Oltre”). Nel 1991 tutto ciò si esprime nella canzone L’ombra della luce . Ancora una volta si esprime la labilità delle sensazione terrene, che sono appunto, “ombra della luce”

“Perchè, le gioie del più profondo affetto
o dei più lievi aneliti del cuore
sono solo l'ombra della luce”

gioie e dolori, indifferentemente. Questa luce però non è necessariamente rappresentata da una entità come una verità rivelata. E’ anche e più semplicemente una circostanza che si può solo intuire e, al massimo, mettere in poesia. E’ uno stato di contemplazione, esprimibile (per non incorrere nella stranezza “deandrédegregoriana” del parlare del poeta) unicamente col silenzio. E’ importante, a questo proposito, una canzone che si intitola appunto L’oceano di silenzio

“Un Oceano di Silenzio scorre lento
senza centro né principio
cosa avrei visto del mondo
senza questa luce che illumina
i miei pensieri neri.”

La canzone è del 1988 ed anche qui è importante la dicotomia tra ombra e luce (che si esplicherà nel 1991 appunto con L’ombra della luce) e si evidenzia l’impossibilità di risolvere la truffa dei poeti, essendo, Battiato, un cantante che canta l’importanza del silenzio, una preterizione che rientra perfettamente nelle regole del fare poesia.

Quando dicevo che Battiato non cerca una verità rivelata, mi riferivo al fatto che con le sue canzoni non si va alla ricerca di Dio o di un essere superiore, anzi. Nella contrapposizione tra buio e luce, come detto fondamentale, il buio è proprio un burattinaio invisibile che ci tiene il cuore come in uno scacco. Battiato lo chiama “il Re del mondo”, mutuando l’espressione da un libro di René Guénon, apice di una tradizione esoterica. A questo proposito è fondamentale ricordare – Jachia pag.171-172 – “il legame della riflessione di Battiato con l’insegnamento di Gurdjieff e con le correnti più aperte del sufismo, una forma di altissimo misticismo e antropologia d’ispirazione islamica”.
Per Battiato l’unico essere superiore è, mi si permetta, una ricerca perfetta che porti a superare la falsità del reale o, per meglio dire, che porti a scorgere l’esatto significato di una realtà sfuggente e difficile da capire.
Ancora un passo de L’ombra della luce

“Riportami nelle zone più alte
in uno dei tuoi regni di quiete:
E' tempo di lasciare questo ciclo di vite.
E non abbandonarmi mai... “

Magari questa ricerca, poi, porterà all’esistenza di un Dio creatore e non creato; però, prima di quel “poi”, c’è tutto un “ciclo di vite” da attraversare, da consumare nella contemplazione. In una intervista rilasciata a “ la Repubblica” il 5 agosto del 1989, dunque proprio il periodo di mezzo tra le due canzoni L’oceano di silenzio e L’ombra della luce, è lo stesso Battiato a dichiarare che “la mia idea del divino è nella mia ricerca. Non mi sono mai immaginato nulla se non quello che sperimentavo. Quindi nono sono né musulmano, né induista, né cattolico. Come si fa a dire: sono questo, sono quello?”.


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So che si può vivere non esistendo, emersi da una quinta, da un fondale, da un fuori che non c'è se mai nessuno l'ha veduto

   
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