No, non è comparsa oggi, il giorno del mio compleanno. Certo, sarebbe poetico e letterario, ma non è andata così. E’ comparsa qualche settimana fa, o forse c’era già da tempo, ma io me ne sono accorta solo allora, una mattina, guardandomi nello specchio opaco della casa che divido con due semi-sconosciute, eccola là, reale, percettibile, intorno all’occhio destro.
Una ruga. Una ruga vera.
Ce le hanno tutti, mi sono detta. Non è vero, Anto, la mia collega di 24 anni, non ce l’ha. Ex collega, adesso non lavora più con me. Però sta con l’uomo con cui stavo io. Bizzarro.
Non ce l’hanno tutti. Ce l’ho io, e qualcun altro. E questa qui è solo mia. Puoi guardare altri mille volti, ma questa ruga non la troverai.
Perché questa ruga forse è il risultato delle tante cene in allegria con gli amici, o forse mi è venuta all’università, per le notti insonni, o forse nei cinema di terza categoria, quando la pellicola è graffiata e spesso ti tocca sederti in prima fila.
O forse sono otto ore di schermo giornaliere, a partire dal mio primo lavoro, sei anni fa. O forse sono le notti che leggevo con una luce fioca, tutta storta nel letto.
C’è tanto di me in questa ruga: c’è il mio viaggio a Praga, ci sono i miei compleanni festeggiati due o tre volte pur di comprendere tutti, parenti colleghi amici, ci sono le ore sotto il sole in spiaggia, quando mia sorella mi dice che mi metto a barbecue. Ci sono i ripetuti brindisi di vino veneto, ci sono gli straordinari in ufficio, ci sono le notti trascorse a parlare con gli amici. Ci sono le telefonate fiume, ci sono i colpi di vento dai finestrini dei treni, ci sono i tagli di sole che ferisce quando viaggio in autostrada.
Ci sono i baci di mio nipote, ci sono le mie lacrime per mia nonna. Ci sono i mal di testa furibondi da fame che mi prendono all’improvviso, ci sono le fitte al nervo sciatico. Ci sono le mie lenti a contatto, il mio rimmel, la mia crema contorno-occhi quasi nuova.
Ci sono i miei amori, ricambiati e sofferti, ci sono le corse in moto sotto la pioggia con gli amici, le notti in tenda e gli agriturismi. Ci sono i letti, comodi e scomodi, delle case in cui ho abitato. I miei gerani, e la notte che mi sono sdraiata a contare le stelle, 76 stelle, il riflesso della luna in cucina alle 3 del mattino, e l'eclissi di sole dal tetto dell'ufficio. Ci sono gli appunti di viaggio presi al buio in macchina, quando sono in vacanza. Ci sono le mie lacrime di commozione, quando vedo qualcosa di infinitamente bello e mi sembra di scoppiare di felicità.
C’è tutto quello che mi ha accompagnato fin qui, le mie tre città, i miei cari amici, la mia famiglia. I mesi fantastici in cui ho abitato da sola, quelli snervanti in cui convivo. I sabato mattina a fare colazione davanti a MTV. I programmi radio con cui mi svegliavo la mattina, il rumore dello sciacquone con cui mi sveglio adesso.
I flash delle macchine fotografiche ai matrimoni delle mie amiche. Gli abbracci camerateschi degli amici maschi.
Le pagine di internet. Kazaa. Marie Claire dal parrucchiere, i segnali lampeggianti per lavori in corso, i fendinebbia dei camion da seguire quando c'è nebbia. I fuochi d’artificio a capodanno. Le lettere scritte con il pennino, che adesso si sono cancellate. Le cianografiche controllate con il lentino prima di andare in stampa. I miei romanzi al computer. Le fotografie ritoccate. L’aria immobile di una stanza scrutata alla ricerca dell’insetto impertinente.
Ecco, ho pensato, finalmente tutto questo si vede. Finalmente tutto questo ha un segno tangibile. Finalmente tutta quella che è stata la mia storia fino a qui ha una forma, è codificata, ha un riscontro reale. Sul mio volto.
E’ un regalo bellissimo, per il mio 32° compleanno. Una traccia del mio passato su di me.
E’ davvero impagabile, mi piace, ha la mia personalità.
Buon compleanno Vita.

Chissà, intanto Buon Compleanno!

WW